Capizzi, studente modello di 16 anni ucciso in piazza da un ventenne armato di pistola

Uno studente di 16 anni,  Giuseppe Di Dio, è stato ucciso sabato 1° novembre a Capizzi, piccolo comune dei Nebrodi in provincia di Messina, mentre un suo amico è rimasto ferito nella sparatoria. Fermate tre persone.  Giuseppe Di Dio frequentava la terza classe  dell'istituto alberghiero di Troina (Enna) e sarebbe stato attinto per errore dai colpi mortali esplosi da  Giacomo Frasconà Filaro , il 20.enne presunto assassino . 3 nov 2025 - Giuseppe Di Dio, 16 anni, e i suoi amici si trovavano  davanti a un bar di via Roma, a Capizzi, quando da un'automobile sarebbero scese tre persone, una delle quali avrebbe esploso i colpi di arma da fuoco che hanno attinto mortalmente il sedicenne, ferendo un altro giovane di 22 anni.  Si tratta di  Antonio Frasconà Filaro , 48 anni, e dei figli Mario, 18 anni, e Giacomo, 20 anni. Quest'ultimo, armato di pistola avrebbe fatto fuoco sulle persone presenti all'esterno del  bar di via Roma, a Capizzi, uccidendo ...

CROCETTA-PADOAN: "OGNI ANNO PERSO UN MILIARDO E GIÀ RUBATI 450 MILIONI"

Dal 2014 la Sicilia perde ogni anno circa un miliardo. Una cifra enorme alla quale si aggiungono altri 450 milioni di euro che lo Stato dovrebbe restituire per somme trattenute negli anni scorsi
22/12/2015 - E’ questo il frutto dell’intesa al massacro sottoscritta nel mese di giugno di un anno e mezzo fa, da Crocetta col governo nazionale per il ritiro dei contenziosi con lo Stato sollevati innanzi alla Corte Costituzionale e la rinuncia agli effetti delle eventuali sentenze. In questi mesi, tre ricorsi sono stati valutati dalla Corte Costituzionale, che ha sempre dato ragione alla Regione Siciliana. In particolare, la sentenza 65 ha annullato un aumento deciso unilateralmente nel 2012 dallo Stato della quota di contribuzione della Sicilia alla finanza pubblica. In sostanza questa prima sentenza riconosce alla Sicilia il diritto ad aver restituiti 350 milioni di euro per il passato e una riduzione della quota pagata dalla Sicilia pari a 235 milioni annui.

Una seconda sentenza ha invece riconosciuto alla Sicilia il diritto al maggiore gettito derivante dalla regionalizzazione della tassa di concessione automobilistica. In questo caso l’importo perso dalla Sicilia è compreso fra 70 e 100 milioni a regime.
Ma la sentenza più clamorosa è senza dubbio quella di dicembre con cui la Corte ha accolto un altro ricorso della Regione relativo alla legge di stabilità del 2014.
Con questo pronunciamento, la Corte ha riconosciuto alla Sicilia il diritto al maggiore gettito derivante dalla lotta all’evasione fiscale. In questo caso, solo per il triennio 2014-2016 e sulla base dei dati del DPEF nazionale, l’importo perso dalla Sicilia è di circa 1800 milioni di euro, con una stima certamente per difetto. La denuncia arriva dal Partito dei Siciliani-Mpa che con ha presentato una mozione a firma di Toti Lombardo, Roberto Di Mauro, Giovanni Greco e Dino Fiorenza per la disdetta dell’accordo Crocetta-Padoan.

“Il popolo siciliano – dichiara Giovanni Greco - dopo un lungo periodo di lotte e rivendicazioni politiche e sociali, è stanco di continuare ad essere umiliato e derubato, malgrado l’Autonomia speciale attualmente vigente. Un ladrocinio che non rispetta l’applicazione di cinque importanti articoli della costituzione in materia finanziaria e contabile, nonché di autonomia impositiva della Regione.”

“Mentre da venti giorni si discute a Roma se “concedere” alla Sicilia una somma di 900 milioni per far quadrare i conti del bilancio regionale – afferma Toti Lombardo – si scopre che in realtà lo Stato soltanto nell’ultimo anno ha trattenuto indebitamente molto di più e che, per effetto delle sentenze della Suprema Corte dovrebbe restituire alla Sicilia cifra stratosfericamente più alte.”

A sottolineare il dato politico delle decisioni della Corte è il capogruppo Roberto Di Mauro, secondo il quale “ancora più grave, e prova della sudditanza con cui Crocetta si rapporta al governo nazionale, è il fatto che in virtù di quelle sentenze non soltanto la Regione ha diritto alla restituzione di ingenti somme, ma proprio perché quelle sentenze hanno cancellato le norme impugnate, sia lo Stato che la Regione dovrebbero prenderne semplicemente atto, adeguando i propri conti. Né il Governo Renzi né quello Crocetta lo stanno facendo, dimostrando disprezzo per sia per i diritti dei siciliani che per le regole basilari del rapporto fra Istituzioni.”

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