Festa della Liberazione: la filastrocca del 25 aprile di Mimmo Mòllica

Festa della Liberazione: la filastrocca del 25 aprile di Mimmo Mòllica 25/04/2024 - La «Filastrocca del 25 aprile» di Mimmo Mòllica ricorda la liberazione dell'Italia dalla dittatura fascista e dall'occupazione nazista. Una data importante per adulti e bambini, da non dimenticare per dire 'no' ai totalitarismi e a tutte le guerre. Sempre e in  ogni luogo, «meglio fiori che armi». «Filastrocca del 25 aprile» di Mimmo Mòllica

RIINA JR.: AGCOM CENSURA PORTA A PORTA PER L'INTERVISTA AL FIGLIO DI DON TOTO'

L'intervista a Salvatore Riina, spiega Angelo Marcello Cardani, Presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, "ha avuto il pregio di offrire allo spettatore l'occasione di riflettere sul fenomeno della criminalità mafiosa anche da un punto di vista diverso rispetto a quelli usuali, ma avrebbe dovuto curare con la dovuta attenzione alcuni aspetti cruciali quali ad esempio una più esauriente ricostruzione delle biografie del personaggio intervistato e delle altre persone citate e una più rigorosa contestualizzazione storica dei fatti"

28 aprile 2016 - L'intervista a Salvatore Riina nella trasmissione Porta a Porta, programma condotto da Bruno Vespa su Rai1, ha provocato la reprimenda dell'Agcom. L'intervista a Riina Jr, si legge nel testo della lettera di Angelo Marcello Cardani, Presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, a giudizio dell'Agcom presenta "criticità quanto alla modalità e alla contestualizzazione della stessa, nonché alla complessiva caratterizzazione del personaggio intervistato".

Secondo Angelo Marcello Cardani, Presidente Agcom, l'intervista a Riina jr "ha avuto il pregio di offrire allo spettatore l'occasione di riflettere sul fenomeno della criminalità mafiosa anche da un punto di vista diverso rispetto a quelli usuali, ma avrebbe dovuto curare con la dovuta attenzione alcuni aspetti".
Il "fermo richiamo" alla Rai riguarda la puntata di Porta a Porta dello scorso 6 aprile, ospite Salvo Riina, figlio del boss della Mafia Totò Riina. Il Consiglio Agcom nella seduta del 19 aprile, come spiega il presidente dell'Autorità Angelo Marcello Cardani in una lettera al dg Rai Antonio Campo Dall'Orto, pubblicata da La Stampa spèiega le moptivazioni della censura. In particolare, si segnala la "censurabile unilateralità di molte fasi dell'intervista, condotta senza un adeguato contraddittorio", che ha "pregiudicato" la "completezza delle informazioni".  

"Al contrario - sottolinea il presidente dell'Autorità - la censurabile unilateralità di molte fasi dell'intervista, condotta senza un adeguato contraddittorio, e con le reticenze e le omissioni dell'intervistato lasciate senza sostanziali repliche idonee a fornire al telespettatore una rappresentazione veritiera e completa, hanno pregiudicato in particolare la completezza delle informazioni in ordine ai fatti di cronaca oggetto di narrazione e alle conseguenze che ne sono scaturite in ambito giudiziario, nonché posto oggettivamente in secondo piano quel valore irrinunciabile che è il rispetto della sensibilità degli spettatori e, primo fra tutti, del dolore dei parenti delle vittime di mafia". Di qui il "fermo richiamo" alla Rai, invitata ad "adeguarsi, per il futuro, in modo rigoroso, all'indirizzo interpretativo" indicato nella lettera, per assicurare "il più rigoroso rispetto dei principi sanciti dall'ordinamento e dal vigente contratto di servizio, con specifico riferimento alla completezza e alla lealtà dell'informazione".
L'Agcom si è mossa sulla base di un esposto presentato da Michele Anzaldi (Pd).
Il presidente dell’Unci, Alessandro Galimberti, su Riina jr a Porta a Porta: inaccettabile non ricordagli anche i giornalisti uccisi dalla mafia. Il punto non è invocare la censura preventiva – sempre sbagliata in una democrazia compiuta – ma piuttosto l’utilizzo della professione e del ruolo che essa dà. È inaccettabile trattare il figlio di Riina come ingenuo rampollo di una famiglia normale, dimenticando tra l’altro di ricordargli che lui stesso è stato condannato per mafia. Come è inaccettabile dimenticare di ricordargli che tra le centinaia di omicidi commissionati dai cosiddetti corleonesi, oltre a magistrati appartenenti alle forze dell’ordine, ci sono anche giornalisti che si opponevano all’omertà imperante e all’ovvietà della convenienza. E dietro quel fiume di sangue ci sono famiglie normali, quelle sì, oltraggiate una volta di più.

Biagi intervistò il boss Buscetta agli albori del suo pentimento, Marrazzo dieci anni prima fece parlare il capo bastone di Gioia Tauro, Piromalli, ma entrambi senza il corollario e l’affettazione di un salottino buono per tutte le portate. Quelle interviste – non a muso duro, ma a domande dure, senza sconti né timidi rimbalzi – hanno contribuito ad attaccare la gramigna mafiosa. A differenza, forse, delle comparsate dei Casamonica prima e di Riina jr poi, su cui resta il gusto mieloso di un giornalismo cerchiobottista.

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