22/05/2010 – Un’attrezzata e accogliente casa d’appuntamenti è stata scoperta dalle forze dell’ordine a Capo d’Orlando, in zona San Gregorio, dove una donna di 30 anni nativa di Casablanca, in Marocco, aveva avviato una fiorente attività per lo sfruttamento della prostituzione. L’accogliente casa era frequentata da persone del comprensorio dei Nebrodi
d’ogni ceto sociale, avendo come punto di riferimento l’immobile in posizione tutto sommato defilata, ma non tanto da non destare i sospetti dei Carabinieri, come sempre molto presenti sul territorio, i quali hanno avviato un’attività di meticolosa indagine, come tali forze dell’ordine sanno abilmente fare, fino a scoprire il giro di prostituzione.
A fare gli onori di casa era la trentenne marocchina, con la collaborazione professionale di una quarantacinquenne nativa della Colombia, “non male”, come si sentiva dire nel circondario, dove le donne venivano tenute d’occhio pur nell’incertezza della loro provenienza e delle vere intenzioni. Addirittura un noto professionista aveva confidato ad un suo caro amico l’intenzione di corteggiare la marocchina, nella speranza di convincerla a formare famiglia.
Si racconta, infatti, che dopo averla incontrata alcune volte per motivi professionali il professionista abbia cercato di conquistare il profondo amore della donna, ma senza riuscirvi.
Sembra che il professionista, celibe, benestante, non fumatore e galante, abbia apertamente manifestato alla ‘ragazza’, il suo leale sentimento proponendole una vita matrimoniale serena, con tanti figli e tanto di piscina per l’estate. Ma la ritrosa fanciulla avrebbe rifiutato la proposta senza troppi complimenti.
C’è addirittura chi sostiene che la trentenne marocchina abbia espresso il suo diniego con una espressione non appartenente all’idioma originario ma dialettale siciliano: “nzu”, che vuol dire ‘no’!
- Peccato, le aveva risposto il professionista che, per consolarsi, era andato a trovarla sul posto di lavoro, dove – però – ha trovato idonea accoglienza.
Ora le forze dell’ordine hanno dato il giusto… ordine alle cose, inquadrando le donne nel loro reale contesto lavorativo e sentimentale. Le profferte reclamizzate dalle donne attraverso giornali regionali non miravano a rapporti per la vita ma a qualcosa di meno duraturo e non proprio affidato al nucleo familiare propriamente detto.
L’alcova era molto frequentata e la voce evidentemente dev’essere circolata malevola ma realistica nel circondario, al punto da indurre le forze dell’ordine a fare chiarezza sulla reale natura della frequentazione.
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