Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

Mafia dei Nebrodi, la sentenza: 600 anni di carcere, 10 assoluzioni, sequestro di 4 milioni di euro

Mafia dei Nebrodi, la sentenza del Maxiprocesso 'Nebrodi' che ha visto alla sbarra 101 imputati. I giudici del tribunale di Patti hanno inflitto ben 91 condanne, più di 600 anni complessivi di carcere e disposto solo 10 assoluzioni. Sequestro di beni per circa 4 milioni di euro

Patti, 31/10/2022 - Il processo alla mafia dei pascoli ha avuto così il suo epilogo, con sentenze pesanti. Ad Aurelio Salvatore Faranda la pena più pesante: 30 anni di reclusione per le truffe ai fondi comunitari in agricoltura. La sentenza è stata letta a partire dalle ore 23 circa dopo una camera di consiglio iniziata lunedì 24 ottobre. A leggere il dispositivo della sentenza è stato il presidente del collegio giudicante Ugo Scavuzzo, a latere i giudici Andrea La Spada e Eleonora Vona. Sala gremita nell'aula del tribunale di Patti con 101 imputati alla sbarra, per i quali il procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e i sostituti procuratori Antonio Carchietti, Fabrizio Monaco, Francesco Massara e Alessandro Lo Gerfo avevano chiesto più di mille anni di carcere.

Dopo Aurelio Salvatore Faranda, condannato a 30 anni, le pene più pesanti vanno a Bontempo Sebastiano detto Biondino, 25 anni e 7 mesi: Sebastiano Conti Mica detto Belloccio, 23 anni e 6 mesi di reclusione. Dal lungo elenco si espungono alcune delle condanne comminate dal Tribunale di Patti: Coci Domenico, 17 anni e 6 mesi; Barbagiovanni Calogero, 15 anni e 6 mesi; Agostino Ninone Pasqualino, 13 anni e 3 mesi; Bontempo Salvatore, 12 anni; Calà Lesina Salvatore, 10 anni; Calcò Labbruzzo Gino, 10 anni; Armeli Giuseppe 9 anni; Armeli Moccia Rita, 7 anni e 6 mesi; Armeli Sebastiano, 7 anni. Per l’ex sindaco di Tortorici, Emanuele Galati Sardo, è arrivata la condanna a 6 anni e 2 mesi di reclusione (ma il lungo elenco prevede condanne più severe di queste ultime citate che saranno rese note in seguito).

Si conclude così, con condanne comunque pesanti e circostanziate il maxiprocesso alla mafia dei pascoli, a quei clan contro cui si era opposto Giuseppe Antoci, ex presidente dell'Ente Parco dei Nebroidi ed autore del “Protocollo Antoci”, recepito nei tre cardini del Nuovo Codice Antimafia e votato in Parlamento il 27 settembre 2015. Per tutto ciò l’ex Presidente del Parco dei Nebrodi Antoci, oggi Presidente Onorario della Fondazione Caponnetto, ha rischiato la vita in quel tragico attentato mafioso del 2016, dal quale si è salvato grazie all’auto blindata e al violento conflitto a fuoco ingaggiato dai poliziotti della sua scorta, tutti promossi per merito straordinario e medaglia al valore.

Il processo è arrivato in dirittura d’arrivo con le richieste di condanne di luglio scorso per 1045 anni di carcere e 30 milioni di euro di confische. Un grande lavoro svolto dal Tribunale presieduto dal dott. Ugo Scavuzzo e dalla Procura guidata fino a qualche giorno fa da Maurizio De Lucia, oggi Procuratore di Palermo. Un grande impegno dei quattro PM che si sono alternati per ricostruire l’intera vicenda: Il Procuratore Aggiunto Vito Di Giorgio, i sostituti della DDA Fabrizio Monaco e Antonio Carchietti e quello della Procura Alessandro Lo Gerfo che non si sono risparmiati lavorando alacremente tutti i giorni. Un vero esempio di efficienza della tanto vituperata giustizia italiana.

Presente in aula alla lettura della Sentenza Giuseppe Antoci: "Si chiude un cerchio si scrive una pagina di storia, si libera un territorio. Da quel 2013 non avrei mai immaginato di attraversare una strada così tortuosa, non avrei mai pensato di dover rischiare la mia vita e perdere la mia libertà, così come non avrei certamente mai pensato di contribuire a creare una norma dimostratasi devastante per le organizzazioni mafiose”.

“Sono stati anni di sofferenze e preoccupazioni – ancora Antoci - ma anche di vittorie. Spero in un verdetto esemplare che possa alleviare almeno in parte tutto il dolore di questi anni. Sono infatti convinto che nell’accidentato cammino della vita - gravido di inside, tragedie, paludi, meschinità, zavorre e miserie - la resilienza e la difesa senza se e senza ma della dignità rimane la sola vitale questione dell’essere umano. Ecco, io ho tentato di fare solo questo e solo questo porterò dentro quell’aula ascoltando una sentenza emessa nel nome del Popolo Italiano - conclude Antoci.

Parte civile nel processo l'assessorato territorio e ambiente, Agea, le associazioni Addiopizzo, il centro studio Pio La Torre, Sos impresa- rete per la legalità, Libera, l'Ente Parco dei Nebrodi e, ancora, il Comune di Tortorici.

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