Sicily Music Conference: dal 14 al 17 maggio il primo evento internazionale dedicato alla filiera musicale in Sicilia

Workshop e tavole rotonde, 10 ore di mentor corner sui vari temi della filiera, approfondimenti sul mental health, sul music export, sulla digitalizzazione e sul riutilizzo dei beni confiscati e ancora il Sindaco della Notte di Amsterdam che racconta l’esperienza olandese… 4 giorni da non perdere per gli appassionati di musica.   Palermo, 24 apr 2025 - Torna la  Sicily Music Conference   dal 14 al 17 maggio , il primo evento internazionale dedicato alla filiera musicale in Sicilia, tra  Palermo e Catania  si ritroveranno per il quarto anno musicisti che hanno partecipato alla call, professionisti italiani e internazionali, appassionati di musica e giovani che desiderano scoprire come entrare nel mondo della musica.   La  Sicily Music Conference 2025  in soli 4 anni è diventata un punto di riferimento per l’industria musicale italiana e internazionale, con un programma ricco di  incontri, workshop, opportunità di networking listening session e...

DOMENICO PELLEGRINO, UNA BARCA DI LUCE APPRODA ALLA BIENNALE DI VENEZIA

I’m the Island, Domenico Pellegrino
Una barca di luce approda alla Biennale di Venezia, Palazzo Zenobio, 10 maggio - 23 novembre 2019

07/05/2019 - Dinanzi al settecentesco Palazzo Zenobio, sede del Collegio Armeno Moorat-Raphael, dei padri Mechitaristi, approderà infatti I’m The Island, installazione_barca che sa di viaggio, percorso, ricerca di conoscenza, voglia di vita (Vernissage: 10 maggio, ore 17,30). Una barca che affiora sull’acqua, è un tappeto luminoso che sembra rimandare ad altro, ad un racconto sinuoso che supera tempo e spazio. E unisce idealmente due territori lontanissimi: il Bangladesh da cui è tratta la forma, e la Sicilia che veglia sul contenuto. Pellegrino ha infatti lavorato sul modello delle imbarcazioni tipiche bengalesi, barche in legno scuro che scivolano sul fango di un Paese che si vede inghiottire dall’acqua; e ha raccolto e annodato un filo che lo conduce in Sicilia, all’antica famiglia Rodolico, ai maestri d’ascia citati già ne “I Malavoglia” di Verga.

“Il tema della "Sete", scelto dai due curatori Mokhlesur Rahman e Viviana Vannucci, va oltre il semplice aspetto fisico di espandersi in molti territori-intellettuale, artistico – spiega Domenico Pellegrino -. Il mio contributo creativo, in termini simbolici e metaforici, affronta le proprietà salvifiche e terapeutiche dell'acqua, che è in grado di sradicare le impurità da qualsiasi organismo. Purificare e sublimare il mondo fenomenico da qualsiasi connotazione negativa e trasformarlo in qualcos'altro, in un’opera d'arte, appunto. La sete di acqua pura che le persone sentono non è solo un requisito fisico, ma diventa espressione di desiderio di vita e conoscenza”.

La barca al suo interno traghetta la cultura di un popolo vivo (simboleggiato dalla luce) e protetto dalla stessa barca, come due mani trattengono la cosa più importante al mondo. Le luminarie ridisegnano alcuni decori del Bangladesh, elementi presi a prestito dalla natura, riscritti e ridisegnati attraverso la cultura siciliana. L’installazione – completata da una scritta al neon “I’m The Island” - sarà esposta temporaneamente nel canale antistante a Palazzo Zenobio, per poi essere spostata all’interno della residenza settecentesca.

E sempre alla Biennale giunge anche un’altra opera diDomenico Pellegrino: sarà allestita nei saloni di Palazzo Zenobio la sua “Cosmogonia Mediterranea”, l’isola di luminarie che è rimasta sul fondo del mare dinanzi a Lampedusa, ma che prima ha viaggiato per il Mediterraneo, toccando musei e luoghi d’arte, portando con sé un messaggio di tolleranza e respiro. Pellegrino ha voluto capovolgere la sua visione e ha osservato la terra sottosopra, dal profondo del mare, dallo stesso luogo in cui si consumano (e spesso, si concludono) tragedie immani. Tante piccole stelle luminose scivolate nell’acqua e lì sono rimaste, a formare una costellazione che ha i contorni colorati dell’isola. “Cosmogonia Mediterranea” è dedicata a Sebastiano Tusa l’archeologo, scomparso poche settimane fa nel disastro aereo in Etiopia, che sostenne sin dall’inizio il progetto dell’artista.

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