"L’università in declino: studenti in fuga e tasse sempre più alte" è il titolo dell'articolo pubblicato da La Stampa di oggi a firma di Giacomo Galeazzi, Ilario Lombardo, secondi i cui studi "dal 2004 in Italia si sono perse 66 mila matricole, il crollo più sensibile nelle isole e al Sud: siamo stati gli unici in Europa a tagliare risorse e borse di studio durante la crisi"
12/06/2016 - Scrivono Giacomo Galeazzi, Ilario Lombardo su La Stampa di oggi, “nel Sud Italia si laurea meno del 20% dei giovani, numeri che in Puglia e Sicilia si fermano al 14%, esattamente quanto l’Indonesia e il Sudafrica. Per capire la malattia che ha svuotato le aule universitarie in tutto il Paese si può partire da tante angolazioni: la crisi, il lavoro che langue, lo scarso appeal delle lauree tradizionali o l’affermarsi di corsi alternativi più professionalizzanti. Ma quello che forse ha pesato di più è il decennale disimpegno dello Stato”.
"Quali sono, allora, i motivi di questa fuga?", si chiedo Galeazzi e Lombardo. Ed ecco la risposta:
"Miopia dei governi, sacche di resistenza nelle accademie sempre più distanti da un mondo scosso da innovazioni continue, baronie e piccinerie burocratiche, sfiducia crescente delle famiglie verso il tradizionale pezzo di carta in un momento in cui le spese vanno razionalizzate e lo Stato non ti dà una mano per far studiare i tuoi figli. «Ma a incidere di più è stato il combinato disposto di crisi economica e aumento delle tasse universitarie che in Italia è stato il più alto d’Europa».
L’Italia, impossibilitata a raggiungere entro il 2020 l’obiettivo europeo del 40% di laureati, ha dovuto ridimensionare il traguardo al 26%. È l’ammissione di un fallimento.
"In Italia esiste anche una strana figura di studente che è l’«idoneo non beneficiario». Sono il 25% dei meritevoli che però non percepiscono un euro. In Sicilia e in altre regioni del Sud la proporzione è ribaltata: tre aventi diritto su quattro non ottengono la borsa. Mentre in altre regioni il 100% degli idonei incassa il dovuto. A garantire il diritto allo studio dovrebbero essere gli appositi enti, che invece dalla Sardegna alla Sicilia alle Marche vengono continuamente investiti da inchieste giudiziarie e commissariamenti. ".
"Ma le contraddizioni non finiscono qui. L’altra parte del diritto allo studio la pagano le Regioni con stanziamenti propri. E così ognuno fa come gli pare. La Campania governata da Stefano Caldoro è stata costretta dai giudici a restituire agli studenti i soldi dovuti che aveva dirottato in altri capitoli di spesa. Neanche un mese fa la Regione Sicilia, invece, ha provato a spostare quelle risorse sulle riserve naturali. «I governatori rispondono a logiche politiche: perché spendere soldi per gli studenti se non porta nessun consenso politico?» dice Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli. ".
"Se l’università soffre, la mobilità sociale si blocca: «Già era ridotta in Italia, il forte calo delle immatricolazioni al Sud peggiora le cose» spiega Francesco Ferrante, docente alla Luiss e pro-rettore al Job placement a Cassino. Ferrante parla di «fattori culturali e barriere psicologiche»: gli italiani, «soprattutto nelle famiglie meno istruite, sembrano non credere più nell’università come strumento di avanzamento sociale». "
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