1° Maggio: «Festa del Lavoro», la filastrocca di Mimmo Mòllica

1° Maggio Festa del lavoro. La «Filastrocca del Lavoro» di Mimmo Mòllica racconta in versi e strofe questa importante ricorrenza. E noi la proponiamo a grandi e piccini per celebrare la «Festa del Lavoro e dei Lavoratori».  «Filastrocca del lavoro» di Mimmo Mòllica   Caro babbo che cos’è il lavoro? dei bambini domandano in coro a un papà stanco e pure affannato, dal lavoro appena tornato. Ed il babbo risponde a fatica «serve a vivere, è una regola antica». Ed aggiunge: «… ed inoltre, sapete il lavoro è passione, è volontà e decoro». «E che cosa vuol dire decoro?», ribatterono subito loro. «È nell’opera di un falegname, è Van Gogh, è in un vaso di rame». «È Geppetto e il suo pezzo di legno, è Pinocchio, è Collodi e il suo ingegno, è donare qualcosa di noi senza credersi dei supereroi». «È costruire un gran bel grattacielo, è Gesù quando spiega il Vangelo, compiacersi di quello che fai, è dolersene se non ce l’hai!». Però un tipo iniziò a blaterare: «È pagare la gente per non lavorare, s

COMUNI: DATI SEMPRE PIÙ 'IMPERSONALI' E LONTANI DALLA REALTÀ

La spesa dei Comuni per i servizi sociali: circa 7 miliardi e 56 milioni di euro, pari allo 0,4% del Pil nazionale. Rispetto all’anno 2015, si registra un incremento del 2%. Per ciascun residente i Comuni hanno speso in media 116 euro nel 2016, contro i 114 del 2015. A livello territoriale le disparità sono sempre elevatissime: si passa dai 22 euro della Calabria ai 517 della Provincia Autonoma di Bolzano. I dati Istat sempre più 'impersonali' e lontani dalla realtà
03/01/2019 - Le fonti di finanziamento: per il 62% risorse dei comuni. La principale fonte di finanziamento della spesa sociale degli enti territoriali sono le risorse proprie dei Comuni e delle associazioni di comuni (61,8%). Al secondo posto in ordine di importanza vi sono i fondi regionali vincolati per le politiche sociali, che finanziano il 17,8% della spesa sociale dei Comuni. Le risorse rimanenti provengono dal fondo indistinto per le politiche sociali (9%), dai fondi vincolati statali o dell’Unione europea (7,4%), da altri enti pubblici (2,7%) e da privati (1,3%). Solo il 16,4% della spesa risulta quindi finanziata a livello centrale, mentre la maggior parte delle risorse provengono direttamente dai territori.

Il peso del fondo indistinto per le politiche sociali è decrescente, dal 13% del 2006 al 9% del 2016 ed è maggiore al Sud e nelle Isole rispetto al Centro-nord. Viceversa i comuni del Centro e del Nord basano maggiormente le politiche sociali sulle risorse proprie.
E’ quindi evidente che le differenze osservate tra le aree geografiche in termini di spesa e disponibilità di servizi sono riconducibili in gran parte al quadro delle risorse direttamente disponibili sul territorio, secondo un modello che vede l’offerta assistenziale più legata alla ricchezza prodotta che ai bisogni assistenziali, riducendo così le potenzialità perequative del welfare locale.

A partire dal 2011, le risorse destinate agli anziani tendono a diminuire mentre continua ad aumentare la popolazione di riferimento. La spesa pro-capite per gli anziani è passata da 122 euro nel 2010 a 92 euro annui nel 2016. La quota rivolta agli anziani sul totale della spesa sociale dei Comuni risulta in diminuzione già dagli anni precedenti, per una crescita meno sostenuta rispetto alle altre aree di utenza che ha portato la quota per gli anziani dal 25% del 2003 al 17% nel 2016.
Le principali voci di spesa per l’area anziani sono le strutture residenziali, comunali o private convenzionate, che assorbono circa il 38% delle risorse. A risiedere nelle strutture comunali o finanziate dai Comuni è lo 0,8% degli anziani, valore stabile nel tempo ma contraddistinto da importanti differenze territoriali: dal 2,1% del Nord-est scende allo 0,1% nel Sud, dove i comuni che offrono questo tipo di assistenza sono solo il 16,9%, contro il 56,9% al Nord-est e il 33,3% a livello nazionale.

I Comuni destinano il 37% della spesa sociale per gli anziani all’assistenza domiciliare. La tipologia prevalente offerta dai Comuni è quella socio-assistenziale, che consiste nella cura e igiene della persona e nel supporto nella gestione dell’abitazione. Dal 2010 al 2016 per questo tipo di assistenza si registra un calo del 25% sia per la spesa che per il numero degli anziani assistiti, i quali passano da quasi 176mila nel 2010 a meno di 132mila nel 2016 (dall’1,4% all’1% degli anziani residenti). A questi utenti si aggiungono quasi 76mila persone (lo 0,6% degli anziani residenti) che ricevono Assistenza Domiciliare Integrata, ovvero con l’integrazione di prestazioni di tipo sanitario a carico del Sistema Sanitario Nazionale. Anche l’assistenza domiciliare Integrata subisce un calo rispetto al 2010, quando gli anziani assistiti erano oltre 86mila, pari allo 0,7% dei residenti.

Come per le altre aree di utenza, emergono importanti squilibri a sfavore delle regioni del Sud, dove la spesa annua è di 48 euro pro-capite contro 80 euro nelle Isole, 78 al Centro, 91 al Nord-ovest e 159 al Nord-est. E’ interessante notare che mentre al Nord-est la spesa sociale pro-capite per gli anziani è diminuita dell’8% dal 2010 al 2016, nelle altre ripartizioni geografiche il calo è molto più accentuato: -19% al Sud, -24% nelle Isole, -34% al Centro e -35% al Nord-ovest.

Commenti