Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

SONIA ALFANO: “IL VERO SCANDALO DELLA DETENZIONE DI RIINA E’ CHE IL DIRETTORE SIA GIACINTO SICILIANO”

PALERMO, 26 SET. - “In effetti rivesto il ruolo di persona offesa dal reato nel procedimento che vede Riina imputato per il reato di minaccia aggravata dal metodo mafioso. Il procedimento non è nato da alcuna mia segnalazione, men che meno querela. Anzi, a dire il vero non sono nemmeno stata sentita dal P.m, seppure avevo raccontato quanto avvenuto nel corso di una mia visita al carcere milanese di Opera, nel quale è ristretto il capomafia corleonese. Tutto è nato, invece, da una relazione di servizio redatta dal carcere di Opera, e io ne sono venuta a conoscenza soltanto quando mi è stato notificato l’avviso di fissazione dell’udienza preliminare dal parte del Gip di Milano Cristina Di Censo”.

E’ quanto scrive sul suo blog l’europarlamentare e presidente dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia Sonia Alfano, per chiarire la vicenda raccontata ieri dall’Unità con un articolo a firma di Nicola Biondo.

“Io - prosegue la Alfano - non ho inteso sporgere denuncia perchè in realtà Salvatore Riina, come racconto in un capitolo del mio libro (La Zona D’ombra. La lezione di mio padre ucciso dalla mafia e abbandonato dallo Stato, Rizzoli) non ha mai detto ‘vi fucileremo tutti’, come invece riportato nella richiesta di rinvio a giudizio firmata dalla dott.ssa Ilda Boccassini, bensì ‘vi fucileremmo tutti’”.

“E’ ovvio aggiunge ancora Alfano - che non mi aspettassi di essere idolatrata dai detenuti al 41bis, Riina in primis, ma in realtà in occasione di quel colloquio con lui il boss manifestò disprezzo riferendosi genericamente ai ‘politici’. Sennonché, durante quell’incontro avvenne un fatto che ritengo ben più grave: Riina, come riportato perfino nelle relazioni della polizia penitenziaria, pronunciò parole eccessivamente affettuose nei confronti del direttore del carcere di Opera, peraltro presente, elogiandone l’umanità e aggiungendo che evidentemente il direttore aveva ereditato quei pregi dal padre, Vito Siciliano, anch’egli già direttore di istituti penitenziari e anch’egli già conosciuto e apprezzato dal capomafia. Di certo - sottolinea l’europarlamentare - un soggetto di questo calibro tutto può fare tranne che dirigere il carcere nel quale è ristretto Riina. Eppure, a rendere ancor più scandalosa la vicenda è il fatto che Giacinto Siciliano è da tempo stato rinviato a giudizio, insieme al magistrato Salvatore Leopardi, per imputazioni di gravità assoluta, che attestano suoi rapporti border line con il Sisde, all’epoca in cui quel servizio segreto era diretto da quel Mario Mori che oggi è imputato a Palermo per favoreggiamento di Bernardo Provenzano. Ecco - afferma Sonia Alfano - questo ritengo sia il vero scandalo”.

E conclude: “Quanto alle mie visite alle strutture penitenziarie, so bene che a qualcuno, per ragioni inconfessabili, abbia dato fastidio, soprattutto allorché alcune circostanze che ho omesso di riferire nel libro (per ragioni di riserbo investigativo) ho provveduto a riferirle ufficialmente ai magistrati che indagano sulle deviazioni di Stato del 1992/93. Ma è proprio per questo che continuerò nell’impegno intrapreso e proseguirò nelle visite a tutte le strutture detentive riservate al 41bis”.
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Sonia Alfano: Vi spiego la presunta minaccia ricevuta da Totò Riina

A fronte dei numerosi e accorati messaggi che ho ricevuto fin da ieri mattina, sento la necessità di chiarire la vicenda raccontata dall’articolo, a firma di Nicola Biondo, intitolato “Riina minaccia” e pubblicato ieri dall’Unità.

In effetti rivesto il ruolo di persona offesa dal reato nel procedimento che vede Salvatore Riina imputato per il reato di cui agli articoli 612 c.p. e 7 d.l. 152/91 (minaccia aggravata dal metodo mafioso). Il procedimento non è nato da alcuna mia segnalazione, men che meno querela. Anzi, a dire il vero non sono nemmeno stata sentita dal P.m, seppure avessi già raccontato pubblicamente quanto avvenuto nel corso di una mia visita al carcere milanese di Opera, nel quale è ristretto il capomafia corleonese. Tutto è nato, invece, da una relazione di servizio redatta dal carcere di Opera, e io ne sono venuta a conoscenza soltanto quando mi è stato notificato l’avviso di fissazione dell’udienza preliminare dal parte del Gip di Milano Cristina Di Censo.

Una premessa è doverosa, a scanso di equivoci: tutti sanno (e io, che ho avuto il padre ucciso dalla mafia, più di chiunque altro) che Riina è un odioso stragista, responsabile della morte di centinaia (almeno) di persone. Questa idea, che oltre che per Riina vale per gli altri ospiti delle strutture carcerarie del 41bis, mi accompagna ogni volta che faccio una visita in quei reparti speciali delle patrie galere. Sennonché, vado per ascoltare e per accertarmi delle condizioni di detenzione (non solo in relazione al rispetto dei diritti dei detenuti ma anche in relazione all’efficienza del regime detentivo previsto dall’art. 41bis dell’ordinamento penitenziario, che ha quale principale scopo quello di impedire ai boss di tenere i contatti coi loro sodali all’esterno). Quanto ai fatti per i quali oggi Riina è imputato di minaccia ai miei danni, non ho inteso sporgere denuncia perché in realtà Salvatore Riina, come racconto nel diciannovesimo capitolo del mio libro (La Zona D’ombra. La lezione di mio padre ucciso dalla mafia e abbandonato dallo Stato, ed. Rizzoli) non ha mai detto “vi fucileremo tutti” (come invece riportato nella richiesta di rinvio a giudizio firmata dalla dott.ssa Ilda Boccassini), bensì “vi fucileremmo tutti”. Per amor di precisione, riporto le parole del libro: “Io a voi autri deputati vi fucilerei a tutti”. Ad essere sincera non ho avvertito questo episodio come un’intimidazione: credo che Riina sia in grado di minacciare in modo molto più esplicito.

E’ ovvio che non mi aspettassi di essere idolatrata dai detenuti al 41bis, Riina in primis, ma in realtà, in occasione di quel colloquio con lui, il boss manifestò disprezzo riferendosi genericamente ai “politici”. Sennonché, durante quell’incontro avvenne un fatto che ritengo ben più grave: Riina, come riportato perfino nelle relazioni della polizia penitenziaria, pronunciò parole eccessivamente lusinghiere nei confronti del direttore del carcere di Opera, peraltro presente, elogiandone l’umanità e aggiungendo che evidentemente il direttore aveva ereditato quei pregi dal padre, Vito Siciliano, anch’egli già direttore di istituti penitenziari e anch’egli già conosciuto e apprezzato dal capomafia.

Di certo un soggetto di questo calibro tutto può fare tranne che dirigere il carcere nel quale è ristretto Riina. Eppure, a rendere ancor più scandalosa la vicenda è il fatto che Giacinto Siciliano è da tempo stato rinviato a giudizio innanzi al Tribunale di Roma, insieme al magistrato Salvatore Leopardi, per imputazioni di gravità assoluta, che attestano suoi rapporti border line con il Sisde, all’epoca in cui quel servizio segreto era diretto da quel Mario Mori che oggi è imputato a Palermo per favoreggiamento di Bernardo Provenzano.

Ecco, questo ritengo sia il vero scandalo. E a renderlo ancor più intollerabile è la cortina fumogena di silenzio che ha protetto la posizione di Siciliano e ha consentito che potesse dirigere il carcere che ospita Riina. Quanto alle mie visite a quelle strutture penitenziarie, so bene che sono fra i pochissimi parlamentari ed europarlamentari (se non l’unica) a farsi carico di verificare le modalità di funzionamento del regime del 41bis. E ancor più so bene che a qualcuno, per ragioni inconfessabili, questo abbia dato fastidio, soprattutto allorché alcune circostanze che ho omesso di riferire nel libro (per ragioni di riserbo investigativo) ho provveduto a riferirle ufficialmente ai magistrati che indagano sulle deviazioni di Stato del 1992/93.

Ma è proprio per questo che continuerò nell’impegno intrapreso e proseguirò nelle visite a tutte le strutture detentive riservate al 41bis.

http://www.soniaalfano.it/blog/2011/09/26/vi-spiego-la-presunta-minaccia-ricevuta-da-toto-riina/#more-4810

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