Scorie nucleari: anche a Trapani il NO assoluto al deposito nazionale di rifiuti radioattivi

Manifestazione NO deposito scorie. Ciminnisi (M5S): "Auspichiamo presa di posizione di maggioranza e Governo di centrodestra".  La deputata ARS Cinqustelle Cristina Ciminnisi presente, unitamente alla coordinatrice Territoriale del M5S Francesca Trapani, alla manifestazione contro le scorie nucleari avvenuta a Trapani. Trapani, 2 maggio 2024  – "Come abbiamo già fatto a Segesta, anche a Trapani, oggi abbiamo manifestato il nostro NO assoluto al deposito nazionale di rifiuti radioattivi nei nostri territori. Come MoVimento 5 Stelle Sicilia, lavoreremo perché l’ARS approvi la mozione affinché Trapani e Calatafimi non diventino la pattumiera d’Italia. Ci preoccupa il fatto che non abbiamo ancora ascoltato un NO altrettanto deciso da parte della maggioranza di centrodestra, né da parte del Governo Regionale. Al contrario, sembrano giungere da autorevoli rappresentanti del territorio preoccupanti voci di 'disponibilità a valutare' le 'opportunità economiche'.

MESSINA DAL BASSO: SE BASTA UN PRINCIPATO A FARCI SENTIRE DI NUOVO SUFFRAGETTE

Le polemiche fini a sé stesse, impregnate di arrogante ostentazione e rivalsa, risultano sempre odiose e quanto più distanti dallo spirito del gruppo Pari Opportunità di CMdB, che è intervenuto sulle esternazioni dell'arch. Principato circa il progetto delle 21 vie intitolate alle 21 madri della Costituzione, non in acritica difesa dell'amministrazione Accorinti o con abiette velleità censorie, bensì in supporto a un progetto di grande valore culturale e sociale, grazie al quale 21 strade della VI Circoscrizione di Messina usciranno finalmente dall'anonimato nel segno della parità.

Messina, 20 agosto 2017 - I tanti e autorevoli interventi che in queste ore hanno animato la "querelle toponomastica", com'è stata definita dai giornali, ci danno la misura di quanto il gap di genere nelle intestazioni delle vie della città, non sia tema "feticcio" di poche esaltate che sognano di colmarlo, ma questione niente affatto secondaria attraverso cui passano crescita e sviluppo identitari e sempre in fieri di una città complessa come Messina. Dispiace riscontrare nel sarcasmo dell'arch. Principato gratuita demonizzazione del proprio interlocutore, un facile sberleffo che devia costantemente dal tema cardine della disparità di genere in ambito toponomastico, sfociando in ridicola lezioncina di storia con cui si fraintende volutamente il senso delle nostre parole.

Passeggiando in centro, sotto i tigli che la regina Elena fece impiantare, ci ricordiamo di sovente dei contatti diretti che ebbe con la città di Messina e del suo ammirevole impegno istituzionale a tal riguardo, così come non ci risultano certo estranee le implicazioni storiche di Garibaldi in riva allo Stretto. Ciò che intendevamo contestare è il ragionamento proposto dall'arch. Principato, che focalizzandosi sulla sua "piccola patria", come scrive giustamente Dino Messina, ha privilegiato l'aspetto del legame "personale" con la città, anziché valutare anche l'imprescindibile importanza di figure e simboli nazionali, che attraverso una capillare presenza su tutto il territorio italiano, hanno contribuito alla costruzione concreta e non fittizia di un'unità nazionale.

Ora, se il sottile filo della toponomastica ha collegato le Alpi alla Conca d'Oro attingendo alla storia monarchica d'Italia, perché tanta riluttanza ad accettare che questo filo possa passare anche attraverso coloro che ne hanno fatto la storia repubblicana, democratica?
Se in Italia non esiste comune che non abbia una via, un corso, una piazza intitolati a Umberto I, Vittorio Emanuele o Garibaldi, a prescindere dai casi specifici di contatti diretti con la città, perché non accettare che si diffondano sul territorio anche i nomi di coloro che hanno fatto la Resistenza, la Costituzione, la Repubblica?

Temiamo di ricordarci forse che solo nel '46 in Italia votarono per la prima volta le donne? Temiamo forse di assurgere a modelli di riferimento le prime donne elette in quell'occasione, a cui, al pari dei colleghi uomini, dobbiamo diritti e libertà fondamentali?

Le nostre domande, arch. Principato, sono sorte leggendo fuorvianti imprecisioni nel suo racconto dell'iter di questo progetto, ignorando (o volendo ignorare, decida lei) la sua portata popolare e progressista, per cui un gruppo di donne comuni, cittadine, ha studiato, si è incontrata, ha discusso e trovato in questa proposta uno stimolo davvero "dal basso" (e non parlo di noi) perché il governo della città faccia un passo importante verso la riduzione di questo vergognoso gap di genere.

Un uomo di cultura come lei ha davvero bisogno attraverso questi maldestri tentativi mediatici, di provare ad affossare o deridere gli sforzi di quelle donne che senza la sua notorietà, stanno portando avanti da anni questo progetto e con esso una battaglia di civiltà?

Non prova neanche un po' di disagio nel coinvolgere pubblicamente persino figure compiante e amate in città come il giornalista Mino Licordari in un improprio e volgare confronto con la storia delle 21 donne costituenti? Si rende conto dell’assoluta mancanza di tatto e intrinseca offesa delle sue parole?

Nella sua replica sciorina nomi illustri a cui sarebbero state intitolate vie “grazie” alla sua presenza in commissione Toponomastica, ci invita a documentarci sul suo lavoro, che per le entusiastiche descrizioni con cui ce lo racconta, dovrebbe risplendere di luce propria, eppure, al netto di tutti i suoi anni di “servizio pubblico” in quest’ambito, non ci è pervenuta una sola parola sulle drammatiche lacune ancora presenti.
Ci riferiamo ai tanti nomi storici, questa volta maschili, che sono stati variamente legati alla città di Messina e di cui non c’è traccia nelle vie, togliendo così alle nuove generazioni una testimonianza concreta del proprio passato.

Di seguito elenchiamo i più celebri:

- Federico II di Svevia (1194-1250) che a Messina insediò un’importante Assise nel 1221 per il riordino della normativa del regno;

- Giovanni Boccaccio (1313-1375) che a Messina ambientò la sua “Lisabetta”;

- Pietro Bembo (1470-1547) che a Messina inventò la punteggiatura moderna (si veda il suo “De Aetna”);

- Miguel de Cervantes (1547-1616) che in ritorno dalla battaglia di Lepanto a Messina soggiornò e vi iniziò la stesura del celebre "Don Chisciotte";

- William Shakespeare (1564-1616) che, a prescindere dalle varie teorie storiografiche sulla sua provenienza, ambientò proprio a Messina il famoso “Molto rumore per nulla”;

- Johan Wolfgang Goethe (1749-1832) che dedicò parte del suo noto tour in Sicilia a visitare e raccontare Messina dopo il terremoto del 1783;

- Johann Christoph Friedrich von Schiller (1759-1805) che scrisse “La sposa di Messina”;

- Dimitrios Bisbikis (1823-1848) giovane rivoluzionario greco che perse la vita a Messina durante i moti del ’48;

- Friedrich Nietzsche (1844-1900) che visitò Messina nel 1882, scrivendo a tal riguardo all’amico e discepolo Heinrich Koeselitz: <>; subito dopo “La Gaia Scienza” compose “Idilli di Messina” e con molta probabilità durante il suo breve ma intenso soggiorno messinese, pose le basi del celebre “Così parlò Zarathustra”;

- Ilya Mechnikov (1845-1916) ricordato a Messina soltanto da una targa apposta alla casa che abitava, si occupò di biochimica e proprio nella città dello Stretto fece scoperte fondamentali sulla fagocitosi;

- Giuseppe Mercalli (1850-1914) che a Messina elaborò la sua famosa scala studiando gli effetti del terremoto del 1908;

- Elio Vittorini (1908-1966) che scrisse “Le donne di Messina”;

- Renato Guttuso (1911-1987) che nel TVE di Messina eseguì una delle sue ultime opere.

Una menzione speciale va fatta inoltre, circa il singolare caso di Michelangelo Merisi da Caravaggio, che a Messina non solo soggiornò, ma operò attivamente lasciando in eredità due magnifiche tele, oggi fra le più amate attrazioni del Museo Regionale della nostra città. Ebbene, Messina ha una via intitolata a Francesco Susinno, pittore e prete, biografo di numerosi artisti, fra cui proprio il Caravaggio, ma non ha neanche un angolo dedicato al genio pittorico del ‘600 di cui il Susinno tanto scriveva.
Ci preoccupano profondamente queste lacune sorprendenti per la propria gravità, ma nelle parole dell’arch. Principato, colme di meriti da sé conferiti, non risulta alcun riferimento al danno culturale che ne deriva. Se dunque, nomi illustri di grandi artisti, pensatori, scrittori, politici, declinati tutti al maschile, vengono così vilmente dimenticati ed estromessi dal discorso, quale più nefasta sorte tocca alle “sconosciute” donne che Messina l’hanno attraversata, raccontata, ritratta, amata e anche fatta?

Il dato che ne traiamo è avvilente, perché ci rendiamo conto che mancano pezzi di storia della nostra città raccontati attraverso l’incisività quotidiana della presenza toponomastica.
Il dato è ancora più avvilente se le donne da questa storia vengono dimenticate, ignorate, negate.
Recentemente non sono stati i grandi uomini di cultura che oggi altercano per mezzo di giornali e social a raccontarci la figura, ad esempio, di Giuseppa Bolognari, eroina messinese del Risorgimento, bensì il certosino lavoro dei giovani alunni della II E della Scuola Statale Villa Lina Ritiro - Plesso Cesareo, che tramite un concorso volto a trovare 3 nomi di donne per 3 , che tramite un concorso volto a trovare 3 nomi di donne per 3 vie di Messina, hanno riscoperto questo bel personaggio.

Il vulnus della questione, arch. Principato, da lei mai sfiorato, è riconoscere e collocare giustamente nella storia di una città e di conseguenza, nella toponomastica che geograficamente la descrive e antropologicamente le conferisce nuove connotazioni, la presenza femminile, che c’è stata, c’è e continuerà inesorabilmente a crescere nonostante questa inutile polemica.
Alle vie dedicate a sovrane, per quanto di buon cuore e a Madonne e sante, sentitamente adorate, vorremmo si affiancassero i non pochi nomi delle donne che a livello locale così come nazionale, hanno fatto e fanno la storia: le 21 donne costituenti, riferimento nazionale oltremodo caro e imprescindibile, sono fra queste.

Già 12 vie quest'anno sono state intitolate a donne, silente piccola rivoluzione passata inosservata, che con il progetto delle 21 vie alle madri costituenti, trova non certo fine, ma semplicemente una delle tante tappe sotto i riflettori nel lungo cammino di riduzione del gap di genere che ancora ci attende.
Ci piace ricordarle infine, che a Messina esiste una via Santa Flavia, ma non una via dedicata a Flavia Durand, artista francese che qui si trasferì nel 1650 circa, venendo a studiare l’arte pittorica nella città di Antonello assieme al padre e dove operò fino alla morte nel 1715, come riportato dallo stesso Susinno. Di lei lo storico Giuseppe Grosso Cacopardo così scrisse nel suo “Memorie de’ pittori messinesi e degli esteri che in Messina fiorirono dal sec. XII sino al sec. XIX”: <>.

Ecco, noi esistiamo perché speriamo che un giorno si racconti anche l’altra metà di una storia, di una città.  A lei, arch. Principato, rimane l’aver dato prova con la sua replica a un paternalismo inevitabilmente meschino, fra le ultime insopprimibili espressioni di becero maschilismo.
La cultura è l’umiltà del sapere che tesse, non la boria di chi si incensa da sé.
E Messina ha solo bisogno di cultura autentica e parità.

Gruppo Pari Opportunità di CMdB

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