Festa della Liberazione: la filastrocca del 25 aprile di Mimmo Mòllica

Festa della Liberazione: la filastrocca del 25 aprile di Mimmo Mòllica 25/04/2024 - La «Filastrocca del 25 aprile» di Mimmo Mòllica ricorda la liberazione dell'Italia dalla dittatura fascista e dall'occupazione nazista. Una data importante per adulti e bambini, da non dimenticare per dire 'no' ai totalitarismi e a tutte le guerre. Sempre e in  ogni luogo, «meglio fiori che armi». «Filastrocca del 25 aprile» di Mimmo Mòllica

Christian Bobin, il poeta francese ha lasciato questo mondo, ma le sue parole restano con noi

Christian Bobin, scrittore e poeta francese ha lasciato questo mondo lo scorso 25 novembre compiendo la sua traversata. Ma le sue parole restano con noi, più vive che mai e non cesseranno di accompagnarci e illuminarci. Nato a Le Creusot il 24 aprile 1951 è morto il 25 novembre 2022. Vincitore del premio Prix des Deux Magots nel 1993] e del premio Prix de l’Académie Française nel 2016. Christian Bobin ha celebrato la figura di Francesco d'Assisi pur dicendosi estraneo alla Chiesa. Per AnimaMundi sarà presto in libreria "Mille candele danzanti" (traduzione di Sara Saorin), completando il catalogo di opere dello stesso autore.

26/11/2022 - Christian Bobin ha riletto la vita del Santo di Assici da poeta "semplice", con parole quotidiane, cogliendo profondamente (e facendolo cogliere) l'infinitamente piccolo. Scriveva: «Ognuno di noi, anche quando non ne ha coscienza, sta giocando la partita della propria eternità». E pure: «La morte è il regno della grande delicatezza. Faccio appello all’esperienza che ciascuno di noi ha vissuto: non è sconcertante riconoscere nella voce di un uomo la voce del proprio padre scomparso, o in quella di una donna quella della propria madre assente?».

Christian Bobin, da “Autoritratto al radiatore”

“Penso a voi che andate in capo al mondo per affari o per turismo. Penso a voi che prendete treni, navi, aerei. Vi auguro di trovare tante meraviglie quante quelle che fioriscono in questa città da cui non mi muovo mai. Come i grandi divoratori di spazio, ho tenuto un diario. Il mio transatlantico, pesante e lento, era l’edificio in cui vivo. Il mio treno partiva a tutte le ore: era la luce di ogni giorno con i suoi vagoni coperti di graffiti.
L’edificio-transatlantico scivola sul tempo profondo. Non so quando arriverà in porto e come sarà lo scalo. Voi forse pensate che non ci sia nulla dietro la bellezza del mondo, dopo la traversata. Io penso che ci sia più che in ogni altra cosa. Voi avete, dal canto vostro, la ragione e le apparenze. Io ho, dal canto mio, l’allegria. Vedremo. Ma, Dio, come è dolce l’aria di questi tempi! Passiamo al largo della primavera. Siamo a metà giornata. Tutto è in movimento. Tutto è a riposo”.

Christian Bobin, da “L’insperata”


Noi cerchiamo tutti un’unica cosa in questa vita: essere colmati – ricevere il bacio di una luce sul nostro cuore grigio, conoscere la dolcezza di un amore senza tramonto. Essere vivo è essere visto, entrare nella luce di uno sguardo che ama: nessuno sfugge a questa legge, nemmeno Dio .

Christian Bobin, dal libro ‘Mille candele danzanti’

È difficile passare dall’inutile, la lettura, all’utile, la menzogna. All’uscita da un grande libro conoscete sempre quel sottile malessere, quel periodo di fastidio. Come se si potesse leggervi dentro. Come se il libro amato vi desse un viso trasparente, indecente: non si va per la strada con un viso così nudo, con quel viso denudato di felicità. Bisogna aspettare un po’. Bisogna aspettare che la polvere delle parole si sparpagli nel giorno. […] A cosa serve leggere? A niente o quasi. È come amare, come suonare. È come pregare. I libri sono dei rosari d’inchiostro nero, ciascun grano dei quali ti scorre tra le dita, parola dopo parola.

Christian Bobin, dal libro ‘un azzurro che non mente più’, con una introduzione al libro a cura di Laura Campanello (AnimaMundi Edizioni).

La morte è il regno della grande delicatezza. Faccio appello all’esperienza che ciascuno di noi ha vissuto: non è sconcertante riconoscere nella voce di un uomo la voce del proprio padre scomparso, o in quella di una donna quella della propria madre assente? L’anima di mio padre la sento sempre in me. Quando amo la vita, mio padre è lì. Mio padre non era altro che questo amore, talvolta impacciato, talvolta stanco, talvolta maldestro, per la vita. Finché amo la vita, mio padre è profondamente in essa. Non è solo questione di ereditarietà, lui è davvero qui. Guarda attraverso i miei occhi. Mangia il pane che mangio io.

m.m.

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