24 ott 2022 - Al confine con la Slovenia, lungo la valle dell'Isonzo, era dislocato l'esercito italiano guidato dal comandante Luigi Cadorna. Nel cuore della notte del 24 ottobre 1917 gli Austro-ungarici attentarono al bunker di Caporetto con l'artiglieria pesante, sconvolgendola in una notte infernale.
Era il 24 ottobre 1917: furono oltre diecimila furono i morti, 30mila i feriti e 300mila i prigionieri. A Caporetto l'esercito italiano fu costertto ad arretrare. Furono richiamati in armi i riservisti e i 18enni. Il Piave divenne 'la Patria' nel sentimento comune. Sulla frontiera del Monte Grappa-Piave si decidevano le sorti. La resistenza degli italiani fu eroica, malgrado la forte offensiva degli austriaci e nel giugno del 1918 le divisioni nemiche dovettero “ripassare il Piave", sconfitte.
A raccontare il 'mormorio del Piave' in una memorabile canzone, la "Leggenda del Piave", fu E. A. Mario, il cui nome anagrafico è Giovanni Ermete Gaeta, poeta napoletano, autore di canzoni come Santa Lucia luntana, Maggio si’ tu, Dduje paravise, Tammurriata nera, Balocchi e profumi e Vipera. Quest'ultima canzone è stata inserita nella serie tv Il commissario Ricciardi (2021), regia di Alessandro D'Alatri, interpreti Lino Guanciale, Maria Vera Ratti, Mario Pirrello, Fabrizia Sacchi, Nunzia Schiano, Peppe Servillo ed altri.
La leggenda del Piave divenne un vero inno nazionale italiano (provvisorio), in sostituzione della Marcia Reale, fino al 12 ottobre 1946 quando fu sostituita dall'Inno di Mameli.
E. A. Mario (Giovanni Ermete Gaeta) nacque a Napoli il 5 maggio 1884 e là morì il 24 giugno 1961.
Il testo:
La leggenda del PiaveIl Piave mormorava
Calmo e placido, al passaggio
Dei primi fanti, il ventiquattro maggio
L'esercito marciava
Per raggiunger la frontiera
Per far contro il nemico una barriera.
Muti passaron quella notte i fanti
Tacere bisognava, e andare avanti.
S'udiva intanto dalle amate sponde
Sommesso e lieve il tripudiar dell'onde
Era un presagio dolce e lusinghiero
Il Piave mormorò: "Non passa lo straniero".
Ma in una notte trista
Si parlò di un fosco evento
E il Piave udiva l'ira e lo sgomento
Ahi, quanta gente ha vista
Venir giù, lasciare il tetto
Poiché il nemico irruppe a Caporetto.
Profughi ovunque, dai lontani monti
Venivan a gremir tutti i suoi ponti.
S'udiva allor, dalle violate sponde
Sommesso e triste il mormorio de l'onde
Come un singhiozzo, in quell'autunno nero
Il Piave mormorò: "Ritorna lo straniero".
E ritornò il nemico
Per l'orgoglio, per la fame
Volea sfogare tutte le sue brame
Vedeva il piano aprico
Di lassù, voleva ancora
Sfamarsi e tripudiare come allora.
"No" disse il Piave, "No" dissero i fanti
Mai più il nemico faccia un passo avanti.
E si vide il Piave rigonfiar le sponde
E come i fanti combattevan le onde
Rosso del sangue del nemico altero
Il Piave comandò: "Indietro va', straniero".
Indietreggiò il nemico
Fino a Trieste, fino a Trento
E la vittoria sciolse le ali al vento
Fu sacro il patto antico
Tra le schiere, furon visti
Risorgere Oberdan, Sauro, Battisti.
Infranse, alfin, l'italico valore
Le forche e l'armi dell'impiccatore.
Sicure l'Alpi, libere le sponde
E tacque il Piave: "Si placaron le onde"
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi
La Pace non trovò né oppressi, né stranieri
Compositore: E. A. Mario (Giovanni Ermete Gaeta)
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Foto di E.A.Mario - www.84circoloeamario.it
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