Casteldaccia: la morte di 5 operai lascia sgomenti, ennesimo incidente sul lavoro grave e inaccettabile

Incidente sul lavoro a Casteldaccia: cinque lavoratori perdono la vita e un sesto è in gravi condizioni. La Cisal indice per domani, martedì 7 maggio, uno sciopero generale di 4 ore nel settore privato, a partire dall’inizio del turno di lavoro, "mentre dalle 9 terremo un sit-in di fronte alla Prefettura di Palermo”.   Palermo, 6 maggio 2024 – "L'incidente sul lavoro che a Casteldaccia, in provincia di Palermo, ha portato alla morte di cinque operai e al ferimento di un sesto, ci lascia sgomenti. Esprimiamo cordoglio e vicinanza alle famiglie dei lavoratori coinvolti e chiediamo che si accertino al più presto le cause di questo ennesimo incidente sul lavoro, grave e inaccettabile. La sicurezza sul lavoro è un'emergenza nazionale e come tale va affrontata a ogni livello, coinvolgendo sindacati, imprese e istituzioni". Lo dicono Giuseppe Badagliacca e Daniele Ciulla di Federerenergia Cisal in merito all'incidente sul lavoro avvenuto a Castaldaccia, nel Palermit

Veni l’autunnu: l’equinozio coi ‘riuturi’ di Franco Battiato

Oggi 22 settembre 2021, 'equinozio d’autunno’.  Salutiamo l’arrivo dell’autunno con i potenti versi di Franco Battiato: “Veni l'autunnu, / scura cchiù prestu / l'albiri peddunu i fogghi / e a mari già si sentunu i riuturi”. «Riuturi» (o «rivuturi»), una parola strana. Anche tu li avrai già uditi quando alla fine dell'estate dal mare si sente provenire quell’inquietante ‘tramestio’ temporalesco

[22/09/2021] - Viene l’autunno, fa buio prima, gli alberi perdono le foglie, ricomincia la scuola. Là a mare già si sentono i “riuturi”. Oggi, 22 settembre 'equinozio d’autunno’ (previsto alle 21,21), quanto avrei voluto salutare l’arrivo dell’autunno con una mia filastrocca, ma non c’è spazio, tanto potenti sono (in me) i versi di Franco Battiato: “Veni l'autunnu, / scura cchiù prestu / l'albiri peddunu i fogghi / e a mari già si sentunu i riuturi”.
«Riuturi» (o «rivuturi») per chi non conosce la lingua paterna di Battiato (che è anche la mia) è una parola incomprensibile e strana. Anche tu avrai già udito i “riuturi”, quando alla fine dell'estate dal mare si sente provenire quell’inquietante ‘tramestio’ temporalesco che non è chiaro. Che non è movimento nè fermento, non è scompiglio nè tumulto, non è finimondo né temporale, non è rumore e non è chiasso, non è tuono nè frastuono.  Sono i “riuturi”, "rivolture”, i primi sentori dell’autunno. E’ poesia.

Battiato, braccia rubate all’agricoltura

E pensare che suo padre gli “’nzignau lu muraturi / pi’ nan sapiri leggiri e scriviri”… ‘Lo insegnò’ muratore non sapendo leggere né scrivere: analfabeta dunque? Sì, quello è il significato letterale, ma c’è un significato in questo ‘modo di dire’ che è sinonimo di decisione presa senza starci troppo a pensare, d'impeto, senza indugio, alla cieca. Nulla a che spartire col significato letterale, insomma.

Santi che pagano il mio pranzo non ce n'è

Del resto Battiato avrebbe avuto poche speranze di sottrarsi a quel ‘destino’: “È inutili câ 'ntrizzi e fai cannola / lu santu è di mammuru e nan sura".
E’ inutile cercare di convincere un santo di marmo che – pertanto – non potrà mai sudare. Ecco un altro modo di dire molto usato ed efficace in Sicilia, per significare letteralmente che è inutile cercare di essere suadente e adulatrice per sedurre, adornandosi i capelli con boccoli e trecce (‘ntrizzari’), se il tuo interlocutore è irremovibile ti servirà a poco o a niente.
I “bummi supra ‘a Nunziata” sono i fuochi d’artificio che svettano sopra la chiesa dell’Annunziata e tutti nei vicoli stretti del paese, dietro alla processione.

Sicilia bella mia, Sicilia bella. Che strano e complicato sentimento, un giorno ti dovrò confidare le mie pene, chissà se sei in grado di capire? Non so come (sia possibile), ma ti voglio bene.
Battiato in questa dichiarazione d’amore alla propria terra, la Sicilia, esprime tutta la sua amarezza per quegli “orrori” che non provengono certo dalla Sicilia stessa, ma da chi (colpevolmente) la abita.
“Odiosamata Sicilia! Di cui non saprebbe trovarsi terra più ricca di magnificenze e d’orrori”, spiega Gesualdo Bufalino nel volume ‘L’isola nuda’.

m.m.

VENI L’AUTUNNU

Stamu un pocu all'umbra,
cca c'è troppu suli...

Veni l'autunnu,
scura cchiù prestu,
l'albiri peddunu i fogghi,
accumincia 'a scola,
ddà a mari già si sentunu i riuturi,
e a' mari già si sentunu i riuturi.

Mô patri m'inzignau lu muraturi
pi’ nan sapiri leggiri e scriviri.
È inutili câ 'ntrizzi e fai cannola
lu santu è di mammuru e nan sura.

Sparunu i bummi supra ‘a Nunziata,
'n cielu fochi di culuri,
'n terra aria bruciata
e tutti appressu ô santu 'nta vanedda,
Sicilia bedda mia, Sicilia bedda.

Chi stranu e cumplicatu sintimentu,
‘ngnonnu ti l'haiu ‘a diri li mo peni.
Cû sapi si sî in gradu di capiri,
no sacciu comu ma ti vogghiu beni.


VIENE L’AUTUNNO
(traduzione in lingua italiana)

Stiamo un po’ all’ombra,
qua c’è troppo sole...

Viene l’autunno,
fa scuro prima,
gli alberi perdono le foglie,
ricomincia la scuola.
Là a mare già si sentono i “riuturi”,
e a mare già si sente il rumorìo.

Mio padre mi insegnò il muratore
per non sapere leggere e scrivere.
È inutile che intrecci e fai boccole,
il santo è di marmo e non suda.

Sparano le bombe sopra l’Annunziata,
in cielo fuochi di colori,
a terra aria bruciata,
e tutti appresso al santo nella stradella,
Sicilia bella mia, Sicilia bella.

Che strano e complicato sentimento,
un giorno ti dovrò dire le mie pene,
chissà se sei in grado di capire?
non so come, ma ti voglio bene.

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