Angelina Mango il 2 agosto a Bagheria (unica data in Sicilia)

2^ edizione del PICCOLO FESTIVAL, 2 agosto – Piccolo Parco Urbano di Bagheria. Ecco i nomi dei primi due ospiti: UNICA DATA IN SICILIA di ANGELINA MANGO, vincitrice del Festival di Sanremo 2024 e la band rivelazione BNKR44   Palermo, 28 marzo 2024 -  Angelina Mango (unica data in Sicilia) , vincitrice del  Festival di Sanremo 2024 ,  e la band rivelazione  BNKR44 , sono i primi due artisti protagonisti della seconda edizione del  PICCOLO FESTIVAL  – che nella prima edizione ha ospitato  Chiello, Bresh e Giuse The Lizia  - organizzato  da GoMad Concerti, e Puntoeacapo Concerti  con la collaborazione del  Comune di Bagheria , che si terrà il 2 agosto al  Piccolo Parco Urbano di Bagheria.    Sei dischi di platino  e  due dischi d’oro  per un totale di oltre  200 milioni di stream audio e video , un primo  tour nei club completamente sold out , una data evento al Fabrique di Milano e una nuova leg nei club italiani anch’essi sold out con diversi raddoppi, al  vertice delle classifiche di

MESSINA, IL PROGETTO PER IL TIRONE: UNA INSOSTENIBILE ALCHIMIA.

GLI STRUMENTI ATTUATIVI PER IL RECUPERO DEL QUARTIERE SONO INADEGUATI MA LA COLPA E’ INNANZITUTTO DI UN PRG SBAGLIATO. OCCORRE RIPARTIRE DALLA CITTA’ E DALLA SUA MEMORIA STORICA
29/04/2010 - In merito all’intervento della STU Tirone, abbiamo sentito il parere
dell’arch. Caterina Sartori, che già da tempo si era espressa a nome dell’Istituto Mediterraneo di Bioarchitettura Biopaesaggio Ecodesign dalla stessa presieduto, con una serie di documenti, in seguito condivisi dal coordinamento “L’altra città” con il quale, circa un anno fa, si organizzò anche un incontro pubblico alla presenza del progettista della STU, ing. Cavallaro. Inoltre, già nel 2008, l’arch. Sartori fu incaricata quale consulente, dalla Federazione Provinciale dei Verdi, per le attività dell’apposito Comitato costituito a difesa del Tirone.

Sartori:
Come ho avuto modo di scrivere e di sostenere anche nel corso dei più recenti momenti di confronto pubblico organizzati dal Consiglio della IV Circoscrizione, ritengo che una valutazione sull’intervento del Tirone non possa che essere inserita in una riflessione più ampia che guardi ad un progetto complessivo per la città di Messina e ad una rivisitazione della pianificazione urbanistica vigente, anche in considerazione degli ultimi eventi calamitosi.

Oggi, in particolare, si avverte il disagio dovuto ad una sovrapposizione e ad un conflitto tra strumentazioni di varia natura e finalità, ad una complessità di modalità operative che, se da una parte tentano di articolare i processi di costruzione della città contemporanea, rischiano, in alcuni casi, di annullare la complessità alla quale deve o dovrebbe tendere, l’immagine stessa della città.
Si genera un conflitto e un disorientamento soprattutto laddove le scelte a livello di strumenti complessi attuativi vanno ad interessare ambiti e questioni che molto hanno a che fare con elementi caratterizzanti la città. A queste condizioni non si riesce ad avviare alcun percorso virtuoso né è possibile perseguire strategie ed obiettivi di sviluppo. Contemporaneamente resta il disagio per l’incapacità di uscire dalle irrisolte questioni della pianificazione generale.

Non esiste un modello di città ma princìpi che possono definire più modelli di sviluppo sostenibile. Non esistono regole da tutti condivise perché la città deve essere un democratico consesso a più voci, ma vi sono dei valori ineludibili, che vanno riconosciuti da tutti, e sui quali si fondano la cultura della città e il suo sviluppo.
E’ vero che in una città come Messina, che assiste ormai da decenni ad un processo di sconvolgimento del territorio ad opera di un furore edilizio senza limiti, in cui non si produce nessuna nuova architettura, riesce arduo parlare di qualità urbana, di confini all’espansione edilizia e, soprattutto, di tutela del territorio e della sua memoria storica.

Nell’ultimo documento sul Tirone, da me elaborato nell’ambito delle attività dell’Istituto Mediterraneo di Bioarchitettura, che sarà presentato a breve nel corso di una conferenza stampa, non cambia il giudizio di merito relativamente all’intervento della “STU Tirone-Contratto di quartiere”, che continuo a definire una “insostenibile alchimia” sia per l’artificiosa combinazione tra strumenti con finalità e modalità differenti sia per l’inadeguatezza al caso del Tirone. Non vale infatti il “principio dell’indifferenza” degli strumenti attuativi relativamente al dato naturale, paesaggistico, storico, in poche parole “vocazionale” dei singoli luoghi della città.
Il rischio “astrazione”, uno degli annosi problemi dell’urbanistica convenzionale, sembra paradossalmente riproporsi a Messina, proprio in casi come questo in cui, non è ad una urbanistica convenzionale quella a cui si vuole far ricorso, ma una strumentazione recente e innovativa. Ciò accade evidentemente perché la città viene vista come una scacchiera sulla quale muovere indistintamente volumi ed indici come fossero semplici pedine di un gioco a dama. Ma la città non è una astrazione bensì un fatto reale, espressione di valori non sempre monetizzabili e spesso difficilmente quantificabili. La città non è la sua rappresentazione sulla carta, ma una realtà consistente, tangibile, tanto complessa quanto in essa è possibile rinvenire sedimentazioni, forme talvolta anche informi, di un passato più o meno recente, più o meno importante, talvolta antico.
Di fatto, l’intera architettura dell’intervento previsto per il Tirone, si basa su assunti errati, su una lettura impropria dei luoghi e delle preesistenze ricadenti nell’area, definite “ruderi”, e prevede demolizioni indiscriminate dell’esistente.

A prescindere dalle modalità del progetto previsto, un intervento di trasformazione o anche di “riqualificazione”, comunque formulato, sarebbe in ogni caso “improprio” in considerazione del fatto che, per il Tirone, può essere ammessa una sola tipologia di intervento e, cioè, la “conservazione”, finalizzata alla eventuale organizzazione a verde pubblico di interesse storico archeologico paesaggistico dell’area.
Già il PRG avrebbe dovuto e potuto adottare previsioni vincolistiche senza rimandare ad un piano particolareggiato, imponendo, in considerazione dell’unicità dei luoghi, il vincolo della inedificabilità assoluta e la destinazione a parco pubblico di interesse storico-archeologico-paesaggistico dell’area classificata come “A3” compresi i limitrofi bastioni murari superstiti. In quella sede si sarebbero dovute e potute dare precise prescrizioni per la tutela dell’antico borgo da intendersi anche come “valore di insieme”, così anche assicurando alla città, e al quartiere che ne è privo, una dotazione di verde, e non consentendo alcun accesso alle speculazioni private.
I “ruderi” del Tirone sono il metro dell’arbitrarietà dell’intervento.
Il Tirone, infatti, presenta precise qualità dalle quali nessuno può ritenere di prescindere. Si tratta dei caratteri di “unicità”, “irriproducibilità” ed “irripetibilità” del bene storico. Parliamo di valori non quantificabili e monetizzabili, ai quali non può essere attribuito un “prezzo di mercato”. Si tratta di valori “inestimabili” e “non stimabili” in quanto il Tirone è un luogo testimoniale in cui la memoria storica si evidenzia non soltanto nei manufatti ancora presenti ma anche in un sotteso forte valore simbolico dei luoghi.

La città ha appena terminato di rievocare il sisma del 1908. Si sono portate candele accese in processione quasi a riportare in vita, anche solo per una notte, lo spirito di chi ci aveva passato il testimone in quella tragica mattina del 1908. Quello spirito rivive ogni giorno tra le antiche pietre, si aggira inquieto tra i ruderi ancora presenti, nello strenuo sforzo di mantenere alla città, la sua memoria. Trasformare questi luoghi, cancellandone le rovine, i ruderi, significherebbe recidere quel dialogo continuo tra la città contemporanea e quella antica.
Inoltre, sarebbe da chiedersi quanto vi sia di “rovina” nel degrado indotto da un progetto non vicino allo spirito dei luoghi e quanto possano essere “vitali” per l’eliminazione del “degrado moderno”, le preesistenze architettoniche.

Le rovine sono “finestre” sulla identità dei luoghi. Il futuro della città si gioca sulla capacità di far emergere la città nascosta, quella “città nella città”, costituita dalle vestigia archeologiche e architettoniche, e da quelle ripartire per dare senso alla città nuova.

In esito alle su esposte considerazioni, e a quanto finora da me sostenuto in tutte le precedenti occasioni, comunico che, le associazioni aderenti a “L’altra città”, su proposta da me avanzata già nel corso del Consiglio aperto della IV Circoscrizione presso la Galleria S. Marta, stanno esaminando l’eventualità di richiedere al Presidente della Regione, la nomina di un commissario ad acta che possa porre in essere tutte le iniziative finalizzate al mantenimento del finanziamento per il “contratto di quartiere” da destinarsi alle aree contigue al Tirone, compresa Piazza del Popolo, disancorando quest’ultimo dalla STU.

Infine ribadisco le seguenti ulteriori proposte, pure avanzate nel corso del suddetto Consiglio aperto e, cioé:
- che il Consiglio Comunale di Messina verifichi, con urgenza, la corretta applicazione della normativa sugli appalti pubblici e l’eventuale sussistenza di elementi che potrebbero condurre all’elusione di quest’ultima, con riguardo ai principi di trasparenza e libera concorrenza, come da me paventato da tempo.
- che l’Amministrazione Comunale di Messina proceda, in autotutela, alla sospensione dell’applicazione della norma di attuazione del PRG che prevede la redazione di un piano particolareggiato, limitatamente all’area del Tirone, imponendo il vincolo di inedificabilità assoluta e destinazione a verde pubblico di interesse storico archeologico paesaggistico esteso alla stessa area, e altresì proceda alla stima dell’eventuale indennizzo ai soci privati della STU, da commisurare alle numerose pendenze al TAR da parte dei privati proprietari, nel caso di prosecuzione dell’iter avviato.

- che l’Amministrazione Comunale di Messina individui una o più aree idonee per l’attivazione di STU o procedimenti analoghi in città, con il duplice scopo di favorire interventi di edilizia residenziale pubblica, molto più utili alla collettività di quelli di edilizia privata, da destinare ai baraccati “autoctoni”, ai nomadi, e a tutti i casi di emergenza abitativa, e di garantire opportunità al mondo imprenditoriale locale.

architetto Caterina Sartori
(presidente dell’Istituto Mediterraneo di Bioarchitettura Biopaesaggio Ecodesign e del coordinamento di associazioni “L’altra città”)

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