Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

LIBIA & ISIS: “ALLARMI, ALLARMI LA CAMPANA SONA, LI TURCHI SU' SBARCATI ALLA MARINA". LEGGENDE?

16/02/2015 - "Allarmi, allarmi la campana sona / li turchi su sbarcati alla marina". Leggende? Folkloristici, antichi timori delle popolazioni sicule e calabre dislocate lungo le coste della Sicilia e della Calabria? Bah..? L'editorialista del Il Tempo di Roma, in un articolo dal titolo "Aspettando il botto", pubblicato sul quotidiano online il 15/02/2015, non usa perifrasi. "Noi ve l'avevamo detto. Da mesi denunciamo in straordinaria solitudine, e contro ogni illogica rassicurazione politica, il pericolo di una infiltrazione jihadista via mare", scrive Chiocci. "Ora che il Califfato s'è allargato fino alle spiagge della Libia da cui mollano ormeggi e speranze migliaia di disperati, l'Italia trema."

"D'ora in poi proprio - scrive ancora Chiocci - l'esercito di al Baghdadi controllerà direttamente partenze e passeggeri (con rischi anche per le navi italiane impegnate nei soccorsi). L'assoluta carenza di controlli su chi sbarca a Lampedusa e scompare nel nulla, sulle cellule dormienti, sui finti rifugiati politici, sulle moschee illegali sotto casa, sugli insospettabili pendolari della Guerra Santa, sull'impunità garantita a chi non rispetta le regole riconoscendosi solo in quelle del Corano" sono per Chiocci gravissimi pericoli che si sommano alla possibilità che l'Isis e l'esercito di al Baghdadi, "con i missili di cui potrebbe dotarsi, avrebbero la capacità di colpire i nostri confini".

La Sicilia al primo posto.

"La verità è che siamo in guerra, abbiamo il nemico in casa ma chi dovrebbe difenderci è tipo da 8 settembre, combatte coi denti solo al risiko delle poltrone", conclude Chiocci.

Volendo attingere ad altra fonte, l'ex premier Romano Prodi, su Il Fatto Quotidiano, in un articolo-intervista a cura di Giampiero Calpà, dal titolo "Libia, Prodi: “L’Isis alle porte? La colpa è dell’Occidente. Situazione prevedibile” fa sapere:
“Una catastrofe per colpa nostra, dell’Occidente“, altro che Iraq, Siria e Kobane. Le bandiere nere del Califfato islamico sventolano a trecento chilometri dalle coste italiane di Lampedusa. “La situazione si sta deteriorando”. “Non era difficile prevedere che si sarebbe arrivati a questo punto, davvero non lo era neppure nel 2011”.

Presidente, adesso che cosa bisogna fare? - chiede Calapà.

"Cosa bisogna fare non lo so. Oggi non lo so più, mi creda. So bene quanto si sarebbe dovuto fare dopo la caduta di Gheddafi. Bisognava mettere tutti attorno a un tavolo, invece ognuno ha pensato di poter giocare il proprio ruolo. Si è preferito credere che un primo ministro (il primo nel 2011 fu Mahmud Jibril al-Warfali, ndr) e un parlamento legittimi potessero risolvere le cose da soli, facendo finta di non vedere che la situazione era compromessa in partenza, che alcune fazioni armate avrebbero finito per esser lasciate a loro stesse."

Allarmi, allarmi la campana sona,
li Turchi su' sbarcati alla marina!
Cu havi 'i scarpi rutti si li sola,
io mi li risulai stamatina.

Pigghiati l'armi, curriti, picciotti,
ci voli forza e curaggiu di tutti,
lu gran sirpenti nisciu di li grutti:
d'unni traseru 'sti 'nfamazzi turchi?

Scinniti a mari, sintiti li botti? 
Lu gran sirpenti nisciu di li grutti. 
Chistu è lu puntu di vita e di morti.
A quali statu nui semu ridutti ! 

C'è lu Sultanu chi batti li porti 
e si nn'agguanta lu cori nn'agghiutti.
Semu riddutti comu tanti locchi, 
ridutti semu tanti mammalucchi.

Cu' misi 'n cruci, cu' 'mpinti a li crocchi, 
comu traseru 'sti 'nfamazzi Turchi?
Cu' scappa scappa, cu' arrampica rocchi, 
Cu' si cafudda sutta li trabbucchi.
***
La Girmania mi vosi cummari,
chi la cchiù ricca ha statu di la munnu,
E tu, misira Munti, mancu pari,
sutta 'ssa negghia si si' longu o tanna.
***
Dissi lo Turcu: "Che bedda Missina!
Missina, chi t'avissi a li me' mani!"
Arrispunniu lu schiavu 'n catina:
"Missina è forti e non si po' pigghiari.

Teni li castidduzzi a la marina,
lu Sarbaturi cu Porta Riali,
spara Don Brascu la so' culumbrina
e fa vulari l'omini senz'ali".

Leggende? Speriamo!

(m. m.)

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