L’EFFETTO DELLA PANDEMIA SULLA VIOLENZA DI GENERE
Anni 2020-2021. La pandemia Covid-19 e le misure adottate per il contenimento della sua diffusione (ad esempio il
confinamento tra le mura domestiche), così come il dispiegarsi delle conseguenze socio-economiche della
crisi innescata dall’emergenza sanitaria, possono aver accentuato il rischio di comportamenti violenti.
24/11/2021 - Molti
studiosi e stakeholder hanno parlato di una emergenza nella emergenza, mentre UN WOMEN - l'Ente delle
Nazioni Unite per l'uguaglianza di genere e l'empowerment delle donne – la definisce una emergenza-ombra
legata alla pandemia (shadow pandemic) o una crisi nascosta (shadow crisis). Alle difficoltà delle donne che
subiscono la violenza vanno affiancate, inoltre, le criticità presentate per i minori che vivono nelle situazioni
di violenza e le difficoltà amplificate per i gruppi di popolazione particolarmente vulnerabili, come le donne
straniere e con disabilità, o appartenenti a realtà sociali ed economiche svantaggiate.
Sono diversi gli scenari possibili: dall’aumento delle vittime della violenza (i nuovi casi), alla recrudescenza
della violenza preesistente alla pandemia (la maggiore gravità), all’aumento delle sole richieste di aiuto per
violenze insorte in precedenza. Scenari, questi, che possono essere anche compresenti e diversamente
interrelati.
Per misurare la violenza contro le donne, soprattutto l’ampia parte sommersa vissuta nel quotidiano delle
mura domestiche, e come questa si sia modificata a seguito della pandemia, è fondamentale avere dati tratti
direttamente dalle indagini sulla popolazione.
A tale scopo l’Istat condurrà nella primavera del 2022 una
nuova edizione dell’Indagine sulla “sicurezza delle donne” 1 , prevista dall’Accordo con il Dipartimento per le
Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio.
Il monitoraggio corrente dell’evoluzione del fenomeno è un obiettivo prioritario dell’Accordo tra i due Enti che
prevede la messa a disposizione di un quadro informativo integrato sulla violenza contro le donne in Italia
attraverso il Sistema informativo dedicato 2 . Tale Sistema, che deriva dal Piano Nazionale contro la violenza
sulle donne, utilizza tutte le fonti disponibili per disegnare un quadro, il più possibile dettagliato e tempestivo,
in grado di consentire agli organi di governo e a tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti nel contrasto alla
violenza di genere di monitorare i diversi aspetti del fenomeno e combatterlo con mezzi adeguati al fine di
raggiungere gli obiettivi della Convenzione di Istanbul.
In questo report si fornisce una lettura della violenza di genere negli anni della pandemia 3 , grazie all’utilizzo
dei dati inediti provenienti dalla Rilevazione sulle utenti dei Centri antiviolenza (CAV), che l’Istat ha condotto
per la prima volta nel 2020 4 , dalle chiamate al 1522, il numero di pubblica utilità istituito dal Dipartimento per
le pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio, e dai dati su denunce alle Forze di Polizia e omicidi,
di fonte Ministero dell’Interno. Queste fonti consentono di valutare alcuni aspetti rilevanti della risposta del
sistema della protezione e del contrasto della violenza di genere al tempo della pandemia.
1 Le edizioni precedenti sono state effettuate nel 2006 e nel 2014, anche queste in collaborazione con il Dipartimento per le Pari
Opportunità.
2 https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne
3 Questo approccio viene raccomandato anche dalla Conferenza degli Statistici europei (Conference of European Statisticians (CES)
Steering Group on Gender Statistics nelle linee guida predisposte da UNECE and UNWOMEN per la misurazione della violenza di
genere durante la pandemia (Measuring the impact of the Covid-19 pandemic on women and men - Measuring the impact of the Covid-
19 pandemic on women and men - UNECE Statswiki)
4 La rilevazione è stata condotta insieme alle Regioni e le Associazioni dei Centri antiviolenza, nell’ambito dell’Accordo del 2017 con il
Dipartimento delle Pari Opportunità
5 Nella speciale sezione covid-19, del sistema informativo sulla violenza contro le donne (raggiungibile all’indirizzo
https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne/) sono diffusi altri risultati che fanno il punto sull’emergenza generata dall’epidemia di
coronavirus, rispetto alle richieste di aiuto al 1522 nel 2020 e la risposta dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio per le donne
maltrattate, nei primi 5 mesi della pandemia.
LE RICHIESTE DI AIUTO DURANTE LA PANDEMIA
2
Sintesi dei principali risultati
Dalla rilevazione sull’Utenza dei Centri antiviolenza
Sono oltre 15 mila le donne che nel 2020 hanno iniziato il percorso personalizzato di uscita dalla
violenza presso i Centri antiviolenza che aderiscono all’Intesa Stato Regioni 6 .
Più del 90% delle donne, circa 13.700, si è rivolta a un CAV per la prima volta proprio nel 2020.
Il 5,6% di queste ha iniziato il percorso di uscita dalla violenza a marzo e il 15% lo ha fatto tra aprile
e maggio, superando le restrizioni previste a causa dell’emergenza sanitaria.
Gli interventi in
emergenza sono stati infatti più frequenti in questi tre mesi.
Considerando i casi in cui è presente l’informazione sulla durata della violenza (circa 10.400),
emerge che per il 74,2% delle donne, circa 7.700, la violenza non è nata con la pandemia ma pre-
esisteva: il 40,6% delle donne subisce violenza da più di 5 anni, il 33,6% da 1 a 5 anni.
La risposta dei CAV è stata efficiente: al 12,6% delle donne è stato offerto il servizio di pronto
intervento e messa in sicurezza, al 14,2% il percorso di allontanamento dalle situazioni della
violenza e al 18% il sostegno per l’autonomia.
Per rispondere ai bisogni delle donne, i servizi
maggiormente offerti dai Centri nel 2020 sono stati l’ascolto (97,1%) e l’accoglienza (82,8%).
Dalle chiamate al “1522”
Nei primi nove mesi del 2021 le richieste di aiuto al “1522” delle vittime tramite chiamata telefonica o
via chat sono state 12.305 (15.708 nel 2020 e 8.647 nel 2019).
I dati evidenziano che le misure restrittive alla mobilità, adottate per il contenimento della pandemia,
hanno amplificato nelle donne la paura per la propria incolumità. Nei primi nove mesi del 2020 si è
osservato, infatti, un aumento delle segnalazioni di violenza in cui la vittima si è sentita in pericolo di
vita per sé o per i propri cari (3.583 contro 2.663 nel 2019). Al contrario, la riduzione delle restrizioni
negli stessi mesi del 2021 ha portato a una diminuzione delle segnalazioni di violenza in cui la
vittima percepiva pericolo imminente (2.457 nel 2021).
L’allentamento delle misure restrittive per la pandemia ha avuto anche un effetto selettivo sulle
violenze segnalate al 1522. Infatti, sono diminuite, rispetto allo stesso periodo del 2020, le
segnalazioni per violenze subite da partner (da 58,6 a 53,4%) e aumentate quelle subite da ex-
partner e da altri familiari o altri autori esterni alla famiglia.
La diffusa campagna di sensibilizzazione, messa in atto per non far sentire sole le donne vittime di
violenza durante la pandemia, ha portato anche all’emersione nel corso del 2021 di violenze meno
gravi rispetto a quelle intercettate dal 1522 nel 2020.
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