Sara Campanella: giovedì 3 aprile fiaccolata in ricordo della studentessa vittima di femminicidio a Messina

Giovedì 3 aprile fiaccolata in ricordo di Sara Campanella, studentessa del CdS in Tecniche di Laboratorio Biomedico dell'Università di Messina, vittima di femminicidio a Messina. Il corteo si muoverà fino a Piazza dell'Unione Europea, sede del Municipio.  Per la sua uccisione è stato individuato, quale soggetto fortemente sospettato, Stefano ARGENTINO, 27enne, di Noto (SR), anche lui studente nella stessa facoltà della giovane, rintracciato con il supporto dei Carabinieri di Siracusa. Messina, 1 apr. 2025 - Giovedì 3 aprile 2025, alle ore 19.30 con partenza prevista dal Cortile del Rettorato in Piazza Pugliatti, prenderà avvio una fiaccolata in ricordo di Sara Campanella, studentessa del CdS in Tecniche di Laboratorio Biomedico dell'Università di Messina, vittima di femminicidio. L'iniziativa, organizzata dall'Ateneo peloritano unitamente a tutte le Associazioni studentesche ed in collaborazione con il Comune di Messina, coinvolgerà la Comunità accademica ed è aper...

Violenza di genere e pandemia: accentuato il rischio di comportamenti violenti

L’EFFETTO DELLA PANDEMIA SULLA VIOLENZA DI GENERE Anni 2020-2021.  La pandemia Covid-19 e le misure adottate per il contenimento della sua diffusione (ad esempio il confinamento tra le mura domestiche), così come il dispiegarsi delle conseguenze socio-economiche della crisi innescata dall’emergenza sanitaria, possono aver accentuato il rischio di comportamenti violenti. 

24/11/2021 - Molti studiosi e stakeholder hanno parlato di una emergenza nella emergenza, mentre UN WOMEN - l'Ente delle Nazioni Unite per l'uguaglianza di genere e l'empowerment delle donne – la definisce una emergenza-ombra legata alla pandemia (shadow pandemic) o una crisi nascosta (shadow crisis). Alle difficoltà delle donne che subiscono la violenza vanno affiancate, inoltre, le criticità presentate per i minori che vivono nelle situazioni di violenza e le difficoltà amplificate per i gruppi di popolazione particolarmente vulnerabili, come le donne straniere e con disabilità, o appartenenti a realtà sociali ed economiche svantaggiate. Sono diversi gli scenari possibili: dall’aumento delle vittime della violenza (i nuovi casi), alla recrudescenza della violenza preesistente alla pandemia (la maggiore gravità), all’aumento delle sole richieste di aiuto per violenze insorte in precedenza. Scenari, questi, che possono essere anche compresenti e diversamente interrelati. Per misurare la violenza contro le donne, soprattutto l’ampia parte sommersa vissuta nel quotidiano delle mura domestiche, e come questa si sia modificata a seguito della pandemia, è fondamentale avere dati tratti direttamente dalle indagini sulla popolazione. 

A tale scopo l’Istat condurrà nella primavera del 2022 una nuova edizione dell’Indagine sulla “sicurezza delle donne” 1 , prevista dall’Accordo con il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio. Il monitoraggio corrente dell’evoluzione del fenomeno è un obiettivo prioritario dell’Accordo tra i due Enti che prevede la messa a disposizione di un quadro informativo integrato sulla violenza contro le donne in Italia attraverso il Sistema informativo dedicato 2 . Tale Sistema, che deriva dal Piano Nazionale contro la violenza sulle donne, utilizza tutte le fonti disponibili per disegnare un quadro, il più possibile dettagliato e tempestivo, in grado di consentire agli organi di governo e a tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti nel contrasto alla violenza di genere di monitorare i diversi aspetti del fenomeno e combatterlo con mezzi adeguati al fine di raggiungere gli obiettivi della Convenzione di Istanbul. In questo report si fornisce una lettura della violenza di genere negli anni della pandemia 3 , grazie all’utilizzo dei dati inediti provenienti dalla Rilevazione sulle utenti dei Centri antiviolenza (CAV), che l’Istat ha condotto per la prima volta nel 2020 4 , dalle chiamate al 1522, il numero di pubblica utilità istituito dal Dipartimento per le pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio, e dai dati su denunce alle Forze di Polizia e omicidi, di fonte Ministero dell’Interno. Queste fonti consentono di valutare alcuni aspetti rilevanti della risposta del sistema della protezione e del contrasto della violenza di genere al tempo della pandemia. 

 1 Le edizioni precedenti sono state effettuate nel 2006 e nel 2014, anche queste in collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità. 2 https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne 3 Questo approccio viene raccomandato anche dalla Conferenza degli Statistici europei (Conference of European Statisticians (CES) Steering Group on Gender Statistics nelle linee guida predisposte da UNECE and UNWOMEN per la misurazione della violenza di genere durante la pandemia (Measuring the impact of the Covid-19 pandemic on women and men - Measuring the impact of the Covid- 19 pandemic on women and men - UNECE Statswiki) 4 La rilevazione è stata condotta insieme alle Regioni e le Associazioni dei Centri antiviolenza, nell’ambito dell’Accordo del 2017 con il Dipartimento delle Pari Opportunità 5 Nella speciale sezione covid-19, del sistema informativo sulla violenza contro le donne (raggiungibile all’indirizzo https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne/) sono diffusi altri risultati che fanno il punto sull’emergenza generata dall’epidemia di coronavirus, rispetto alle richieste di aiuto al 1522 nel 2020 e la risposta dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio per le donne maltrattate, nei primi 5 mesi della pandemia. 

 LE RICHIESTE DI AIUTO DURANTE LA PANDEMIA 2 Sintesi dei principali risultati Dalla rilevazione sull’Utenza dei Centri antiviolenza  Sono oltre 15 mila le donne che nel 2020 hanno iniziato il percorso personalizzato di uscita dalla violenza presso i Centri antiviolenza che aderiscono all’Intesa Stato Regioni 6 .  Più del 90% delle donne, circa 13.700, si è rivolta a un CAV per la prima volta proprio nel 2020.  Il 5,6% di queste ha iniziato il percorso di uscita dalla violenza a marzo e il 15% lo ha fatto tra aprile e maggio, superando le restrizioni previste a causa dell’emergenza sanitaria. 

Gli interventi in emergenza sono stati infatti più frequenti in questi tre mesi.  Considerando i casi in cui è presente l’informazione sulla durata della violenza (circa 10.400), emerge che per il 74,2% delle donne, circa 7.700, la violenza non è nata con la pandemia ma pre- esisteva: il 40,6% delle donne subisce violenza da più di 5 anni, il 33,6% da 1 a 5 anni.  La risposta dei CAV è stata efficiente: al 12,6% delle donne è stato offerto il servizio di pronto intervento e messa in sicurezza, al 14,2% il percorso di allontanamento dalle situazioni della violenza e al 18% il sostegno per l’autonomia. 

Per rispondere ai bisogni delle donne, i servizi maggiormente offerti dai Centri nel 2020 sono stati l’ascolto (97,1%) e l’accoglienza (82,8%). Dalle chiamate al “1522”  Nei primi nove mesi del 2021 le richieste di aiuto al “1522” delle vittime tramite chiamata telefonica o via chat sono state 12.305 (15.708 nel 2020 e 8.647 nel 2019).  I dati evidenziano che le misure restrittive alla mobilità, adottate per il contenimento della pandemia, hanno amplificato nelle donne la paura per la propria incolumità. Nei primi nove mesi del 2020 si è osservato, infatti, un aumento delle segnalazioni di violenza in cui la vittima si è sentita in pericolo di vita per sé o per i propri cari (3.583 contro 2.663 nel 2019). Al contrario, la riduzione delle restrizioni negli stessi mesi del 2021 ha portato a una diminuzione delle segnalazioni di violenza in cui la vittima percepiva pericolo imminente (2.457 nel 2021). 

L’allentamento delle misure restrittive per la pandemia ha avuto anche un effetto selettivo sulle violenze segnalate al 1522. Infatti, sono diminuite, rispetto allo stesso periodo del 2020, le segnalazioni per violenze subite da partner (da 58,6 a 53,4%) e aumentate quelle subite da ex- partner e da altri familiari o altri autori esterni alla famiglia.  La diffusa campagna di sensibilizzazione, messa in atto per non far sentire sole le donne vittime di violenza durante la pandemia, ha portato anche all’emersione nel corso del 2021 di violenze meno gravi rispetto a quelle intercettate dal 1522 nel 2020.

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