Ponte sullo Stretto: “LiberiAmo Messina dal Ponte di Matteo Verdini"

“LiberiAmo Messina dal Ponte di Matteo Verdini”. Con questo slogan il leader di Sud chiama Nord Cateno De Luca dà appuntamento giovedì 25 aprile a Messina dalle 17,30 in poi a Torre Faro nei pressi del Pilone, al locale La Pinnazza.   Messina,  23/04/2024 - Presente il sindaco di Messina Federico Basile il cui intervento insieme a quello del leader di Sud chiama Nord, Cateno De Luca, è previsto alle 19:00. “Siamo contrari al ponte di Matteo Verdini che dovrebbe essere realizzato con una rapina del Fondo Sviluppo e Coesione che appartiene alla Sicilia -afferma De Luca-. È impensabile che due miliardi di euro che servono per gli invasi, che servono per le strade, per le scuole, per i depuratori vengano scippati alla Sicilia per il ponte sullo Stretto di Messina. Noi siamo per il corridoio Berlino-Palermo che prevede l'alta velocità da Salerno fino a Villa San Giovanni, la sostituzione della monorotaia dei Borboni in Sicilia, il potenziamento del Porto di Gioia Tauro e di Augusta e c

REFERENDUM 4 DICEMBRE: UN NO DI MERITO, BOCCIARE UN INTERVENTO COSÌ PESANTE SULLA COSTITUZIONE

29/11/2016 – Il 4 dicembre saremo chiamati a scegliere se accogliere o respingere la Riforma Costituzionale del Governo Renzi che modificherebbe in maniera corposa l’assetto delle Istituzioni, la forma di governo, la natura della nostra democrazia. Noi, avendola letta e studiata a questa riforma diciamo NO e vi invitiamo a fare lo stesso: non esistendo il quorum ogni voto può essere decisivo. Il nostro è un NO di merito, anche se il clima avvelenato innescato dallo stesso capo di governo sarebbe sufficiente per bocciare un intervento così pesante sulla Costituzione.

La Riforma crea un Parlamento asservito al Governo: il mix tra riforma costituzionale e legge elettorale fa sì che il partito che vince il ballottaggio pur con una bassa rappresentatività (purché abbia anche solo un voto in più del secondo) si aggiudica 340 seggi, ovvero la maggioranza assoluta alla Camera, l’unica a dare la fiducia al Governo. La Riforma non abolisce il Senato, elimina la possibilità che sia eletto dai cittadini.

Il nuovo Senato sarà composto da 74 consiglieri regionali, 21 sindaci, 5 senatori nominati dal Capo dello Stato. In questo modo 95 amministratori avranno un doppio lavoro, l’immunità parlamentare, una diaria, il rimborso forfettario delle spese generali da sommarsi al rimborso delle spese per l’esercizio di mandato. Il problema non è solo nel costo (il decantato risparmio, ancora da verificare, si aggira intorno ai 50mln di euro, molto meno della spending review promessa e mai effettuata dal Governo Renzi). Non è solo una questione di costi: la riforma così innescata comporta la creazione di un Senato la cui composizione è destinata a variare costantemente ad ogni elezione regionale o comunale che coinvolga i rappresentanti locali con doppio incarico.

Il procedimento legislativo, in barba ai proclami di velocità e semplificazione, si complica - si contano fino a 10 procedimenti differenti - e contribuisce ad accentrare potere nelle mani del Presidente del Consiglio che, oltre a disporre del Parlamento che diventa sua appendice, può, con l'istituto del “voto a data certa”, garantire una corsia preferenziale ai disegni di legge del governo.
Ma c’è un elemento che più di altri compromette la qualità della nostra democrazia: il nuovo articolo 117 C ridisegna le competenze dello Stato e delle Regioni attribuendo molti poteri allo Stato, dall’energia alla tutela di ambiente e paesaggio, e introduce la ‘clausola di supremazia’ per cui le Regioni potranno essere scippate di qualsiasi competenza in nome di un discrezionale ‘interesse nazionale’ (grandi opere, gasdotti, ponti, trivellazioni).

La Riforma Renzi Boschi é stata voluta dalle grandi banche e dalla finanza speculativa che pretendono riforme istituzionali per ridurre il peso dei parlamenti e dei cittadini, per poter applicare le politiche di austerità, privatizzare acqua, scuola, sanità e servizi essenziali, precarizzare il lavoro senza i vincoli che derivano della sovranità popolare. Noi diciamo No e vi chiediamo di fare lo stesso perché vogliamo cambiare radicalmente l’Italia, a partire dalle condizioni di vita e di lavoro di milioni di cittadini e cittadine. E basterebbe applicare i principi fondanti della nostra Costituzione per incominciare a farlo.
Per questo il 4 dicembre vi chiediamo di votare NO, per non accentrare il potere nelle mani di pochi, per tutelare la nostra democrazia, la nostra Casa Comune. I governi passano, le Costituzioni restano.

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