Ponte sullo Stretto, De Luca a Germanà: smentiteci se avete gli elementi per farlo

Ponte sullo Stretto: C. De Luca a Germana': smentiteci se avete gli elementi per farlo. A questa truffa di Stato diciamo NO e siamo pronti a reagire per difendere la Sicilia e i siciliani.  Messina, 26/04/2024 - "È chiaro che il buon Ninitto Germana' ancora una volta non ha capito cosa sta accadendo. Poco male, ancora una volta proviamo a spiegarglielo magari gli facciamo un disegnino così gli viene più facile. Rispetto alle considerazioni sulla partecipazione ai nostri eventi neanche rispondiamo... Per noi parlano le immagini che mostrano il popolo libero. Abbiamo denunciato ieri sera a Torre Faro la truffa di Stato che il buon Matteo Verdini sta mettendo in atto ai danni della Sicilia e dei Siciliani. Germana' se ne ha gli elementi risponda nel merito delle verità che ieri sera abbiamo portato a conoscenza della città.  Inutile tentare di sviare il discorso. Germana' e Salvini scendano in piazza a smentirci. Qualcosa mi dice però che questo non avverrà perché abb

GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO, IL MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

15 gennaio 2017 - Cari fratelli e sorelle! «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato» (Mc 9,37; cfr Mt 18,5; Lc 9,48; Gv 13,20). Con queste parole gli Evangelisti ricordano alla comunità cristiana un insegnamento di Gesù che è entusiasmante e, insieme, carico di impegno. Questo detto, infatti, traccia la via sicura che conduce fino a Dio, partendo dai più piccoli e passando attraverso il Salvatore, nella dinamica dell’accoglienza. Proprio l’accoglienza, dunque, è condizione necessaria perché si concretizzi questo itinerario: Dio si è fatto uno di noi, in Gesù si è fatto bambino e l’apertura a Dio nella fede, che alimenta la speranza, si declina nella vicinanza amorevole ai più piccoli e ai più deboli. Carità, fede e speranza sono tutte coinvolte nelle opere di misericordia, sia spirituali sia corporali, che abbiamo riscoperto durante il recente Giubileo Straordinario.

Ma gli Evangelisti si soffermano anche sulla responsabilità di chi va contro la misericordia:
«Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa
al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare» (Mt 18,6; cfr Mc 9,42; Lc 17,2).
Come non pensare a questo severo monito considerando lo sfruttamento esercitato da gente senza
scrupoli a danno di tante bambine e tanti bambini avviati alla prostituzione o presi nel giro della
pornografia, resi schiavi del lavoro minorile o arruolati come soldati, coinvolti in traffici di droga e
altre forme di delinquenza, forzati alla fuga da conflitti e persecuzioni, col rischio di ritrovarsi soli e
abbandonati?

Per questo, in occasione dell’annuale Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, mi sta
a cuore richiamare l’attenzione sulla realtà dei migranti minorenni, specialmente quelli soli,
sollecitando tutti a prendersi cura dei fanciulli che sono tre volte indifesi perché minori, perché
stranieri e perché inermi, quando, per varie ragioni, sono forzati a vivere lontani dalla loro terra
d’origine e separati dagli affetti familiari.

Le migrazioni, oggi, non sono un fenomeno limitato ad alcune aree del pianeta, ma toccano
tutti i continenti e vanno sempre più assumendo le dimensioni di una drammatica questione
mondiale. Non si tratta solo di persone in cerca di un lavoro dignitoso o di migliori condizioni di
vita, ma anche di uomini e donne, anziani e bambini che sono costretti ad abbandonare le loro case
con la speranza di salvarsi e di trovare altrove pace e sicurezza. Sono in primo luogo i minori a
pagare i costi gravosi dell’emigrazione, provocata quasi sempre dalla violenza, dalla miseria e dalle
condizioni ambientali, fattori ai quali si associa anche la globalizzazione nei suoi aspetti negativi.
La corsa sfrenata verso guadagni rapidi e facili comporta anche lo sviluppo di aberranti piaghe
come il traffico di bambini, lo sfruttamento e l’abuso di minori e, in generale, la privazione dei
diritti inerenti alla fanciullezza sanciti dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia.
L’età infantile, per la sua particolare delicatezza, ha delle esigenze uniche e irrinunciabili.
Anzitutto il diritto ad un ambiente familiare sano e protetto dove poter crescere sotto la guida e
l’esempio di un papà e di una mamma; poi, il diritto-dovere a ricevere un’educazione adeguata,
principalmente nella famiglia e anche nella scuola, dove i fanciulli possano crescere come persone e
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protagonisti del futuro proprio e della rispettiva nazione. Di fatto, in molte zone del mondo, leggere,
scrivere e fare i calcoli più elementari è ancora un privilegio per pochi. Tutti i minori, poi, hanno
diritto a giocare e a fare attività ricreative, hanno diritto insomma ad essere bambini.
Tra i migranti, invece, i fanciulli costituiscono il gruppo più vulnerabile perché, mentre si
affacciano alla vita, sono invisibili e senza voce: la precarietà li priva di documenti, nascondendoli
agli occhi del mondo; l’assenza di adulti che li accompagnano impedisce che la loro voce si alzi e si
faccia sentire. In tal modo, i minori migranti finiscono facilmente nei livelli più bassi del degrado
umano, dove illegalità e violenza bruciano in una fiammata il futuro di troppi innocenti, mentre la
rete dell’abuso dei minori è dura da spezzare.

Come rispondere a tale realtà?
Prima di tutto rendendosi consapevoli che il fenomeno migratorio non è avulso dalla storia
della salvezza, anzi, ne fa parte. Ad esso è connesso un comandamento di Dio: «Non molesterai il
forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto» (Es 22,20); «Amate
dunque il forestiero, perché anche voi foste forestieri nella terra d’Egitto» (Dt 10,19). Tale
fenomeno costituisce un segno dei tempi, un segno che parla dell’opera provvidenziale di Dio nella
storia e nella comunità umana in vista della comunione universale. Pur senza misconoscere le
problematiche e, spesso, i drammi e le tragedie delle migrazioni, come pure le difficoltà connesse
all’accoglienza dignitosa di queste persone, la Chiesa incoraggia a riconoscere il disegno di Dio
anche in questo fenomeno, con la certezza che nessuno è straniero nella comunità cristiana, che
abbraccia «ogni nazione, razza, popolo e lingua» (Ap 7,9). Ognuno è prezioso, le persone sono più
importanti delle cose e il valore di ogni istituzione si misura sul modo in cui tratta la vita e la dignità
dell’essere umano, soprattutto in condizioni di vulnerabilità, come nel caso dei minori migranti.
Inoltre occorre puntare sulla protezione, sull’integrazione e su soluzioni durature.
Anzitutto, si tratta di adottare ogni possibile misura per garantire ai minori migranti
protezione e difesa, perché «questi ragazzi e ragazze finiscono spesso in strada abbandonati a sé
stessi e preda di sfruttatori senza scrupoli che, più di qualche volta, li trasformano in oggetto di
violenza fisica, morale e sessuale» (BENEDETTO XVI, Messaggio per la Giornata mondiale del
migrante e del rifugiato 2008).

Del resto, la linea di demarcazione tra migrazione e traffico può farsi a volte molto sottile.
Molti sono i fattori che contribuiscono a creare uno stato di vulnerabilità nei migranti, specie se
minori: l’indigenza e la carenza di mezzi di sopravvivenza – cui si aggiungono aspettative irreali
indotte dai media –; il basso livello di alfabetizzazione; l’ignoranza delle leggi, della cultura e
spesso della lingua dei Paesi ospitanti. Tutto ciò li rende dipendenti fisicamente e psicologicamente.
Ma la spinta più potente allo sfruttamento e all’abuso dei bambini viene dalla domanda. Se non si
trova il modo di intervenire con maggiore rigore ed efficacia nei confronti degli approfittatori, non
potranno essere fermate le molteplici forme di schiavitù di cui sono vittime i minori.
È necessario, pertanto, che gli immigrati, proprio per il bene dei loro bambini, collaborino
sempre più strettamente con le comunità che li accolgono. Con tanta gratitudine guardiamo agli
organismi e alle istituzioni, ecclesiali e civili, che con grande impegno offrono tempo e risorse per
proteggere i minori da svariate forme di abuso. E’ importante che si attuino collaborazioni sempre
più efficaci ed incisive, basate non solo sullo scambio di informazioni, ma anche
sull’intensificazione di reti capaci di assicurare interventi tempestivi e capillari. Senza sottovalutare
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che la forza straordinaria delle comunità ecclesiali si rivela soprattutto quando vi è unità di
preghiera e comunione nella fraternità.
In secondo luogo, bisogna lavorare per l’integrazione dei bambini e dei ragazzi migranti.
Essi dipendono in tutto dalla comunità degli adulti e, molto spesso, la scarsità di risorse finanziarie
diventa impedimento all’adozione di adeguate politiche di accoglienza, di assistenza e di inclusione.
Di conseguenza, invece di favorire l’inserimento sociale dei minori migranti, o programmi di
rimpatrio sicuro e assistito, si cerca solo di impedire il loro ingresso, favorendo così il ricorso a reti
illegali; oppure essi vengono rimandati nel Paese d’origine senza assicurarsi che ciò corrisponda al
loro effettivo “interesse superiore”.

La condizione dei migranti minorenni è ancora più grave quando si trovano in stato di
irregolarità o quando vengono assoldati dalla criminalità organizzata. Allora essi sono spesso
destinati a centri di detenzione. Non è raro, infatti, che vengano arrestati e, poiché non hanno denaro
per pagare la cauzione o il viaggio di ritorno, possono rimanere per lunghi periodi reclusi, esposti ad
abusi e violenze di vario genere. In tali casi, il diritto degli Stati a gestire i flussi migratori e a
salvaguardare il bene comune nazionale deve coniugarsi con il dovere di risolvere e di regolarizzare
la posizione dei migranti minorenni, nel pieno rispetto della loro dignità e cercando di andare
incontro alle loro esigenze, quando sono soli, ma anche a quelle dei loro genitori, per il bene
dell’intero nucleo familiare.

Resta poi fondamentale l’adozione di adeguate procedure nazionali e di piani di
cooperazione concordati tra i Paesi d’origine e quelli d’accoglienza, in vista dell’eliminazione delle
cause dell’emigrazione forzata dei minori.
In terzo luogo, rivolgo a tutti un accorato appello affinché si cerchino e si adottino soluzioni
durature. Poiché si tratta di un fenomeno complesso, la questione dei migranti minorenni va
affrontata alla radice. Guerre, violazioni dei diritti umani, corruzione, povertà, squilibri e disastri
ambientali fanno parte delle cause del problema. I bambini sono i primi a soffrirne, subendo a volte
torture e violenze corporali, che si accompagnano a quelle morali e psichiche, lasciando in essi dei
segni quasi sempre indelebili.

È assolutamente necessario, pertanto, affrontare nei Paesi d’origine le cause che provocano
le migrazioni. Questo esige, come primo passo, l’impegno dell’intera Comunità internazionale ad
estinguere i conflitti e le violenze che costringono le persone alla fuga. Inoltre, si impone una
visione lungimirante, capace di prevedere programmi adeguati per le aree colpite da più gravi
ingiustizie e instabilità, affinché a tutti sia garant
ito l’accesso allo sviluppo autentico, che promuova
il bene di bambini e bambine, speranze dell’umanità.

Infine, desidero rivolgere una parola a voi, che camminate a fianco di bambini e ragazzi
sulle vie dell’emigrazione: essi hanno bisogno del vostro prezioso aiuto, e anche la Chiesa ha
bisogno di voi e vi sostiene nel generoso servizio che prestate. Non stancatevi di vivere con
coraggio la buona testimonianza del Vangelo, che vi chiama a riconoscere e accogliere il Signore
Gesù presente nei più piccoli e vulnerabili.
Affido tutti i minori migranti, le loro famiglie, le loro comunità, e voi che state loro vicino,
alla protezione della Santa Famiglia di Nazareth, affinché vegli su ciascuno e li accompagni nel
cammino; e alla mia preghiera unisco la Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 8 settembre 2016, Festa della Natività della B. Vergine Maria

FRANCESCO



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