Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

IMMIGRATI, MORTI ALTRI 300: SE QUESTA NON E' UNA 'NUOVA SHOAH' DIMMELO TU COS'E'?

Tragedia Lampedusa: oltre 330 i morti, come testimoniano i 9 superstiti della 'nuova shoah', salvati da una nave mercantile italiana. I superstiti della 'nuova shoah' sono arrivati stamattina a Lampedusa con una motovedetta della Guardia Costiera ed hanno raccontato di 4 gommoni carichi di 'deportati' dalla Libia, naufragati al largo delle coste libiche. Il Consiglio d'Europa si limita a bocciare la missione Triton, giudicandola un fallimento, ma non fa niente altro che assistere allo sterminio. Un centinaio di deportati su ognuno dei 4 gommoni vittime in mare della 'nuova shoah', mentre l'Europa vuole l'oro con cui colmare i debiti fatti da Paesi a  volte governati da corrotti e devastati dalla corruzione. Secondo i poveri superstiti della tragedia le vittime sarebbero circa 330 su 420 deportati, costretti a partire sotto la minaccia delle armi.

11/02/2015 - Continua la strage nel Canale di Sicilia, in quel tratto di mare che ormai è una via obbligata per disperati, là spinti, con la minaccia delle armi, ad imbarcarsi su battelli fatiscenti e senza carburante: se questa non è una nuova shoah dimmelo tu cos'è. E muoiono (puntualmente) assiderati, affamati, torturati dagli uomini (o bestie?), dalla disperazione, dalle onde e dal destino che non ha il tempo nè il modo di prendersi cura di loro, come non poté proteggere gli internati dei lager, le vittime della follia nazista, in Germania. Oggi la Germania di Merkel non ritiene sia faccenda sua quella dei disperati che scappano via dalla guerra e dalla violenza, ma neppure scapperebbero se non fossero ingannati e poi costretti sotto la minaccia delle armi ad imbarcarsi verso la morte assicurata, verso la sciagura certa: se questa non è una nuova shoah dimmelo tu cos'è?

Il Papa all’udienza generale ha lanciato un appello per la tragedia del mare avvenuta a circa 100 miglia da Lampedusa, al largo della Libia, che avrebbe causato oltre 300 morti secondo le ultime notizie dell'Acnur. Queste le sue parole:
“Seguo con preoccupazione le notizie giunte da Lampedusa, dove si contano altri morti tra gli immigrati a causa del freddo lungo la traversata del Mediterraneo. Desidero assicurare la mia preghiera per le vittime e incoraggiare nuovamente alla solidarietà, affinché a nessuno manchi il necessario soccorso”.

«È in corso il dramma. La nostra lotta contro i trafficanti continua in modo costante e coordinato. Deve essere fatto di più». Le parole del commissario Ue all'Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, suonano come un’amara, inevitabile presa di coscienza, a meno di ventiquattro ore dall’ennesima tragedia dell’immigrazione nel Mediterraneo: ventinove migranti sono morti per ipotermia durante un viaggio attraverso il Canale di Sicilia.

L'Osservatore Romano scriveva ieri: «Ogni vita perduta è una di troppo» ha aggiunto Avramopoulos, promettendo un rinnovato impegno dell’Unione e del dispositivo Triton per il controllo delle frontiere. Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Genova, ha dichiarato questa mattina che, di fronte a queste tragedie, «l’Europa sta a guardare». Fino a quando «l’Europa guarda dalle altre parti e fa finta di non capire che l’Italia è veramente la porta dell’Europa e che ciò che accade in Italia appartiene a tutti, le cose andranno avanti così, con queste tragedie del mare».

Commenti

  1. Omaggio a Lampedusa

    “Considerate se questo è un uomo”
    che viene dal mare,
    che il dio denaro ha già condannato,
    che incendia una coperta per farsi notare,
    che grida in silenzio per farsi aiutare,
    che deve sfidare la sorte per lavorare,
    che è avvolto in una coperta di carta stagnola.
    Il bocciolo che cresce nel grembo di una donna
    non diventerà mai fiore.
    Il ragazzo che giace riverso sulla riva
    non per abbronzarsi né per riposare dopo il beach volley,
    ma perché un negriero ha deciso per lui.
    Il bimbo tende le mani per chiedere protezione
    perché non può contare su chi l’ha messo al mondo.

    “Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case”
    immergetevi per un attimo nel mare della morte
    a riposare nella culla della non vita.
    Se l’indifferenza vi farà assopire,
    se nessuna sensibilità vi scuoterà,
    allora avrete decretato la morte dell’umanità.

    Ma se ucciderete l’indifferenza
    allora , forse, sarà un uomo anche chi non ha casa
    perché troverà accoglienza.

    Sarà fiore che diffonderà il suo profumo tra le braccia di chi gli ha dato la vita
    perché altre madri saranno state “complici”.
    Sarà adolescente che condividerà esperienze con i compagni
    perché altri gli saranno vicini.

    Sarà donna
    perché verrà aiutata.

    Sarà uomo perché non verrà lasciato mai più solo.

    E finalmente si dirà: QUESTO E’ UN UOMO!

    (testo pubblicato in SOTTO IL CIELO DI LAMPEDUSA Annegati da respingimento RAYUELA EDIZIONI )

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