Il 16 marzo 1978 Aldo Moro viene rapito a Roma, in via Mario Fani, da un commando delle Brigate Rosse. Rai Cultura propone il documentario “Aldo Moro, memorie di un professore” presentato da “Italiani”, con Paolo Mieli, in onda martedì 17 marzo alle 21.30 su Rai Storia, ch. 54 del Digitale Terrestre e ch. 23 Tivù Sat. Il documentario si affida ai suoi stessi testi, selezionati tra i discorsi e gli scritti pubblici, e soprattutto al memoriale, scritto durante la prigionia nelle mani delle BR
16/03/2015 - Trentasette anni fa, il 16 marzo 1978, Aldo Moro viene rapito a Roma, in via Mario Fani, da un commando delle Brigate Rosse. Per ricordare lo statista democristiano, giustiziato dopo cinquantaquattro giorni di prigionia, Rai Cultura propone il documentario “Aldo Moro, memorie di un professore” presentato da “Italiani”, con Paolo Mieli, in onda martedì 17 marzo alle 21.30 su Rai Storia, ch. 54 del Digitale Terrestre e ch. 23 Tivù Sat. Il racconto restituisce un ritratto insolito di Aldo Moro, mettendo al centro della sua esperienza di uomo politico la dimensione di professore universitario e di costituzionalista. Si parte dagli anni del fascismo e dell’Università, del FUCI, Federazione universitaria cattolica italiana, di cui Moro fu presidente, per arrivare al suo ruolo chiave nella sottocommissione che redasse la Carta Costituzionale (Moro fu uno degli interlocutori più autorevoli di Togliatti nel confronto tra mondo cattolico e comunista).
Il filo conduttore che accomuna tutti questi momenti è la peculiarità del pensiero di Aldo Moro che lo accompagnerà dalle primissime esperienze politiche fino al governo di solidarietà nazionale, e che può essere individuata nella consapevolezza della fragilità delle istituzioni democratiche del Paese e del pericolo rappresentato dalla maggioranza silenziosa degli italiani poco incline, in quegli anni, a credere nei principi costituzionali. Per contrastare queste tendenze, Moro investì tutte le sue energie nella redazione di una Costituzione antifascista, unico antidoto contro le possibili derive reazionarie, e nella promozione di questa attraverso la formazione della cittadinanza di domani. In sintesi, pedagogia e antifascismo: i cardini della politica morotea.
Il documentario si affida, nella ricostruzione della biografia politica di Moro, ai suoi stessi testi, selezionati tra i discorsi e gli scritti pubblici, e soprattutto al memoriale, scritto durante la prigionia nelle mani delle BR.
Della sua figura parlano: Giuliano Amato (costituzionalista e collega di Moro fin dall’università), Antonio Armellini (ambasciatore e stretto collaboratore di Moro al ministero degli Esteri), Luigi Ciriaco De Mita (politico democristiano), Francesco Saverio Fortuna (assistente di Moro all’università), Miguel Gotor (storico), Emanuele Macaluso (ex senatore PCI), Tiziana Mazzarocchi (studentessa di Moro), Renato Moro (storico).
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