Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

Giosue Carducci cantore della Sicilia e dei monti Nebrodi

«Sai tu l’isola bella, a le cui rive / manda Jonio i fragranti ultimi baci, / nel cui sereno mar Galatea vive / e sui monti Aci? / La valle ov’è che i bei Nèbrodi monti. / Solitaria coronano di pini, / Ove Dafni pastor dicea tra i fonti Carmi divini?» Ricorre oggi, 16 febbraio, l’anniversario della morte di Giosuè Carducci, uno dei padri della letteratura italiana moderna, Premio N obel per la Letteratura 1906. 

16/02/2022 - Ricorre oggi, 16 febbraio, l’anniversario della morte di Giosuè Carducci, uno dei padri della letteratura italiana moderna, Premio N obel per la Letteratura nel 1906, il primo scrittore italiano insignito di tale onorificenza. All’anagrafe Giosuè Alessandro Giuseppe Carducci, nato a Valdicastello, frazione di Pietrasanta, in provincia di Lucca, il 27 luglio 1835. Poeta, scrittore e critico letterario, l'amore per la patria al di sopra di tutto, un innato amore per il bello e la natura, considerato “un cardine dell'insegnamento letterario del sistema scolastico italiano”, pur non avendo mai visitato la Sicilia subì il fascino di questa terra come testimonia una delle sue odi intitolate “Primavere Elleniche“ e composte tra il 10 e il 18 Aprile 1872.
Nei suoi versi, Carducci, evoca la leggenda di Aci e Galatea, trasformato in un fiume, di Proserpina rapita da Plutone in prossimità del lago di Pergusa, e della ninfa Aretusa, che per sfuggire ad Alfeo viene trasformata, dalla dea Artemide, nella fonte Aretusea di Siracusa.

Carducci in qualità di senatore, eletto nel 1890, ebbe a cuore le sorti degli insegnanti e della scuola nella società italiana. Nell'ottobre del 1906 l'Accademia svedese gli assegnò il Premio Nobel per la Letteratura, con la sgeuente motivazione: «Non solo in riconoscimento dei suoi profondi insegnamenti e ricerche critiche, ma su tutto un tributo all'energia creativa, alla purezza dello stile ed alla forza lirica che caratterizza il suo capolavoro di poetica».
Giosue Carducci morì il 16 febbraio 1907 a Bologna, dove fu sepolto, nel Cimitero monumentale della Certosa.

Sai tu l’isola bella, a le cui rive
manda Jonio i fragranti ultimi baci,
nel cui sereno mar Galatea vive
e sui monti Aci?

Amor fremono, amore, e colli e prati
quando la Ennea dai raddolciti inferni
torna col fior dei solchi a i lacrimati
occhi materni.

Amore, amor, sussurrano l’acque, e Alfeo
chiama nei verdi talami Aretusa
ai noti amplessi, ed al concerto acheo
l’itala musa.

Amore, amore, de’ poeti a i canti
Ricantan le cittadi, e via pe’ fòri
Dorïesi prorompono baccanti
Con cetre e fiori.

Ma non di Siracusa o d’Agrigento
Chied’io le torri: quivi immenso ondeggia
L’inno tebano ed ombrano ben cento
Palme la reggia.

La valle ov’è che i bei Nèbrodi monti 25
Solitaria coronano di pini,
Ove Dafni pastor dicea tra i fonti
Carmi divini?

– Oh di Pèlope re tenere il suolo,
Oh non m’avvenga, o d’aurei talenti 30
Gran copia, e non de l’agil piede a volo
Vincere i venti!

Io vo’ da questa rupe erma cantare,
Te fra le braccia avendo e via lontano
Calar vedendo l’agne bianche al mare
Sicilïano. 

Cantava il dorio giovine felice,
E tacean gli usignoli. A quella riva,
O chiusa in un bel vel di Beatrice
Anima argiva, 

Ti rapirò nel verso; e tra i sereni
Ozi de le campagne a mezzo il giorno,
Tacendo e rifulgendo in tutti i seni
Ciel, mare, intorno,

Io per te sveglierò da i colli aprichi 45
Le Driadi bionde sovra il piè leggero
E ammiranti a le tue forme gli antichi
Numi d’Omero.

[...]


M.M.

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