
Messina, 15/03/2010 - Due attori molto popolari che questa volta si presentano anche come autori: Maurizio Micheli e Tullio Solenghi interpretano e firmano “Italiani si nasce e noi lo nacquimo”, in scena al Vittorio Emanuele dal 17 al 21
marzo. Il testo è firmato anche da Marco Presta, noto conduttore radiofonico de “Il ruggito del coniglio” su Radiodue, e lo spettacolo si avvale della consulenza artistica di Michele Mirabella.
Micheli e Solenghi colgono l’occasione dei prossimi festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia per riflettere, in maniera ironica e divertente, sugli aspetti del nostro costume e del nostro carattere nazionale che, malgrado il passare dei secoli, sembrano riproporsi sempre uguali.

L’azzardo – spiegano – non è quello della rievocaione, bensì del raccontare con l’occhio critico di oggi il carattere degli italiani nel tempo, aggiungendo la postilla “e noi lo nacquimo”, che vuol essere un omaggio al vecchio varietà.
Così in una piazza italiana una compagnia d’attori comincia a raccontare una storia d’Italia con un’origine molto antica, dato che si immagina che Adamo, Eva e il serprente fossere italiani. Si parlerà poi di personaggi celebri (Leonardo, Cristoforo Colombo, Galileo Galilei, Cavour, Casanova eccetera) e di più umili comparse della storia, tutti accomunati da uno stesso denominatore comune: l’italianità. Ma in che cosa consiste? Micheli, Solenghi e gli altri attori provano a spiegarlo tra battute e canzoni riadattate: ne verrà ancora fuori che gli italiani sono poeti, santi e navigatori?
Con Maurizio Micheli e Tullio Solenghi recitano Sandra Cavallini, Gualtiero Giorgini, Adriano Giraldi, Fulvia Lorenzetti, Matteo Micheli e Luca Romani. Regia di Marcello Cotugno.
Teatro Vittorio Emanuele
17, 19 e 20 marzo, ore 21; 18 e 21 marzo, ore 17,30
Prezzi: platea 30 euro (ridotto 23), prima galleria 20 euro (15), seconda galleria 8 euro (5)
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STAGIONE 2009 / 2010
La Contrada-Teatro Stabile di Trieste e Procope Studio
presentano
Maurizio Micheli e Tullio Solenghi
in
Italiani si nasce
e noi lo nacquimo
di Maurizio Micheli e Tullio Solenghi
collaborazione ai testi di Marco Presta
consulenza artistica di Michele Mirabella
regia
Marcello Cotugno
con (in o.a.)
Sandra Cavallini Gualtiero Giorgini
Adriano Giraldi Fulvia Lorenzetti
Matteo Micheli Luca Romani
scene costumi
Francesco Scandale Andrea Stanisci
Livia Amabilino
la contrada
teatro stabile di trieste sas
LA CONTRADA - TEATRO STABILE DI TRIESTE / PROCOPE STUDIO
Italiani si nasce e noi lo nacquimo
di Maurizio Micheli e Tullio Solenghi
MARCELLO COTUGNO
Diplomato in regia a Napoli all’Accademia di Guglielmo Guidi nel 1989 e dieci anni più tardi alla
New York Film Academy con “Don’t you need. Somebody to love” (menzione speciale al LAIFA
2001 di Los Angeles), Cotugno debutta nel 1996 con la regia di Emilie Muller che gli vale una
segnalazione al Premio UBU. Aiuto regista di Gabriele Lavia, Sergio Castellitto, Ricky Tognazzi,
Luigi Squarzina, partecipa agli atelier di regia di Nekrosius alla Biennale di Venezia e nel 2000
vince il premio di drammaturgia nazionale “7 Spettacoli per un Teatro Italiano per il 2000” col
suo testo Anatomia della morte di. Dirige tra gli altri Perversioni sessuali a Chicago con Luca
Zingaretti e Valentina Cervi, Niente e nessuno di Letizia Russo, Bash di Neil LaBute, Closer+vicini
di Patrick Marber (finalista al Premio Ubu 2003), La forma delle cose di Neil LaBute, prodotto
dalla Compagnia Lavia e dal Teatro Eliseo, L’ultima radio di Sabina Negri. Nel 1999 vince al
Festival di Trevignano il premio alla miglior regia e il premio del pubblico col corto “Fuori dal
giro”. Nel 2006 dirige “La Tazza” (premio Franco Santaniello al Napoli Film Festival), nel 2007
presenta Cosimo Q. al Festival Internazionale di Napoli, nel 2008 dirige Fine delle trasmissioni.
MAURIZIO MICHELI
Passa l’adolescenza a Bari e a
vent’anni si trasferisce a Milano
dove si diploma alla Scuola d’arte
drammatica del Piccolo Teatro di
Milano, prendendo in seguito la
laurea al DAMS di Bologna.
Debutta al cinema in
"Allegro non troppo" di Bruno Bozzetto
(1977). A teatro è interprete
di numerosi spettacoli, con registi
di fama come Patrice Chéreau e
Aldo Trionfo; dal 1972 al 1977 si
dedica al cabaret dove scrive e
interpreta ben quindici spettacoli,
tra cui Patria e mammà, Giovinezza
addio, Magicmodern Macbeth e
una versione di Cyrano.
Nel 1978 scrive con Umberto Simonetta Mi voleva Strehler,
one man show che, con oltre quattrocento repliche,
ottiene subito una vasta eco e diventa negli anni uno testo
di culto, tanto che Micheli si prepara a riportarlo in scena
la prossima stagione.
Negli anni '80 numerosi passaggi televisivi lo rendono
popolare al grande pubblico e interpreta diverse pellicole
al cinema lavorando con Corbucci, Steno e Dino Risi.
Torna al teatro con la pièce In America lo fanno da anni
(1988) scritta insieme con Simonetta e incentrata sul
mondo della televisione. Nel 1989 recita in L’ultimo degli
amanti focosi di Neil Simon per la regia di Nanni Loy e in
Romance romance, commedia musicale diretta da Luigi
Squarzina. Più di recente interpreta Disposto a tutto
(1992) scritto con Enrico Vaime e Cantando cantando
(1994), di cui è autore e regista. La vena brillante
caratterizza le ultime stagioni con le interpretazioni dei
remake delle commedia musicale firmate da Garinei e
Giovannini: Buonanotte Bettina con Benedicta Boccoli
(1994-95) e Un paio d’ali con Sabrina Ferilli (1996-98).
Fra i suoi successi più recenti La presidentessa con
Sabrina Ferilli (2007), Il letto ovale con Barbara
D'Urso, ripreso l'anno dopo con Maria Laura Baccarini
(2007/2008).
TULLIO SOLENGHI
Nato a Genova, Solenghi frequenta
la Scuola di Teatro dello Stabile di
Genova, dove conoscerà Massimo
Lopez. Debutta in teatro nel 1970
con Madre coraggio di Brecht, prodotto
dallo Stabile genovese, con
cui la collaborazione proseguirà
per altre 7 stagioni di fila.
Nel frattempo, nel ’76, l’incontro
con Pippo Baudo che lo vuole nella
trasmissione “Chi” gli apre le porte
del piccolo schermo; seguiranno
nel ’78 “Luna Park”, sempre con
Baudo, e l’anno successivo “Grancanal”
con Corrado.
Nel 1982 fonda il celebre “Trio”
con Anna Marchesini e Massimo
Lopez, che debutta con il programma di Radio2 “Helzapoppin”.
L’immediato riscontro del pubblico premia il
“Trio” dando inizio ad un sodalizio artistico di grandissimo
successo, destinato a mietere successi e applausi per
oltre un decennio. Il Trio ha fatto la storia della televisione
italiana portando al successo numerose trasmissioni, fra
le quali "Tastomatto", "Domenica In", "Fantastico 7", tre
edizioni del "Festival di Sanremo", e giungendo all’apice
della popolarità nel 1990 con la
parodia de “I promessi sposi”. A teatro portano due
spettacoli, Allacciare le cinture di sicurezza (1987) e In
principio era il trio (1991), entrambi campioni di incassi
in tutta Italia.
Sciolto il sodalizio nel 1994, Solenghi si alterna fra la
televisione e il teatro. Sul piccolo schermo conduce
“Domenica In” nel 1998 assieme a Giancarlo Magalli,
diverse edizioni di “Striscia la Notizia” (fra il ’96 e il ’97
con Gene Gnocchi, poi di nuovo nel 2005 con Massimo
Lopez) e dal 2003 presenta i Premi ETI-Gli Olimpici del
Teatro, sorta di “Oscar” del teatro italiano, che si tengono
ogni anno a settembre a Vicenza.
Fra i suoi più recenti successi teatrali ci sono invece Le
nozze di Figaro di Beaumarchais (2006/2007) e L’ultima
radio di Sabina Negri (2008).
LA CONTRADA - TEATRO STABILE DI TRIESTE / PROCOPE STUDIO
Italiani si nasce e noi lo nacquimo
di Maurizio Micheli e Tullio Solenghi
L’Italia sta per festeggiare i 150 anni della sua Unità.
Quale miglior occasione per riflettere sugli aspetti
del nostro costume e del nostro carattere nazionale
che, malgrado il passare dei secoli, non sembrano
cambiati e puntualmente si ripropongono. E, dato
che l’ironia è di tutte le riflessioni la più acuta ed
efficace, e il teatro il luogo perfetto per significare la
propria identità, qualcuno, Micheli e Solenghi, con la
complicità di due amici, di buone riletture, di sfiziose
canzoni, propongono “Italiani si nasce”.
E postillano “e noi lo nacquimo”, implicito omaggio
al genere del varietà teatrale che, stagionato almeno
quanto “l’Unità Nazionale”, rimane a tutt’oggi una
ispirazione irresistibile.
L’azzardo non è quello della rievocazione nostalgica,
bensì del raccontare con l’occhio critico di oggi il
carattere degli italiani nel tempo.
E così, in una piazza italiana, ai piedi
dei due monumenti di Garibaldi e di
Vittorio Emanuele II°, una compagnia
teatrale comincia a raccontare una
storia d’Italia che si dipana a partire
dai lombi supremi, quelli di Adamo,
con la creazione (molto fa pensare che
Adamo ed Eva fossero Italiani….ante
litteram, serpente compreso).
Per poi passare ad alcuni
protagonisti altolocati della storia
(Leonardo, Colombo, Galilei,
Cavour, Casanova) ma anche alle
più umili comparse (due cristiani che
stanno per essere sbranati dai leoni del
Colosseo, italiani anche loro, infatti a
furia di piccoli espedienti rimandano
l’esecuzione fino all’arrivo
dell’immancabile indulto...).
Scopriremo così che tutti sono
accomunati dallo stesso irresistibile
denominatore comune: l’Italianità.
Esiste ancora? E come si manifesta
oggi? E che fine hanno fatto “Dio
Patria e Famiglia” o gli inevitabili e
invadenti “poeti santi e navigatori”?
Forse lo si può meglio scoprire e raccontare
scandagliando la storia patria proprio con la comicità
del teatro. E di quel teatro speciale, così tipicamente
italiano, che è il varietà di sangue nobile con
musiche, lepidezze, umorismo, prose e versi e canzoni
(il repertorio non manca, notoriamente).
I due protagonisti, Micheli e Solenghi, coadiuvati
da una compagnia di altri sei attori, si caleranno
nel funambolismo dei personaggi, per ripercorrere
attraverso caratterizzazioni, trucchi, dialetti,
travestimenti, le mille identità necessarie a raccontare
i loro ITALIANI. Del resto loro, Italiani lo “nacquettero”...
LA CONTRADA - TEATRO STABILE DI TRIESTE / PROCOPE STUDIO
Italiani si nasce e noi lo nacquimo
di Maurizio Micheli, Tullio Solenghi e Marco Presta
Note di Regia
"Tutto ciò che è anomalo pone difficoltà di collocazione. Infatti non è semplice individuare una
definizione unica e complessiva per quel particolare genere che, nato come cafè chantant, si è
trasformato prima in varietà poi in avanspettacolo e infine in rivista [ ... ] nella maggior parte dei casi il
problema si è risolto utilizzando la dizione varietà."
Stefano De Matteis - Il teatro delle varietà (La Casa Usher 2008)
Italiani si nasce e noi lo nacquimo -Varietà teatrale del terzo millennio dal mio punto di vista unisce due
pensieri: da una parte continuare il percorso iniziato con Tullio Solenghi tre anni fa con L'Ultima Radio,
dall'altra lavorare anche con l'amico di vecchia data Maurizio Micheli, col quale debuttai da aiuto regista di
Gianni Fenzi nel 1995, proprio in una rivista: Buonanotte Bettina di Garinei e Giovannini.
Quando Tullio e Maurizio mi hanno parlato della loro idea di scrivere un copione sul cento cinquantenario
dell'Unità d'Italia, ho subito pensato che fosse un'idea intelligente: un varietà che unisse la rivista cosiddetta
'classica' (che ha visto tra i suoi maggiori interpreti Wanda Osiris, Ettore Petrolini, Raffaele Viviani,
Macario, Anna Magnani, Totò) alla successiva rivista d'autore ("I Gobbi" di Franca Valeri, Vittorio
Caprioli e Alberto Bonucci e "I Dritti" di Dario Fo, Giustino Durano e Franco Parenti).
Lo spettacolo ha una diversa impostazione nei due atti che lo compongono: il primo è parodistico e
divertissement, il secondo presenta una scrittura più molesta.
Le numerose canzoni, rigorosamente italiane, e la sequenza fregoliana di vestimenti e travestimenti ci
hanno guidato verso una performance dove la parola ‘ritmo' è stata protagonista fin dal primissimo giorno
di prove a tavolino. Quest'ultimo, abbandonato dopo due soli giorni, ha subito lasciato il posto all'estro di
Micheli e Solenghi, che, come nella tradizione 'capocomicale' del varietà, hanno attivamente preso parte
alla costruzione delle scene, con continue invenzioni e improvvisazioni sempre originali.
Il mio lavoro, dato il 'know-how' dei due attori, è stato quello di direttore d'orchestra di questa
sarabanda di parole, lazzi, luci, suoni e riflessioni sul nostro Belpaese.
Intorno a loro si alterna un cast di validi attori volutamente carpiti da diverse regioni Italiane, che
arricchiscono e caratterizzano le varie situazioni nate dalla penna del duo Micheli-Solenghi.
Inoltre lasciati da parte le girls e i boys, i pochi movimenti coreografici sono in linea con l'ironia, la
satira e il colore delle scene.
La scenografia di Francesco Scandale rappresenta una piazza italiana, che traduce una 'meta-piazza',
quale simbolo dechirichiano della 'piazza di tutte le piazze', un non luogo. I costumi ideati da Andrea
Stanisci sposano in toto l'atmosfera ironico-riflessiva che gli autori intendevano ricreare sulla ribalta.
Le musiche di Massimiliano Forza, tra canzoni italiane e brani originali, sono un valore aggiunto per
presenza, precisione e spirito creativo.
Le luci, semplici ed evocative con combinazioni cromatiche che scandiscono la temporalità e l'argomento
delle azioni sceniche, sono state concepite per essere un'ulteriore spalla alle azioni sceniche.
Fa curiosità pensare che il cafè chantant nasca proprio dopo l'Unità d'Italia, quando le esigenze del
nuovo Stato designavano i teatri come luoghi dove praticare 'la prosa seria' lasciando tantissimi artisti
di 'arti varie' senza più un luogo dove esibirsi. Costoro furono dunque costretti a trovare altri luoghi per
esprimersi: i primi furono proprio i cafè di Napoli e Milano,dove tutto si faceva nella lingua di Paris,
dalle ordinazioni ai camerieri (perchè nel cafè era d'obbligo la consumazione al tavolo durante le
esibizioni) ai contratti degli artisti stessi.
Mi sembra anche giusto ricordare che Marinetti dedicò un manifesto al teatro di Varietà che
considerava " ...assolutamente pratico, perché si propone di distrarre e divertire il pubblico con degli
effetti di comicità, di eccitazione erotica o di stupore immaginativo".
Nonostante questa considerazione, il teatro comico è sempre stato poco considerato dagli intellettuali e
lo stesso Totò se ne crucciava. Mi piace dedicare proprio a lui questo spettacolo e pensare che il principe
De Curtis qualche sera possa sbirciare tra le nostre quinte per farsi due sane risate assieme a Voi.
Marcello Cotugno
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