12/08/2011 - Ecco come il sito Professione Finanza descrive e definisce Michele Sindona, "banchiere e criminale italiano, membro della loggia P2, che ha avuto chiare associazioni con la mafia". Coinvolto nell'affare Calvi e mandante dell'omicidio di Giorgio Ambrosoli, Michele Sindona morì avvelenato in carcere, dove stava scontando la condanna all'ergastolo. Sindona era nato a Patti (Me) nel 1914, figlio di un piccolo impresario di pompe funebri: aveva studiato dai gesuiti, rivelando precoci capacità matematiche ed economiche.
Laureato in giurisprudenza a Messina nel 1942, aveva lavorato per alcuni anni all'ufficio delle imposte di Messina.
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Michele Sindona è stato un banchiere e criminale italiano. Sindona è stato un membro della loggia P2 (tessera n. 0501) e ha avuto chiare associazioni con la mafia. Coinvolto nell'affare Calvi e mandante dell'omicidio di Giorgio Ambrosoli, è morto avvelenato in prigione, dopo la condanna all'ergastolo.
Michele Sindona nasce nel 1914 a Patti in provincia di Messina, figlio di un piccolo impresario di pompe funebri . Sindona studia dai gesuiti, mostrando precoci capacità matematiche ed economiche. Laureato in giurisprudenza a Messina nel 1942, lavora per un paio di anni all'ufficio delle imposte di Messina.
Al termine della guerra si trasferisce a Milano nel 1946 aprendo uno studio da
consulenza tributaria; esercita come commercialista per società quali la Società Generale Immobiliare e la Snia Viscosa, divenendo negli anni '50 uno tra i commercialisti più ambiti. Si specializza in pianificazione fiscale acquisendo le conoscenze nell'esportazione dei capitali e nel funzionamento dei paradisi fiscali.
Nel 1957 è strettamente associato ai mafiosi della famiglia Gambino, che gli affidano la gestione dei profitti dei loro traffici di eroina. Nel giro di un anno, Sindona compra la sua prima banca, la Banca Privata Finanziaria, proseguendo poi con la sua holding lussemburghese Fasco ad ulteriori acquisizioni.
Sindona entra inoltre tra le conoscenze del cardinale Montini, arcivescovo di Milano e futuro papa Paolo VI. Nel 1969 inizia la sua associazione allo IOR, la banca vaticana; enormi ammontari vengono spostati dalle banche di Sindona, attraverso il Vaticano, verso banche svizzere, e Sindona inizia a speculare a larga scala tra le maggiori valute correnti.
Nel 1971 le sue fortune iniziano a rovesciarsi, a seguito del fallimento dell'OPA sulla finanziaria Bastogi, cui si era opposto Enrico Cuccia, fondatore di Mediobanca.
Nel 1972 entrò in possesso del pacchetto di controllo della Franklin National Bank di Long Island, nell'elenco delle prime venti banche statunitensi. Possedeva inoltre partecipazioni in altre aziende, tra cui una banca di investimento in Italia in diretta concorrenza con Mediobanca. Le sue banche si associarono ad altri istituti di credito, come la Finabank di Ginevra e la Continental Illinois di Chicago.
Sindona venne salutato come "salvatore della lira" da Giulio Andreotti, e nominato "uomo dell'anno" 1974 dall'ambasciatore americano in Italia, John Volpe. Ma nell'aprile dello stesso anno, un crollo del mercato azionario condusse al "crack Sindona". I profitti della Franklin Bank crolarono del 98% rispetto all'anno prima, e Sindona accusò una perdita di 40 milioni di dollari, iniziando a perdere la maggior parte delle banche acquisiti nei 17 anni precedenti. L'8 ottobre 1974, la banca di Sindona fu dichiarata insolvente per frode e cattiva gestione, incluse perdite da speculazione sulle valute correnti e cattive politiche di prestito.
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L'articolo completo alla fonte:
http://www.professionefinanza.com/scheda.php?id=3372
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