Salvo Palazzolo audito in Antimafia: “Occorrono nuovi strumenti per la scarcerazione dei boss”

Audito in commissione Antimafia il giornalista Salvo Palazzolo. Cracolici: “Avvieremo un'indagine conoscitiva e chiederemo alle istituzioni di dotarsi di nuovi strumenti su scarcerazioni boss” Palermo, 28 gen - La commissione Antimafia all'Ars, presieduta da Antonello Cracolici, ha audito il giornalista de La Repubblica, Salvo Palazzolo, dopo le ultime intimidazioni per le quali gli è stata assegnata la tutela. Sostegno e solidarietà sono state espresse dal presidente e dai componenti della commissione non solo a Palazzolo per il suo lavoro straordinario, ma anche ai tanti giovani cronisti, spesso precari e senza contratto, che svolgono una funzione fondamentale per far conoscere all'opinione pubblica il ruolo che ancora oggi i boss mafiosi hanno nelle nostre comunità. Per questo motivo la commissione Antimafia ha chiesto un incontro all'Ordine dei giornalisti siciliano per testimoniare la propria vicinanza a una professione fondamentale per la conoscenz...

NARCISO, CHI ERA QUESTO? DI MIMMO MÒLLICA, TRA IL SERIO E IL FACETO IL NARCISISMO IN RIMA

29/12/2015 - Dimmi di cosa ti vanti e ti dirò di cosa sei privo. Disconoscere il mito di Narciso, la preponderante forza del suo mito, ritengo debba essere il ‘naturale’ atteggiamento del narcisista. “Narciso? E chi era questo?” Il vero narcisista non può attribuire nemmeno allo stesso Narciso una fama superiore alla propria. Tra il serio e il faceto, il mito di Narciso messo in rima.

Il narcisismo, infatti, l’ho architettato io,
ed il nome Narciso l’ho brevettato, è mio.
Il mito di Narciso se non l’ho messo in rima,
è perché ero impegnato e un po’ per fare prima.
Per primo io son nato, pure prima di Dio,
così l’ho anticipato, e l’ho creato io.
Perché, vi sia ben chiaro, le cose del creato,
compreso il mio antenato, io l’ho già brevettato...

Pasolini narcisista e in mala fede?

Elsa Morante con un testo “scherzoso”, Madrigale in forma di gatto, accusa l’amico Pier Paolo Pasolini di narcisismo, di dubitabile amore per il proletariato e di protagonismo. La genialità e il suo vulcanico mondo letterario del grande regista-poeta e letterato mostrano alla Morante un Pasolini come Rimbaud, pronto al genocidio del mondo sottoproletario. Così nel 1964, dopo aver letto Poesia in forma di rosa, la Morante invia all’amico Pier Paolo uno scritto “scherzoso”, Madrigale in forma di gatto, con il quale lo accusa di ipocrisia, di finto amore e di malafede ideologica.

I “Tre Narcisi”, la Morante ultimo esempio di narcisismo antico

La Morante è stata uno degli ultimi esempi di un narcisismo antico, bizzosamente aristocratico, o un caso precoce e negato di narcisismo “postmoderno”? Certo in lei non c’è solo il narcisismo del poeta, magari accresciuto dall’egolatria romantica che ha fatto da ponte tra le malattie premoderne e quelle di oggi. Nella Morante il narcisismo appare abnorme, informe, illimitato. Si sviluppa come un parassita singolarmente aggressivo, è insieme fonte d’ispirazione e condanna esistenziale. Nei diari, la scrittrice ragiona apertamente su questo “fatale amore di sé”. Sente montarle dentro passioni travolgenti, assolute, e s’intestardisce a coltivarle anche quando sono distruttive.

UNA SOCIETÀ EBBRA DI APPARENZA E NARCISISMO

Nella sua omelia di Natale 2015, Papa Francesco, durante la Messa presieduta nella Basilica Vaticana, recita una preghiera per “i poveri e gli ultimi della terra”.
“In una società spesso ebbra di consumo e di piacere, di abbondanza e lusso, di apparenza e narcisismo, Lui ci chiama a un comportamento sobrio, cioè semplice, equilibrato, lineare, capace di cogliere e vivere l’essenziale. In un mondo che troppe volte è duro con il peccatore e molle con il peccato, c’è bisogno di coltivare un forte senso della giustizia, del ricercare e mettere in pratica la volontà di Dio.
Dentro una cultura dell’indifferenza, che finisce non di rado per essere spietata, il nostro stile di vita sia invece colmo di pietà

Narciso nella narrazione di Ovidio "attonito fissa sé stesso e senza riuscire a staccarne gli occhi
rimane impietrito come una statua scolpita in marmo di Paro. Disteso a terra, contempla quelle due stelle che sono i suoi occhi, i capelli degni di Bacco, degni persino di Apollo, e le guance lisce, il collo d'avorio, la bellezza della bocca, il rosa soffuso sul niveo candore, e tutto quanto ammira è ciò che rende lui meraviglioso. Desidera, ignorandolo, sé stesso, amante e oggetto amato, mentre brama, si brama, e insieme accende ed arde.
Quante volte lancia inutili baci alla finzione della fonte! Quante volte immerge in acqua le braccia per gettarle intorno al collo che vede e che in acqua non si afferra! Ignora ciò che vede, ma quel che vede l'infiamma e proprio l'illusione che l'inganna eccita i suoi occhi.

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