Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

GIOIOSA MAREA SS 113 CAPO SKINO: RIPASSA LO STRANIERO

 CAPO SKINO SS 113: GERMANÀ (PDL) NON PARTECIPA ALLA CERIMONIA PER SOLIDARIETA’ ALLA CITTADINANZA
Gioiosa Marea (Me), 27/05/2011 – L’applauso più lungo e sentito è stato quello che il presidente della Provincia Regionale di Messina, on. Nanni Ricevuto, ha chiesto e ottenuto per la cittadinanza di Gioiosa Marea, quello che un tempo non troppo remoto si sarebbe chiamato ‘il popolo’, e che oggi era l’assente ‘chiassoso’ e ‘severo’ che ciascuno sentiva agitarsi nella coscienza e pure nei paraggi.
Si, nei paraggi, perché a parte il presidio di contestatori rimasti fuori dalla zona predisposta dall’Anas per la cerimonia di riapertura al transito della SS 113 di Capo Skino di Gioiosa Marea, franata ultimamente nel 2008 (ma si sarebbe detto il secolo scorso, per quanto sembra lontano e ostico quel tempo), la cittadinanza continuava a muoversi nei paraggi, vale a dire in paese, ad appena un km dal km 88,000 della SS 113 di Gioiosa Marea.
Gente abituata alla presenza dello ‘straniero’ ma che oggi, per l'occasione, non era inteso come turista da accogliere e considerare il prezioso 'protagonista' del turismo, del quale ci si era quasi dimenticati. Lo straniero oggi avrebbe dovuto essere colui che è estraneo (perché disinteressato e insensibile) alle sorti di Gioiosa Marea, al suo destino e al suo benessere.
Il politico, l’uomo dello Stato, delle istituzioni. Lo stesso che se ne è ‘fottuto’ di come stavano i gioiosani nei lunghi giorni dell’isolamento, negli interminabili mesi della ‘dimenticanza’, della sordità istituzionale, quella che l'Amplifon non si è ancora decisa di redimere, di dirimere o curare. Quella che non sente perché non vuole sentire; perché altrimenti, se togliessimo quelli, non ci sarebbe più peggiore sordo di chi non vuole sentire.
Contro quelli ha tuonato oggi il sindaco di Gioiosa Marea, Ignazio Spanò, nel suo non troppo protocollare intervento, severo e schietto nei confronti della politica e della classe politica. Quelli dei quali si può eloquentemente dire, senza offesa per nessuno, che ‘uno non vale’ e l’altro non serve’. Queste parole Spanò non le ha usate...

Un intervento, quello di Ignazio Spanò, consapevole degli stati d’animo che lui stesso ha dovuto avvertire, constatare e dirimere nelle lunghe sere dell’isolamento, nelle lunghe mattinate dello scoramento, nei lunghi pomeriggi dello scazzamento, nelle lunghe notti nell’incazzamento.
Così, sul palco dell’area protetta, dove giornalisti, dirigenti, tecnici e maestranze dell’Anas, presidenti e rappresentanti istituzionali, autorità religiose e militari hanno presenziato alla cerimonia, si sono alternati i sindaci di Gioiosa Marea, Ignazio Spanò, di Piraino, Giancarlo Campisi, il presidente della Provincia Regionale di Messina, Nanni Ricevuto, il dirigente regionale dell’Anas, ing. Ugo Dibennardo, salutando, commentando e raccontando questa avventura cominciata il secolo scorso (nel 2008) con una frana che ha interrotto il transito e condannato Gioiosa Marea all’isolamento, e proseguita con proteste, incatenamento dei sindaci Spanò e Campisi a Roma, manifestazioni di piazza ed occupazione delle stazione ferroviaria di Gioiosa Marea.

Fino a che il destino non ha portato a Gioiosa Marea un sottosegretario di Stato alle Infrastrutture, Giuseppe Reina, che è riuscito a ‘grattare’ alla più opulenta Liguria una ‘cinquina di milioni di euri’ da mettere a disposizione di questo ameno luogo della provincia di Messina, come pochi altri ce ne sarebbero in tutta la Sicilia (non disprezzando).
Ecco. Ed oggi l’on. Giuseppe Reina era là, tra le autorità presenti. A dire il vero Reina una autorità lo è ma non lo vuole dimostrare. Diciamo che non se la tira. Eppure potrebbe benissimo farlo, perché è a lui che si deve il reperimento di fondi che fino ad allora non si erano trovati. E fosse bastato reperirli sarebbe stata già una fortuna. Il fatto è che dopo averli ‘grattati’ alla Liguria si è dovuta dirimere un’altra vicenda: a chi competeva spenderli? A chi competeva ordinare i progetti, monitorarli, esperire i bandi? Perché il comandare è meglio del fornicare?

Allora ha ragione il sindaco di Gioiosa Marea quando dice, con riferimento al ministro delle tasse, che le ganasce che si intenderebbero (a parole, almeno) togliere al paese in realtà sono state messe a Gioiosa Marea. Ed ha ragione Campisi a sostenere che "declamare nel deserto può essere biblico ma certamente scomodo per i cittadini".

Ha ragione l’on. Ricevuto quando dice che l’applauso degli applausi andrebbe ai gioiosani, che hanno dovuto sopportare l’isolamento, gestirlo e sopravvivere alla delusione, allo scoraggiamento, all’offesa subita per tanta strafottenza. Come se la fragilità e il rischio idrogeologico fossero solo là e non anche qua. Come se l'intervento d'emergenza debba sempre e solo nascere dalla compassione, o 'rinascere' dalle ceneri di un congruo numero di morti, senza che alcuna legge dello Stato contempli un numero di morti oltre il quale si diventa terremotati, alluvionati, sfortunati, isolati, incazzati.
Ha ragione l’assessore Daniele Tranchida, in rappresentanza del presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, quando si appella alla Costituzione, che garantisce la mobilità delle persone come un diritto, e tira fuori l’orgoglio di assessore Regionale al Turismo per compiacersi che la riapertura avvenga nell’imminenza di una nuova stagione turistica, cui Gioiosa Marea era abituata. E abituata bene.

Oggi Gioiosa Marea riparte e lo fa con un urlo di rabbia, d’atleta. Un urlo liberatorio e grintoso, ma non ostile. Perché Gioiosa Marea è ostile alle cose storte ma comprende e porta pazienza. Lo fa con dignità. Sia bene inteso
Ecco farsi largo l’altro ‘uomo della provvidenza’ (assieme all'on. Reina), l’ing. Ugo Dibennardo. L’approccio col dirigente regionale dell'Anas è stato difficile, non certo per il suo ‘malo carattere’, anzi. Ma per quel cognome, che induceva ad equivocarlo con Di Bernardo. Invece no, l’ing. Dibennardo ci ha fatto ficcare bene nella testa il suo corretto cognome e il suo corretto modo di rapportarsi con i responsabili locali di Gioiosa Marea, delle persone e degli enti interessati alla messa in sicurezza e alla esecuzione dei lavori, su questa SS 113 di Gioiosa Marea che oggi vale la pena percorrere, foss’anche per vedere com’è stata rifatta, come si può perfino simulare il colore e la fattezza della lava, in quei costoni montagnosi di Capo Skino, che lambiscono il mare ma possono ricordare certi tratti dell’Etna, della Muntagna, e a volte le Dolomiti.

Qua domani pomeriggio vorremmo vedere Vincenzo Nibali dare la polvere a Contador, e in quel gazebo che oggi, per mano del sacerdote rev. Salvatore Danzì, ha tenuto a battesimo la rinascita di Gioiosa Marea, consegnargli la maglia rosa di un Giro d'Italia che porti sulle nostre spiagge una carovana di turisti, quanti non se ne vedevano da qualche tempo.
Notevole la presenza di sindaci del comprensorio, come Bartolo Cipriano da Terme Vigliatore, Salvo Messina da Brolo, Basilio Ridolfo da Ficarra, Giancarlo Campisi da Piraino, quest’ultimo parte in causa nella lunga vicenda che ha visto la comunità di Gioiosa Marea accomunarsi a quella di Piraino per analoghi e comuni destini, essendo i due comuni legati dalla contiguità territoriale e i due sindaci, Spanò e Campisi, dal sangiovanni.

Se Gioiosa Marea piangeva, infatti, Piraino non rideva di certo. Anzi. Nelle giornate di tramontana e pioggia, nei pomeriggi di scirocco e afa, non vi erano garanzie che non crollasse pure il costone di Falconaro, al confine tra Gioiosa Marea e Piraino.

Cosa in realtà avvenuta. Ma in quei momenti era meglio non farlo notare, non dire niente. Anzi, pensando a cosa stava comportando già quella frana di Capo Skino, era proprio il caso di raccogliersi le pietre muti muti e a denti stretti stretti dire: "Minch** che cul*, nenti mi fici!”.

Commenti

  1. Un cittadino di Gioiosa Marea28 maggio 2011 alle ore 03:19

    Il sindaco di Gioiosa Marea si dovrebbe vergognare di aver partecipato alla cerimonia privata per l'apertura della strada,come se la strada sia una proprietà privata,da qui dimostra di essere un sindaco senza palle!!!!!!!!!!

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  2. La vittoria ha cento padri ma la sconfitta è orfana.
    Dov'erano queste gloriose facce presenti alla festa macabra dell'apertura della strada, quando c'era la frana? Quando c'erano i disagi?
    Chi ha permesso la riapertura fattiva? Sindoni il primo coraggioso a valicare i binari e poi le centinaia di persone che hanno a cuore il paese, e che sono state escluse dalla parata. Qualcuno degli invitati ( un sindaco )era contrario ad occupare i binari, ma in prima fila a sfilare......Bene,ci vediamo tra qualche mese per le elezioni, li si che conteremo di nuovo.........per qualche giorno ma conteremo di nuovo......

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