Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

Il seno della donna: sotto la quarta non è vero amore

Cetto: Melo, che è la tua ragazza?
Melo: Sì, papà.
Cetto: Era la tua ragazza?
Melo: Sì, papà.
Cetto: Melo, quella ragazza non va bene. ‘Un havi minni, senza tette. Anche di culo è scarsa. L’ho guardata bene sai?
Cetto: E come se non bastasse, infinemente, mi cadi sopra una ragazza senza minne. Dove ho sbagliato, Melo? Melo, era senza minne. Mi è caduto il mondo, sai?
Melo: Scusa papà.
Cetto: Piatta. Che dolore che mi hai fatto prendere, Melo!
Melo: Scusa papà.


14/01/2023 - E’ questa tra le scene più esilaranti ed emblematiche di «Qualunquemente», film del 2011 diretto da Giulio Manfredonia, protagonista Antonio Albanese nei panni di Cetto La Qualunque. Cetto scopre che il paese è a "rischio legalità" e che quindi tutte le sue proprietà sono a rischio. Decide perciò di candidarsi a sindaco della città, ragione per la quale il figlio, Melo, per “legge sarà vice sindaco”.
E che ne sarebbe della sua ‘reputazione’ con un figlio che indossa il casco e per di più ha una fidanzata senza minne, piatta? Cetto La Qualunque dà una dimostrazione realistica e sorniona dell’importanza che il seno riveste nella mentalità maschile e nella società: il seno protagonista assoluto, simbolo di femminilità e fertilità per tradizione.

Il seno, celebrato dall’arte e dalla storia fin dall’antichità, studiato dalla letteratura e dalla sociologia. Tanto da essere esposto liberamente nudo nell’arte e nelle raffigurazioni femminili, perfino sacre, fino agli inizi del XIV secolo.

Per Claudio Bisio: “Sotto la quarta non può essere vero amore.”

Assai più poetica è l’immagine che ci consegna Alda Merini: “Amore, il mio seno era caldo e calda la mia potenza. Hai preso il mio seno per un bivacco e hai pianto a lungo sul cuore. ”
La tradizione popolare sa essere delicata e forte nei canti d’amore, di spartenza (separazione), di sdegno o gelosia. E poi c’è il canto erotico, sessuofobo o osceno.
Perfino il Cantico dei Cantici viene rimproverato per i riferimenti erotici: vergini con seni rotondi, donne col nome del loro marito scritto sopra.

Ma c’è una ‘produzione letteraria’ ben più popolare che si diverte a giocare coi seni della donna e la ritroviamo in ogni regione d’Italia e del mondo. Con riferimento alla Sicilia, alla Calabria e all’area del Mezzogiorno citiamo Cicerenella, famosa canzone popolare del 1700, attribuita ad autore ignoto, diffusa e conosciuta nell’800 col titolo di Tarantella di Posillipo, una tarantella maliziosa, ricca di spunti arguti, divertenti e irriverenti.

Cicerenella teneva ‘nu culo
che pareva ‘nu cofanaturo,
e l'ammustava la notte alli stelle:
chest’è lu culo de Cicerenella.

Cicerenella teneva un culo
che pareva un paniere (una cesta),
e lo mostrava la notte alle stelle:
questo è il culo di Cicerenella.

Una ragguardevole raccolta di canzoni e versi del genere possiamo trovarla nel volume di Mimmo Mòllica «Cose erotiche e proibite di Sicilia e d’Italia», uno studio mai fatto prima (ma da farsi) intorno al sesso nei nostri canti e uno studio etnico della letteratura oscena.

Fora Missina vitti cosi ‘ranni,
vitti palazzi e turri comu ‘ntinni,
e ‘na carusa di quattordici anni
ch’avia trentadu’ rotula di minni.

Fuori Messina vidi cose grandi,
vidi palazzi e torri come antenne,
e una ragazza di quattordici anni
che aveva trentadue rotoli di seni.

È paradossale, ovviamente, poiché un «rotolo» equivale a circa 890 grammi. In alcune zone della Sicilia a 810 grammi. Ma che gran comodità un seno rigoglioso…

Cu pigghia ‘na mugghieri senza minni
mori di pena e la notti non dormi.
Cu si la pigghia carrica di minni
sparàgna lu cuscinu quannu dormi.

Chi prende una moglie senza seni
muore di pena e la notte non dorme.
Chi se la prende carica di seni
risparmia il cuscino quando dorme.
Il seno per la donna… e per l’uomo.

La dottoressa Valeria Randone su medicitalia.it affronta l'argomento Il seno per la donna: simbolismi, sessualità e fragilità, rifacendosi ad Afrodite, a moltissimi miti greci. “L'immagine del seno è profondamente legata a un atavico ed inconscio "principio di fecondazione e nutrimento", scrive la dott. Randone. “Il seno in tutte le popolazioni e latitudini, è un organo ricco di significati simbolici, rassicurante per la funzione del nutrimento della prole, quindi dell'allattamento, oltre che simbolo di coniugalità, erotismo e sensualità”.
Tanto che una madre non può che compiacersi delle fattezze della propria figlia poiché, dice una canzone popolare romanesca:

Me piace si me guardino / quanno passo pe’ via, / la robba che ci ho ‘ndosso / è tutta robba mia.

E la madre di questa bella fanciulla siciliana, di cognome Bellavia, così esulta:

E la figghia di Bellavia
chi natichi tunni,
chi minni ch’avia.
E so’ matri ci lu dicia:
“Chi natichi tunni
me figghia Lucia”.

E la figlia di Bellavia,
che natiche tonde,
che seni che aveva.
E sua madre glielo diceva:
“Che natiche tonde
mia figlia Lucia”.

Immagine di Dianne Silva

Commenti