Istat. Spesa dei comuni per Servizi sociali. In emergenza sanitaria cambia la spesa sociale dei comuni: picco per il contrasto alla povertà. È aumentata del 72,9% (da 555 a 959 milioni) la spesa per l’area povertà, disagio adulti e persone senza dimora (dal 7,4% al 12,2% della spesa complessiva). In forte crescita i contributi a sostegno del reddito: 377.000 beneficiari nel 2020. Al Sud la spesa pro-capite per il welfare territoriale (66 euro) è la metà della media nazionale (132 euro) e poco più di un terzo di quella del Nord-est (184 euro).Roma, 6 apr 2023 - Nel 2020, i beneficiari dei buoni spesa dichiarati dai Comuni sono stati oltre 743.000, nel 95% dei casi classificati come interventi per la povertà e il disagio adulti, per un importo complessivo di oltre 275 milioni di euro. L’utilizzo dei contributi per l’acquisto di alimenti e beni di prima necessità (come i prodotti per l’infanzia), è aumentato su tutto il territorio nazionale. Le persone o i nuclei familiari beneficiari risiedono per il 46,5% al Nord, il 24,2% al Centro e il 29,3% nel Mezzogiorno. L’importo medio percepito nell’anno per utente è di 371 euro, con il valore più alto nelle Isole (435 euro) e il più basso al Nord-est (337 euro). In forte aumento anche l’utilizzo di altri strumenti di sostegno ai cittadini in difficoltà, come i contributi a sostegno del reddito familiare, di cui il 43% erogati alle famiglie con figli (oltre 162.600), quasi la metà ad altri cittadini con problemi di “povertà ed esclusione sociale” (45%), i rimanenti ad anziani (5,9%), disabili (3,1%) o immigrati (2,5%).
Crescono dell’88,7% gli utenti e la spesa dei Comuni per i contributi economici finalizzati a
sostenere le spese di alloggio, erogati a più di 209mila nuclei familiari in difficoltà, di cui il 42,5% con
figli minori. Mediamente l’importo del contributo annuo percepito per utente è stato di 1.221 euro e la
massima diffusione si è avuta al Nord-est e al Centro (0,5 utenti per 100 residenti), meno al Nord-
ovest (0,4%) e soprattutto al Sud (0,2%) e nelle Isole (0,1%). A livello nazionale i beneficiari di queste
misure nel 2020 sono stati lo 0,4% dei residenti, contro il 2 per mille dell’anno precedente.
LA SPESA DEI COMUNI PER I SERVIZI SOCIALI
Complessivamente la spesa pro-capite per queste tre misure di contrasto alla povertà ha una media
per abitante di 13 euro annui, il valore più alto nelle Isole (19 euro), il minimo al Sud (7 euro).
Nell’ambito degli interventi di supporto alla povertà estrema, sono raddoppiati i beneficiari della
distribuzione di beni di prima necessità: quasi 64.000 nel 2020, per una spesa di 8,5 milioni di euro
(+196%). In crescita la spesa per il pronto intervento sociale rivolto alle persone senza dimora (unità
di strada), e soprattutto quella per le persone che, pur non essendo senza dimora, hanno avuto
bisogno di servizi di prima assistenza e interventi di emergenza: distribuzione di indumenti, pasti
caldi, ecc. (aumentate da poco più di 6.000 l’anno a oltre 20.800).
In calo l’utilizzo dei nidi d’infanzia e delle strutture diurne per anziani e disabili.
Un indicatore di sintesi della disparità nella fruizione di servizi
Un indicatore di sintesi della disparità nella fruizione di servizi è dato dalle risorse economiche che i
Comuni hanno utilizzato nell’anno in rapporto alla popolazione residente: mediamente la spesa
sociale dei Comuni del Sud, pari a 66 euro pro-capite, è la metà rispetto alla media nazionale e poco
più di un terzo rispetto al Nord-est (184 euro). Il Nord-ovest e il Centro si attestano su 145 e 141 euro
rispettivamente, al di sopra della media italiana (132 euro), su cui converge la ripartizione delle Isole,
ma con due situazioni molto differenti: da un lato la Sardegna, che ha una spesa pro-capite fra le più
alte in Italia (283 euro pro-capite) e dall’altro la Sicilia, con un valore decisamente inferiore (82 euro).
Rapportando la spesa di ciascuna area di utenza alle specifiche sotto popolazioni di riferimento,
emergono ulteriori importanti divari territoriali e si evidenziano in particolare le carenze assistenziali di
molte regioni del Sud.
La spesa pro-capite media al Sud è al di sotto del dato nazionale
La spesa pro-capite media al Sud è al di sotto del dato nazionale per tutte le tipologie di utenza, a
eccezione dell’area “Immigrati, Rom, Sinti e Caminanti”. Questo si traduce in 155 euro in meno in
media per ciascun minore residente, 917 euro in meno per una persona con disabilità (bambino o
adulto fino a 64 anni), 49 euro in meno per l’assistenza agli anziani, 14 euro in meno per le persone in
età lavorativa, utilizzati nei casi di povertà ed esclusione sociale. Solo in relazione agli stranieri
residenti i Comuni del Sud destinano mediamente più risorse ai servizi per gli immigrati (15 euro
l’anno) rispetto alla media nazionale.
Il 30% dei Comuni del Mezzogiorno non offre il servizio di assistenza domiciliare agli anziani
Più nello specifico, si può riscontrare, ad esempio, che quasi il 30% dei Comuni del Mezzogiorno non
offre il servizio di assistenza domiciliare agli anziani in condizioni di fragilità, che prevede un supporto
per la cura della persona e dell’abitazione. Al Centro i Comuni che non offrono questo tipo di
assistenza sono invece meno del 15% e sono meno del 10% al Nord, dove per altro vengono erogati
voucher, assegni di cura e buoni socio-sanitari agli anziani non autosufficienti da più del 70% dei
Comuni, contro il 33% dei Comuni al Centro, il 12% al Sud e il 13% nelle Isole.
Regioni e Province contribuiscono al welfare territoriale.
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