Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

NCD E PD: INTERCETTAZIONI NON GRADITE, TROPPI INDAGATI, MA IL MALAFFARE E' UN FATTO PRIVATO?

La Procura di Firenze svela il sistema di malaffare che governa la gestione degli appalti al ministero italiano delle Infrastrutture, quello retto da Maurizio Lupi fino a ieri, ma la maggioranza di Governo serra i ranghi contro la pubblicazione delle registrazioni, chiedendo "nuove regole". Alessandro Pagano, del Nuovo Centrodestra, è il primo firmatario dell’emendamento al ddl diffamazione. Ncd e Partito Democratico contestano le intercettazioni delle conversazioni relative all’inchiesta della Procura di Firenze sulla gestione degli appalti al ministero delle Infrastrutture, un fronte bipartisan per chiedere una nuova legge che regolamenti le intercettazioni: è lo spettro del bavaglio che incombe sui magistrati?

23/03/2015 - Per IlFattoQuotidiano.it il NuovoCentredestra di Angelino Alfano è un partito di indagati: "Oltre un terzo dei parlamentari nei guai con la giustizia. Diciannove su 54, il 35 per cento. Tanti sono i deputati e senatori del partito di Alfano che hanno avuto a che fare con la magistratura. Per abuso d’ufficio, turbativa d’asta e persino per concorso esterno in associazione mafiosa. Condannati, assolti o archiviati. Ecco una rassegna", titolo e sottotitolo di un lungi articolo del 21 marzo a firma di Stefano Iannaccone e Giorgio Velardi 2015".

"Dall’abuso d’ufficio alla turbativa d’asta fino al concorso esterno in associazione mafiosa. - scrivono Iannaccone e Velardi su  IlFattoQuotidiano.it. -  Reati da brivido quando toccano l’onorabilità e la fedina penale di un uomo politico. E non sono le uniche macchie. Riguardano i Nuovo centrodestra finiti a vario titolo nelle maglie della giustizia. Qualcuno è stato assolto, qualcun altro archiviato. Ma c’è anche chi è stato condannato. Il caso di Maurizio Lupi – peraltro non indagato – è solo l’ultima vicenda che investe un partito che in un anno e mezzo di vita ha già collezionato tanti incidenti di percorso."

 Incidenti di percorso che "hanno portato nelle aule dei tribunali e agli onori delle cronache 19 parlamentari su 54. Il 35%. Percentuale che non cambia molto se si prende in considerazione l’intero gruppo parlamentare che, sia alla Camera che al Senato, unisce gli eletti del partito del ministro degli Interni Angelino Alfano a quelli dell’Udc di Pier Ferdinando Casini: in questo caso su 69 iscritti, i parlamentari attenzionati dalla magistratura salgono a 23, cioè il 33% del totale. (...) Ma chi sono tutti questi politici? Ilfattoquotidiano.it li ha passati in rassegna.


Per Angelino Alfano: "Lupi lascia il governo da uomo perbene e onesto. La decisione del ministro Maurizio Lupi è da uomo delle istituzioni perbene e onesto. In lui l’uomo e il politico coincidono per correttezza e linearità. Gli siamo stati accanto e gli saremmo stati a fianco qualunque scelta avesse deciso di fare”. Così il ministro dell’Interno Angelino Alfano, commentando le annunciate dimissioni di Maurizio Lupi."
“Il suo gesto – prosegue il leader di Ncd – è la più alta testimonianza di distanza da logiche di potere. Lupi non si dimette da politico. Farà politica, se possibile, con più forza e determinazione. Insieme a noi. Come sempre”.

Ncd Lombardia dice: "Stop fango sul ministro Lupi. Il Gruppo lombardo del Nuovo Centrodestra esprime la massima solidarietà e vicinanza umana al Ministro Lupi che, pur non essendo indagato, è vittima di un attacco mediatico e politico basato su delle intercettazioni pubblicate in modo strumentale”.
“In questi primi anni di governo – prosegue la nota – il Ministro Lupi ha dimostrato nei fatti di svolgere con passione e professionalità il suo ruolo, per questo ribadiamo la nostra totale fiducia nel suo operato. Resta il rammarico e la tristezza per l’utilizzo strumentale che viene fatto nel nostro Paese delle intercettazioni, non utilizzate per semplificare il compito della giustizia ma per infangare l’operato e la vita personale di un personaggio pubblico sul quale non è in corso nessuna indagine”.

“Non accettiamo – concludono – i giudizi sommari e le lezioni morali pronunciate da alcuni partiti politici che già invocano dimissioni e promettono mozioni di sfiducia. Tanto più se vengono da figure che descrivono la “democratica” Corea del Nord come un esempio fulgido di libertà e giustizia. Attendiamo con fiducia e sicurezza che si concluda il lavoro della magistratura, non sarebbe infatti la prima volta che nel nostro Paese indagini partite con clamore e titoli in prima pagina poi si risolvono in nulla.”

Angelino Alfano, ministro dell`Interno, leader di Ncd, la tentazione di andare via dal Governo dice di non averla mai avuta: «Non c`era il motivo. Ne il presidente del Consiglio ne i suoi uomini hanno mai detto una parola negativa nel confronti di Maurizio Lupi. L`opinione pubblica ci attribuisce senso di responsabilità fin da quando abbiamo salvato la legislatura e il Paese: sarebbe incoerente dilapidare questo patrimonio ora, mentre appaiono barlumi di ripresa economica».
«Lupi non ha commesso reati o abusi, ne giuridici ne etici. Sopra ogni cosa valgono per me le sue parole e la profonda conoscenza che ho di lui, confermata dal suo gesto: forte, non dovuto, doloroso, carico di sostanza morale», ha dichiarato Alfano al Corriere della Sera.
____________________________
Da IlFattoQuotidiano.it del 21 marzo 2015, a firma di Stefano Iannaccone e Giorgio Velardi, i parlamentari NCD siciliani indagati:

GIUSEPPE CASTIGLIONE: deputato e sottosegretario all’Agricoltura. È indagato con l’accusa di turbativa d’asta e abuso d’ufficio nell’inchiesta sull’appalto da 97 milioni di euro per la gestione del centro rifugiati di Mineo (Catania), assegnato nel 2014 con un ribasso dell’1%. Finendo così sotto la lente d’ingrandimento dell’Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone. Il nome di Castiglione, che pure lo scorso anno non ricopriva incarichi pubblici in Sicilia, è stato tirato in ballo da Luca Odevaine, uomo chiave di “Mafia Capitale”. Nel 2012, da presidente della provincia di Catania, Castiglione ha gestito l’emergenza migranti affidando l’appalto ad un consorzio con sede in un ufficio affittato da un altro esponente di Ncd, Giovanni La Via. La sua iscrizione nel registro degli indagati è quindi un atto dovuto. Nel 1999, inoltre, Castiglione è stato arrestato insieme al suocero nell’inchiesta sull’ospedale Garibaldi di Catania. L’accusa: aver favorito imprese vicine a Cosa Nostra. Condannato a dieci mesi in primo grado per turbativa d’asta, è stato assolto in appello.

VINCENZO GAROFALO: deputato. Classe 1958, è stato uno dei fondatori della costola messinese di Forza Italia, per la quale ha ricoperto il ruolo di coordinatore provinciale dal 2001 al 2005. Poi, nel 2013, il passaggio a Ncd. Nel 2008, un anno dopo aver concluso l’esperienza di presidente dell’Autorità portuale di Messina (2003-2007), Garofalo è stato indagato per omicidio colposo plurimo. La causa: il suicidio di una donna che nel 2003, a bordo della sua auto, si lanciò insieme ai figli nelle acque del porto della città siciliana. Secondo il magistrato, se l’area fosse stata messa in sicurezza il terribile gesto non sarebbe stato compiuto. Nel 2012 Garofalo è poi stato assolto.

ANTONINO MINARDO: deputato. Nipote di Riccardo Minardo, noto alle cronache per essere stato arrestato nel 2011 con l’accusa di associazione a delinquere e truffa ai danni dello Stato, Antonino è stato condannato in Cassazione a 8 mesi di reclusione per abuso d’ufficio. I fatti risalgono a quando l’ex assessore provinciale allo Sport di Ragusa era presidente del Consorzio autostrade siciliane e riguardano la nomina illegittima dell’allora direttore generale dell’ente, effettuata senza selezione né utilizzo del personale già presente al suo interno.

BRUNO MANCUSO: senatore. Sindaco di Sant’Agata di Militello (Messina) dal 2004 al 2013, è approdato al Senato per la prima volta in questa legislatura. I suoi precedenti con la giustizia risalgono a un presunto reato di voto di scambio in occasione delle Amministrative del 2009. Il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a 8 mesi di reclusione e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici. Ma il 29 ottobre 2013 Mancuso è stato assolto perché “il fatto non sussiste”. Dal 2014 il senatore è stato invece indagato per associazione a delinquere finalizzata al falso in una inchiesta della procura di Patti su un giro di appalti sospetti (“Operazione Camelot”) per un centinaio di milioni di euro e rinviato a giudizio. Prima udienza il 19 maggio.

ALESSANDRO PAGANO: deputato. Siciliano doc, è stato assessore al Bilancio e ai Beni culturali della prima giunta regionale di Totò Cuffaro. Nato politicamente in Forza Italia (della quale in passato ha guidato la macchina organizzativa sull’isola), nel 2008 è eletto per la prima volta alla Camera con il Pdl. A novembre 2013, dopo essere stato riconfermato a Montecitorio, passa a Ncd. L’anno prima però è stato condannato in appello a 5 mesi e dieci giorni per concorso in abuso d’ufficio. Secondo l’accusa, fra il 2007 e il 2008 Pagano avrebbe fatto pressioni sui dirigenti dell’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta per la nomina di un primario. Nel 2014 il deputato è stato assolto in Cassazione.

RENATO SCHIFANI: senatore, capogruppo a Palazzo Madama. Ex democristiano, nel 1995 entra in Forza Italia e dopo aver fatto il consigliere comunale a Palermo diventa senatore. Nel 2008 viene eletto presidente del Senato, ma all’ascesa politica corrisponde anche l’avvio di una inchiesta a suo carico. Schifani viene infatti indagato per concorso esterno in associazione mafiosa per una vicenda che risale agli anni che precedono il suo ingresso in Parlamento, quando era avvocato esperto di diritto amministrativo. A ottobre 2014 la sua posizione viene definitivamente archiviata. Anche se con molta fatica. Nelle motivazioni il gip Vittorio Anania scrive infatti che “sono emerse talune relazioni con personaggi inseriti nell’ambiente mafioso o vicini a detto ambiente nel periodo in cui lo Schifani era attivamente impegnato nella sua attività di legale civilista ed esperto in diritto amministrativo”. Tali relazioni che però “non assumono un livello probatorio minimo per sostenere un’accusa in giudizio tanto più che, a prescindere dalla consapevolezza dell’indagato dell’effettiva caratura mafiosa dei suoi interlocutori, tali condotte si collocano per lo più in un periodo ormai lontano nel tempo (primi degli anni Novanta). Fatti per i quali opererebbe, in ogni caso, la prescrizione”.

Commenti