Antimafia, il bilancio di un anno: mai come oggi diffuso il possesso di armi, pure tra insospettabili e minorenni

Antimafia: presentato in aula il bilancio dell'attività della commissione a un anno dal suo insediamento. Dal presidente Cracolici la proposta di un Osservatorio per monitorare gli appalti e il pericolo di infiltrazioni nei subappalti. Sono state 55 le sedute tenute dalla Commissione regionale Antimafia, 14 le inchieste avviate, 70 le audizioni, 9 gli incontri con i prefetti e i comitati per l'ordine e la sicurezza pubblica, 302 gli incontri con gli amministratori locali Palermo, 26 Mar - “Ci sono segnali che ci preoccupano: mai come adesso in molti territori si è diffuso il possesso di armi, persino in ambienti insospettabili. La cronaca ci consegna un pericoloso modello di comportamento anche tra i giovanissimi, come il caso di un 17enne che prima di andare in discoteca si è munito di una pistola. Si diffonde la mafiosità come stile di vita”. Lo ha detto il presidente della commissione regionale Antimafia, Antonello Cracolici, in un passaggio della sua presentazione in au

FEMMINICIDIO ITALIA: 149 OMICIDI DI DONNE, 3 SU 4 COMMESSI NELL’AMBITO FAMILIARE

149 omicidi di donne nel 2016, quasi 3 su 4 sono stati commessi nell’ambito familiare: 59 donne sono state uccise dal partner, 17 da un ex partner e altre 33 da un parente. Nell’ultimo decennio, in Italia, la quota di omicidi avvenuti in ambito familiare ha oscillato da un minimo del 63 per cento (62,7%) nel 2010 ad un massimo del 77 per cento nel 2014, per poi scendere al 73,2 per cento nel 2016. Le differenze di genere sono sostanziali: sempre nel 2016, i maschi vittime di omicidio sono 251 e tra questi 40, il 16 per cento circa (15,9%), sono stati uccisi nell’ambito delle relazioni familiari.

Il fenomeno dei femminicidi in Italia

In questa audizione, l’Istat intende contribuire con dati ed elaborazioni utili ai lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere.
Secondo le nostre elaborazioni sui dati del Ministero dell’interno, sono state 149 le donne vittime di omicidi volontari nel 2016 in Italia. Di questi, quanti sono stati femminicidi?
La questione definitoria è complessa, perché in Italia e nei paesi della UE non esiste una definizione giuridica di femminicidio, che non costituisce uno specifico reato o tipologia codificata di reato, a differenza di quanto avviene in diversi (16) paesi dell’America Latina. Rappresentando, tuttavia, un fenomeno di rilevante interesse nel dibattito pubblico, esso viene misurato a scopo statistico in base alla relazione tra la vittima dell’omicidio e il suo autore. Tale scelta è stata anche condivisa a livello internazionale. Nel maggio 2017, il gruppo di esperti, cui l’Istat partecipa e di cui si avvale l’UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime) per la definizione e l’implementazione della Classificazione Internazionale dei reati (ICCS – International Classification of Crime for Statistical Purposes) ha riconosciuto il femminicidio come un omicidio di una donna compiuto nell’ambito familiare, ovvero dal partner, da un ex partner, o da un parente.

Se si esamina, quindi, la relazione autore/vittima, di quei 149 omicidi di donne nel 2016, quasi 3 su 4 sono stati commessi nell’ambito familiare: 59 donne sono state uccise dal partner, 17 da un ex partner e altre 33 da un parente.
Nell’ultimo decennio, in Italia, la quota di omicidi avvenuti in ambito familiare ha oscillato da un minimo del 63 per cento (62,7%) nel 2010 ad un massimo del 77 per cento nel 2014, per poi scendere al 73,2 per cento nel 2016. Le differenze di genere sono sostanziali: sempre nel 2016, i maschi vittime di omicidio sono 251 e tra questi 40, il 16 per cento circa (15,9%), sono stati uccisi nell’ambito delle relazioni familiari.

Anche la dinamica nel tempo degli omicidi mostra notevoli differenze di genere. La costante riduzione del numero di omicidi registrata negli ultimi decenni ha riguardato principalmente individui di sesso maschile. Gli uomini vittime di omicidio sono passati da 4 a 0,9 ogni 100 mila (tra il 1992 e il 2015, secondo i dati dell’indagine Cause di morte per la quale disponiamo di una serie storica lunga), mentre per le donne il tasso è sceso da 0,6 a 0,4. Sebbene, quindi, per i maschi l’incidenza degli omicidi si mantenga tuttora nettamente maggiore (circa doppia) rispetto alle donne, i progressi sono stati molto visibili. Per le donne, che partivano da una situazione molto più favorevole, la diminuzione nel tempo ha invece seguito ritmi molto più lenti ed è riconducibile ad una riduzione del numero di vittime da autore ad essa sconosciuto o non identificato piuttosto che a un calo delle vittime in ambito familiare.

Nel nostro Paese, la dimensione quantitativa degli omicidi nel complesso è sostanzialmente contenuta, se paragonata a quelle prevalenti nei maggiori paesi europei; tassi di omicidi inferiori a quello italiano si rilevano solo in altri quattro Stati membri: Austria, Paesi Bassi, Spagna e Polonia. Più difficile il confronto per gli omicidi delle donne perché i dati disaggregati per sesso non sono disponibili a date omogenee. Tuttavia si può stimare che per le donne la situazione non si discosti sostanzialmente da quella osservata per il totale delle vittime. Inoltre, i confronti internazionali si possono fare solo in riferimento al complesso degli omicidi delle donne senza la possibilità di distinguere per relazione vittima/autore: sono ancora pochi, infatti, i paesi che raccolgono questa informazione.
Dal punto di vista dell’analisi, possiamo affermare che i femminicidi non sono che la forma più estrema di violenza di genere. La violenza contro le donne è un fenomeno di difficile misurazione, perché si sviluppa soprattutto negli ambienti più familiari, dove una donna dovrebbe sentirsi più sicura e dove può trovarsi ad affrontare in solitudine una situazione che la vede opposta a familiari o persone vicine. Per i fattori cognitivi e di esperienza che intervengono, questa forma di violenza ha spesso un impatto devastante sulla salute psico-fisica della donna.

Le ragioni per le quali questo fenomeno rimane in ampia misura sommerso sono proprio da ricercare nella prossimità con l’autore dei crimini, che, come abbiamo visto, è in tre quarti dei casi il partner o un familiare, e nelle complesse e contrastanti reazioni emotive e psicologiche che la violenza, episodica o reiterata, innesca nelle vittime.
Le nostre indagini sulla popolazione che trattano questo fenomeno rilevano, infatti, uno scarto sensibile fra il numero di intervistate che riferiscono di essere state vittime di aggressioni, minacce e violenze sessuali e il numero di coloro che dichiarano di avere denunciato i fatti alle autorità competenti.
Per questo motivo, accanto all’elaborazione dei dati di fonte giudiziaria, che illustrerò più avanti, l’Istat è impegnato a investigare il fenomeno attraverso indagini ad hoc, studiate per raccogliere direttamente dalla rispondente la sua esperienza. Questo consente di integrare le informazioni e arrivare ad una ricomposizione più verosimile dell’entità e delle caratteristiche del fenomeno.
L’esperienza dell’Istat nella misurazione della violenza di genere

L’Istat da lungo tempo è impegnato nella misurazione del fenomeno della violenza di genere contro le donne. Nel 1997, nell’ambito dell’Indagine sulla sicurezza dei cittadini, si rilevarono per la prima volta anche i casi di molestie sessuali, fisiche, telefoniche, esibizionismo, molestie e ricatti sessuali sul lavoro, lo stupro e il tentato stupro.

La prima indagine interamente ed esplicitamente dedicata alla violenza sulle donne – denominata Indagine sulla sicurezza delle donne – è stata condotta dall’Istat nel 2006, con il contributo finanziario del Ministero per le pari opportunità, l’attiva collaborazione progettuale dei centri antiviolenza, e anche con il supporto di alcune donne vittime di violenze. In quella occasione, furono adottati importanti miglioramenti, rispetto alla precedente esperienza, nella tecnica d’indagine e nel disegno del questionario, al fine di rappresentare più fedelmente alcuni aspetti rilevanti, quali le informazioni sugli autori della violenza. Si produsse così una stima accurata delle donne che avevano subito violenza fisica, sessuale e psicologica per tipo di autore, gravità, luogo, conseguenze, con approfondimenti sulla dinamica della violenza e sulla enorme quota di sommerso; dati fondamentali ai fini delle politiche di prevenzione e contrasto della violenza di genere.

L’indagine è stata ripetuta nel 2014, ulteriormente arricchita di informazioni (tra cui quelle relative alle donne disabili e alle straniere) e i risultati, come vedremo, sono particolarmente rilevanti: diminuisce il complesso delle violenze, tranne gli stupri, ma aumenta la loro gravità.
__________________
Immagine: Rosa Di Giorgio ©

Commenti