Capizzi, studente modello di 16 anni ucciso in piazza da un ventenne armato di pistola

Uno studente di 16 anni,  Giuseppe Di Dio, è stato ucciso sabato 1° novembre a Capizzi, piccolo comune dei Nebrodi in provincia di Messina, mentre un suo amico è rimasto ferito nella sparatoria. Fermate tre persone.  Giuseppe Di Dio frequentava la terza classe  dell'istituto alberghiero di Troina (Enna) e sarebbe stato attinto per errore dai colpi mortali esplosi da  Giacomo Frasconà Filaro , il 20.enne presunto assassino . 3 nov 2025 - Giuseppe Di Dio, 16 anni, e i suoi amici si trovavano  davanti a un bar di via Roma, a Capizzi, quando da un'automobile sarebbero scese tre persone, una delle quali avrebbe esploso i colpi di arma da fuoco che hanno attinto mortalmente il sedicenne, ferendo un altro giovane di 22 anni.  Si tratta di  Antonio Frasconà Filaro , 48 anni, e dei figli Mario, 18 anni, e Giacomo, 20 anni. Quest'ultimo, armato di pistola avrebbe fatto fuoco sulle persone presenti all'esterno del  bar di via Roma, a Capizzi, uccidendo ...

CITTÀ METROPOLITANA DI MESSINA, IL DISSESTO NON È UN’OPINIONE

Chiarimenti del Commissario straordinario, dott. Filippo Romano, sull’avvio della procedura di dissesto della Città metropolitana di Messina: Il dissesto non è un’opinione

Messina, 24/08/2017 - La pubblicazione di diversi interventi che contestano l’avvio delle procedure di dissesto rende necessario un chiarimento: il dissesto non è una scelta politica nè un’opinione, ma un fatto contabile aritmeticamente calcolato, e la sua dichiarazione è un obbligo di legge, alla cui eventuale omissione seguirebbero un intervento sostitutivo della Corte dei Conti e gravi sanzioni per chi non l’abbia dichiarato. È anche opportuno precisare che la procedura di riequilibrio non può essere applicata all’attuale situazione della Città metropolitana di Messina: essa, infatti, consiste nella “spalmatura” dei debiti in un più o meno lungo arco temporale.

Questo Ente non ha debiti pendenti né quindi da “spalmare”. Fino ad oggi, infatti, sono stati regolarmente pagati gli stipendi ai dipendenti e le fatture ai fornitori e non si è mai fatto ricorso a onerose anticipazioni di cassa presso l’istituto bancario tesoriere. L’onere che – da solo – cagiona l’impossibilità di chiudere il bilancio, non solo di questa, ma di gran parte delle ex Province, è il contributo coattivo a favore dello Stato pari a 25 milioni di Euro (più 3 milioni di sanzioni), i quali vanno a gravare su un budget di 62 milioni di Euro a fronte di 39,5 milioni di spese fisse (30 milioni per stipendi; 4 milioni per utenze degli Uffici e delle Scuole; 4 milioni per mutui per opere pubbliche realizzate fino al 2013 e 1,5 milioni di residui di fitti passivi).
Si deve, altresì, far presente che le spese per il personale sono state faticosamente ridotte nell’ultimo triennio da 38 milioni a 30 milioni di Euro l’anno, e le spese per fitti passivi da 3,6 milioni a 1,5 milioni di Euro (in corso di ulteriore diminuzione grazie ai trasferimenti ed accorpamenti di plessi scolastici).

Infine, qualora vi siano ancora dubbi sul perché non si sia dichiarato il dissesto negli anni scorsi, si chiarisce che il contributo coattivo era notevolmente inferiore (8,5 milioni nel 2015 e 17 milioni nel 2016) e che questo Ente ha potuto utilizzare avanzi di amministrazione ed economie ottenute con ingenti sforzi; avanzi che sono impegnati ed economie che oggi non bastano più.
In ogni caso la delibera commissariale n.42/2017 e la conseguente nota del Sindaco metropolitano, disponibili sul sito istituzionale della Città metropolitana, contengono tutti i dati numerico e tecnici necessari per una migliore comprensione del problema.

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