Istruzione e formazione. Benessere equo e sostenibile dei territori. L’Istat pubblica l’aggiornamento annuale del sistema di indicatori del Benessere equo e sostenibile dei territori, riferiti alle province e alle città metropolitane italiane, coerenti e integrati con il framework Bes
adottato a livello nazionale. I 63 indicatori statistici inseriti nell’edizione 2021 sono articolati in 11 domini; rispetto al Rapporto Bes
nazionale, composto da 12 domini, non è considerato il Benessere soggettivo per la mancanza di fonti di adeguata qualità statistica.
6 sett 2021 - Nell’anno di inizio della crisi pandemica, entrambi gli indicatori selezionati per l’analisi di questo dominio
hanno subito un peggioramento, soprattutto al Centro-nord.
Dopo alcuni anni di diminuzione, la percentuale di giovani che non lavorano e non studiano (Neet)
torna a salire, raggiungendo nel 2020 il 23,3% in media-Italia (+1,1 punti percentuali rispetto al 2019). Il
trend è accentuato al Nord (16,8%; +2,3 punti) e al Centro (19,9%; +1,8 punti). Il Mezzogiorno, che
registra invece una contrazione modesta (-0,4 punti), resta comunque su livelli doppi rispetto al Nord,
con circa un giovane di 15-29 anni su tre che non è inserito in un percorso di istruzione o formazione né
è occupato (32,6%).
La distribuzione tra le province mostra una evidente divaricazione tra l’area del Nord-est e la Sicilia,
dove la quota di Neet tocca il 40% a Messina, Catania e Caltanissetta (Figura 3). Tuttavia, la provincia
con il valore più alto del tasso è, anche nel 2020, quella di Crotone (48%), che marca una distanza
notevole da Pordenone (10,7%), Ferrara (11,1%) e Sondrio (11,9%), le province più virtuose.
In generale, tra il 2010 e il 2020 l’incidenza dei Neet aumenta per quasi i due terzi delle province. Tra
quelle che invece presentano una dinamica nettamente positiva si segnalano Pordenone (17,9% nel
2010; -7 punti percentuali) e Brescia (14,7% nel 2020 da 21,6%). Nel Mezzogiorno le evoluzioni
positive più marcate emergono per Matera (24,5%, -8 punti percentuali rispetto al 2010) e Brindisi
(28,9% da 36,8%).
Anche nel 2020 i livelli di partecipazione alla formazione continua, ovvero la percentuale di persone
di 25-64 anni che hanno partecipato ad attività di istruzione e formazione nelle 4 settimane precedenti
l'intervista, contrassegnano una distanza consistente tra il Centro-nord e il Mezzogiorno, ma la divisione
tra le due aree non è netta.
Le province meridionali restano prevalentemente su livelli bassi e distanti dalla media Italia (7,2%), ma
ai valori minimi registrati a Trapani (2,6%), Caltanissetta (3,7%) e Messina (3,8%) si contrappone quello
di Cagliari, che con il 16,5% è prima assoluta in Italia. Di contro, nel gruppo di coda della distribuzione
si trovano anche Asti (4,2%), Bergamo (4,9%) e Verbano-Cusio-Ossola (5,2%) per il Nord, Pesaro e
Urbino e Macerata per il Centro (5,0% e 5,2% rispettivamente).
Questa configurazione territoriale dai contorni frastagliati è anche esito delle diverse dinamiche che
hanno interessato i territori nell’ultimo anno, durante il quale si è registrata una generale contrazione
della partecipazione alla formazione continua (-0,9 punti percentuali in media Italia) anche dovuta alle
interruzioni durante l’emergenza sanitaria della possibilità di partecipare ad attività di apprendimento,
che solo parzialmente sono state riconvertite in altre forme di fornitura.
L’ultimo anno ha segnato un’inversione della tendenza di moderata crescita che, pur con andamento
alterno, si è osservata a partire dal 2010 in maniera diffusa sul territorio nazionale. Il saldo 2010-2020
resta comunque positivo per la maggior parte delle province italiane. Il guadagno più significativo è
quello di Bologna (con il 5,9% nel 2010 e il 14,1% nel 2020).
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FONTE: ISTAT
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