Fiorella Mannoia a Capo d'Orlando. Un concerto 'graziato' dalla pioggia che aveva fatto temere il peggio. Una serata ben riuscita con un teatro gremito e un'organizzazione perfetta. Il repertorio eseguito ha avuto una coda godibilissima: bis e tris con 'invasione di campo' graditissima e coinvolgente. La cantante ha invitato alla compassione per i migranti e per il Sud del mondo. L’evento è stato organizzato da Euphonya Management di Dario Grasso e da Musica e Suoni di Sebastiano La Ferlita, in collaborazione con il Comune di Capo d’Orlando
Capo d’Orlando (Me), 09/08/2015 - Fiorella Mannoia è nata a Roma il 4 aprile 1954 ma non ha l’accento romanesco, come buona parte dei personaggi femminili che compaiono in video di questi tempi, da quando non è più obbligatoria la bella dizione, come in un famoso film di Alberto Sordi. Fiorella Mannoia ha sangue siciliano in circolo, essendo figlia del cascatore (siciliano, per l'appunto) Luigi Mannoia, lei stessa stuntgirl a cinema. Fiorella sa come dominare la pioggia: ieri sera a Capo d’Orlando, in provincia di Messina, ha dato prova delle sue doti ‘medianiche’, riuscendo a fermare i goccioloni che come bianchi coriandoli estivi avevano fatto temere il peggio, proprio nei minuti che precedevano l’inizio del suo bellissimo concerto. Come fa? Dicono riesca a domare la pioggia e i cavalli bevendo caffè nero bollente, titolo che nel 1981 fu audacemente dato al brano scritto da Mimmo Cavallo e Rosario De Cola, 11º classificato al Festival di Sanremo. Dicono, ma se è vero chissà? Del resto non è solo come fanno a dominare la pioggia
Quello che le donne non dicono.
Al Festival di Sanremo del 1984, Fiorella Mannoia canta uno dei brani più importanti della sua carriera:
Come si cambia, di Maurizio Piccoli e Renato Pareti: 14º posto e molto successo dopo il festival (però). Nel 1985 seconda al Festivalbar con
L'aiuola; 1986 al Festivalbar con
Sorvolando Eilat di Mogol-Fabrizi. Nel 1987, al 37º Festival di Sanremo, Fiorella Mannoia presenta
Quello che le donne non dicono, Premio della Critica, brano scritto da Enrico Ruggeri e Luigi Schiavone: la canzone in assoluto più popolare del suo repertorio, ottavo posto al Festival di Sanremo. Ma è normale.
Ma Fiorella non vuole essere una controfigura, anche se non è affatto disonorevole fare la controfigura di Monica Vitti e Candice Bergen, come la Mannoia fece nel film
Il giorno dei lunghi fucili (The Hunting Party). Ma Fiorella è nata per essere se stessa. E a forza di provarci ci riesce. Tutto merito di un vestito rosso allacciato sul davanti e con uno spacco da attizzare i maschietti. Certo è che lei stessa ama raccontare come uno spartiacque della sua vita e della sua carriera il momento in cui smise di vestirsi da suora laica, con incollature fino al naso ed abiti da fare invidia a Suor Germana.
Quella Fiorella non c’è più. Ora Fiorella è libera di godersi il suo corpo, la sua immagine interiore, la sua voracità di sognare. Lei capace di piangere ogni volta che ascolta l'ouverture della Traviata: "Vissi d'arte, vissi d'amore"... E le torna in mente il padre Luigi, che le insegnò a cascare ma pure a rialzarsi. Un padre che la incoraggiava a fare ciò per cui era forse nata: cantare e sognare.
E lei ha imparato a sognare, a cantare era già
imparata:
Ho imparato a sognare, che non ero bambina
Quando un giorno di scuola mi durava una vita
Tra quel prete palloso che ci dava da fare
e il pallone che andava come fosse a motore
C'era chi era incapace a sognare e chi sognava già
ho imparato a sognare quando un sogno è un cannone,
che se sogni ne ammazzi metà
Quando inizi a capire che sei solo e in mutande
quando inizi a capire che tutto è più grande
C'era chi era incapace a sognare e chi sognava già...
E’ così che si cresce e si scopre d’essere bella a 50 anni. E si comincia a giocare con la femminilità e con l'amore. Gli uomini? Gli uomini pensano solo alle
belle donne e non alle
donne belle. E gli uomini che Fiorella ha avuto non l’hanno mai fatta sentire tanto bella. Meno male che ora, da circa dieci anni Fiorella ha un fidanzato che glielo ricorda.
Il concerto di Fiorella Mannoia a Capo d’Orlando è stato incandescente. Ricco di treni che passano sulla ferrovia incombente sulla piazza dedicata al giocatore di basket Fantozzi. E non fischiano. I treni non fischiano ma rallentano. I viaggiatori si affacciano ai finestrini e salutano. Applaudono e poi chiedono un bis.
E lei, Fiorella, grida il suo... grido d'aiuto per il Sud d'Italia e del Mondo, per l'Africa, per quel continente ingannato, truffato e messo a tacere, da dove si parte senza sapere se mai si arriverà laddove ogni madre vorrebbe sognarci
arrivati. E lei che madre non è (ancora) sa bene che madri non si nasce ma si diventa, se si ha la forza interiore e il coraggio di provare e di chiedere compassione.
Compassione per chi sa di dover nuotare nella vita per riuscire ad aggrapparsi alla speranza, al primo o al prossimo naufragio. Perché naufrago è l'uomo del Sud. Naufrago ma non corrotto.
E questo i partiti e la finanza europea e mondiale non lo accettano, non lo perdonano ai naufraghi.
m. m.
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