Stretto di Messina: filmato squalo bianco di tre metri vicino alla spiaggia

Reggio Calabria, filmato squalo bianco femmina di oltre tre metri a pochi metri dalla spiaggia. Due pescatori diportisti hanno ripreso l'esemplare dalla loro barca 29/04/2024 - Lo Stretto di Messina è un habitat ideale per la riproduzione degli squali. E con l’avvicinarsi della stagione estiva è tempo di bagni. E per i più fortunati l'occasione di tuffarsi in mare è quanto mai vicina. Ma la recondita paura di vedersi galleggiare intorno una pinna a filo dell'acqua a volte riaffiora, è proprio il caso di dirlo, un pochino nella testa di tutti noi. Stavolta è accaduto davvero vicino la riva di Reggio Calabria, più precisamente nelle acque di fronte la località Pentimele, nella periferia Nord di Reggio, il 24 aprile 2024.   «Questo è uno squalo bianco», dicono meravigliati i pescatori mentre osservano ciò che accade dinanzi la loro barca”. Nelle immagini registrate si vede il pescecane girare nelle vicinanze della barca, forse a causa delle esche gettate in acqua, per poi ripr

«Ballata della morte», di Mimmo Mòllica (nel Giorno dei Defunti)

[2 nov 2021] - «Ballata della morte nel giorno dei defunti» di Mimmo Mòllica: «Meglio farsi cremare. Meglio ancora non prenderla troppo sul serio. Ma come si fa se l’orrida usanza di rinchiudere un morto (morto in fondo in buono stato), in un loculo di cemento, nel penitenziario di un cimitero, incombe su molti di noi come l’agenzia delle tasse incombe su ogni povero cristo iscritto all'anagrafe? Come si fa?
Come si fa se la pletora degli ‘aventi diritto’ alle esequie è alle costole, ciascuno con i propri costosi servizi da vendere, ciascuno con le proprie pretese, con tanto di oneri e balzelli dovuti alla burocrazia, al crisantemo, al Comune, alla Repubblica, al pubblico e alle autorità? Come si fa?
Gli avvoltoi perfino in India sono quasi scomparsi già da una quindicina d'anni. Grifoni e avvoltoi stanno morendo a migliaia. Alcune specie sono a rischio di estinzione per colpa del ‘diclofenac’, analgesico di uso comune, assimilabile all’aspirina o all’ibuprofene, nutrendosi di carcasse di animali trattati col diclofenac.
Meglio in pasto agli avvoltoi. Meglio!

M. M. 

«Ballata della morte» di Mimmo Mòllica

Chissà, io morirò forse domani,
triste e malato o sbranato dai cani?
Forse io me ne andrò senza parlare,
forse danzando, impegnato a ballare?
Magari morirò sotto Natale,
forse per Pasqua oppure a Carnevale?

Forse tra un anno tirerò le cuoia
ucciso dalla fame o dalla noia?
Ed avrò accanto prefiche e donnine,
forse soltanto libri e medicine.
O forse perirò in un ospedale,
per il trapianto del mio segno astrale?

Magari me ne andrò più soddisfatto,
ridendo a squarciagola come un matto.
Matto, mattino, mattola o mattone,
pallido, bianco come quel cotone.
Forse agognando il mare tanto amato
e là scomparirò, morto abbronzato.

Forse non saprò mai l'ora e la data,
o forse mi verrà comunicata
da un messo, un ufficiale o un avvocato
che mi consegnerà il certificato:
«Il morto è morto in fondo in buono stato
col desiderio d'essere cremato,
e però il saldo poi non l’ha pagato,
sarà perciò parzialmente scremato,
ma se per i congiunti è sconveniente
leggasi è solo una "morte a parente”».

Forse rilascerà la ricevuta
ma solo a dipartita già avvenuta.
Forse l'affideranno a una colomba
che la lasci cadere sulla tomba.
O la daranno a un Eolo violento
che la faccia volare via col vento.
Forse sarò inumato nella terra,
per colpa del ripudio della guerra.

O forse mi faranno una cappella
con tanti fiori a renderla più bella.
Forse ci pianteranno gelsomini,
e accenderanno ceri e anche lumini.
E il giorno dei Defunti per omaggio
mi porteranno di dolci un assaggio.

Magari sceglieranno una cassata
con la ricotta e la panna montata.
«Chi l'ha montata?», forse chiederei,
o forse mi farei gli affari miei.
E poi i cannoli di ricotta avrei
e almeno un paio io li mangerei.

Ma non è detto che si potrà fare,
se dolci ai morti non ne puoi portare,
se la richiesta non ha accoglimento,
perché proibito dal regolamento.
Ecco perché la morte è un'incertezza,
perché riserva troppa insicurezza:
di ciò che puoi portare come omaggio,
e se si potrà fare qualche assaggio...

Troppe son le incertezze della morte:
non c'è una data, settimane corte,
non ci sono cannoli e neanche torte,
né musica soffusa e pianoforte.

Non si sa come, dove e in quale stato,
se avrai diritto ad un certificato,
se potrai stare almeno adesso in pace,
se potrai fare come più ti piace.

È una grande incertezza veramente,
non so com'è che faccia certa gente
ad accettare il giorno della morte
affidandosi al caso ed alla sorte.

Credo di avere fatto la mia scelta,
l'ho fatta ragionando, ma alla svelta:
per non aver sorprese e neanche guai
faccio la scelta di non morire mai.
Chi volesse aderire al mio partito
sappia che sarà sempre ben gradito.

Venga correndo, corra, salti, voli,
però non porti fiori né cannoli,
giacché non siamo antichi né moderni,
noi siamo il tempo, quindi siamo eterni.

Mimmo Mòllica ©
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Noi assistiamo alla morte altrui, non ci è dato di assistere alla nostra! Noi siamo eterni, non siamo un diventare altro. Siamo destinati a un ritorno. Noi siamo già da sempre oltre la vita, più che vita.”
(Emanuele Severino, filosofo)


Martedì 2 novembre, giorno della commemorazione dei defunti. “Che tempi sono questi, in cui bisogna invidiare i sepolti”, scriveva Wolfgang Goethe nel 1833. Oggi 2 novembre è il giorno della commemorazione dei defunti, il «giorno dei morti». Torna prepotente alla mente la questione della sepoltura dei morti. Dibattito che ha coinvolto e coinvolge tutt’oggi studiosi, letterati, pensatori e interi popoli: inumazione, tumulazione, cremazione? Ma non solo questo.

Per Alfred Hitchcock, il grande regista britannico-statunitense: “Non vi è nulla di meglio di una sepoltura in mare. È semplice, pulita, e non molto incriminante”.

Per Luigi Pintor, giornalista, scrittore e politico: “La cremazione nelle civiltà occidentali non ha nulla di purificatore, com'è forse in altre civiltà. È solo una pratica più sbrigativa e meno ingombrante della sepoltura”.

Dacia Maraini: “… i lumini rossi accesi davanti ad ogni loculo. ‘Un vero spettacolo a luci rosse’, mi era venuto da pensare; l'oscenità di uno spiare, al di là di una parete sottile, un corpo che va in sfacelo, non è una perversione? Non è meglio farsi cremare come fanno gli indiani?”.

Mario Andrea Rigoni, saggista, scrittore e poeta: “Sono contrario all'inumazione: segregati quanto si vuole, anche i morti hanno diritto ad un minimo di aria, di apertura, di luce. Paradossale sensazione di sollievo alla visita della Cripta dei Cappuccini di Palermo”.

Jerome David Salinger, scrittore statunitense: “Spero con tutta l’anima che quando morirò qualcuno avrà tanto buonsenso da scaraventarmi nel fiume o qualcosa del genere. Qualunque cosa, piuttosto che ficcarmi in un dannato cimitero”.

Norman Parkinson, fotografo inglese: “Non potrei mai sopportare di essere sepolto con gente alla quale non sono stato prima presentato”.

Woody Allen in Effetti collaterali: “Preferisco la cremazione alla sepoltura e tutte e due a un week-end con mia moglie”.

Meglio in pasto agli avvoltoi che essere sepolti nei loculi di cemento armato, nei cimiteri. Meglio!
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Illustrazione di Myriam Dreamer da Pixabay

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