1° Maggio: «Festa del Lavoro», la filastrocca di Mimmo Mòllica

1° Maggio Festa del lavoro. La «Filastrocca del Lavoro» di Mimmo Mòllica racconta in versi e strofe questa importante ricorrenza. E noi la proponiamo a grandi e piccini per celebrare la «Festa del Lavoro e dei Lavoratori».  «Filastrocca del lavoro» di Mimmo Mòllica   Caro babbo che cos’è il lavoro? dei bambini domandano in coro a un papà stanco e pure affannato, dal lavoro appena tornato. Ed il babbo risponde a fatica «serve a vivere, è una regola antica». Ed aggiunge: «… ed inoltre, sapete il lavoro è passione, è volontà e decoro». «E che cosa vuol dire decoro?», ribatterono subito loro. «È nell’opera di un falegname, è Van Gogh, è in un vaso di rame». «È Geppetto e il suo pezzo di legno, è Pinocchio, è Collodi e il suo ingegno, è donare qualcosa di noi senza credersi dei supereroi». «È costruire un gran bel grattacielo, è Gesù quando spiega il Vangelo, compiacersi di quello che fai, è dolersene se non ce l’hai!». Però un tipo iniziò a blaterare: «È pagare la gente per non lavorare, s

ENNIO SALVO D’ANDRIA E LA SUA COSPICUA PRODUZIONE LETTERARIA

Un breve saggio del Prof. Giuseppe Costa sulle opere di Ennio Salvo D'Andria, scrittore di antica origine borghese, antifascista, nato a Patti nel 1915 e morto a San Giorgio di Gioiosa Marea nel 1974
San Giorgio di Gioiosa Marea (Me), 17/10/2011 - D’antica origine borghese, Ennio Salvo D’Andria, trascorsa la sua infanzia nel clima del Crepuscolarismo e del Futurismo, si formò attraverso la lettura dei classici e della produzione del Romanticismo e del Verismo, non senza sentire l’influenza di esperienze settentrionali ed europee; frequentò a Patti il Regio Ginnasio negli anni ’30, periodo che esercitò, senza alcuna ombra di dubbio, una notevole influenza sulla sua formazione. Successivamente egli continuò e completò gli studi classici a Firenze, divenendo sempre più attento ai problemi sociali.

Fu categoricamente avverso all’ideologia fascista, seguendo per tutta la vita e con ferma convinzione l’ideologia socialdemocratica. Il giovanissimo scrittore nel 1935, a soli 19 anni, esordì a Firenze con il volume di liriche Lupesuche, edito dalla Bemporad, e, in seguito, pubblicò un secondo volume La Terra del Sole, volumi nei quali la forza creativa gli risvegliò meravigliose visioni del suo paese natio, Patti, e dell’intera Sicilia, con il suo mare, i suoi giardini di aranci e limoni in fiore, incantevole quadro di profumi e di luci; infine le notti, il silenzio, la pace lungo la strada interminabile sotto il riflesso della luna e, volgendo lo sguardo all’orizzonte, le brulicanti, piccolissime luci e le lampare dei pescatori sul mare di San Giorgio, del Golfo di Patti e di Oliveri, tutto ciò senza sentire una maliconica nostalgia intrisa dei dolci ricordi del passato, nella consapevolezza della fugacità del tempo che travolge ogni cosa nel suo inesorabile oblio.

Il giovane Ennio, infatti, sia nelle liriche la Terra del Sole, che in quelle del volume Lupesuche, e in quelle di Fatuo effonde la sua anima ricca di sogni e di malinconie di giovinezza.
La forma letteraria risente della sua formazione classica e della forma intrepida e cristallina del Leopardi, ma spesso si lascia trascinare ad accostamenti di nomi e parole sgradevoli che animano la poesia Futurista.
Premiazione Oscar dell’Arte - Firenze

Il suo primo romanzo Sicilia Un Giorno, in cui Ennio Salvo D’Andria cercò di tracciare un documento vivo della sua terra, è improntato ai ricordi della sua prima giovinezza, ambientato a Patti e nei suoi dintorni, calato nell’ambiente siciliano, nella vita degli umili, nella vita grama dei contadini e dei pescatori.
Fra i molti personaggi del romanzo Cono, il figlio del fattore, nella trama occupa un ruolo di primo piano, verso il quale Ennio nutre un profondo sentimento di amicizia, sentimento contraccambiato da Cono che si mantiene vivo nonostante le forti differenze culturali che Cono stesso riconosce:
“ Io e te viviamo in due mondi differenti e sarebbe un miracolo se ci si potesse intendere. La colpa non è mia e non è tua ma tutt’e due subiamo le conseguenze e credo che anche a te qualche volta piacerebbe ricominciare da capo in un altro modo e sentirti in pace con qualcuno. Io certe sere penso che il mondo è tanto grande e che ci sono anche le stelle lontane e la luna, e noi siamo piccoli piccoli che nessuno ci vede, e pure tra me e te c’è qualcosa che neppure quella si vede perché è dentro di noi, ma ci fa sembrare tanto lontani anche quando siamo seduti sullo stesso sasso”.

Altra figura dominante nel romanzo è la bella Niana, figlia di umili pescatori di Mongiove, creatura semplice e fragile, compagna del grande musicista Bindo, che, in preda ad una crisi depressiva, muore in mare, dopo che, con la sua barca, si era schiantato volutamente contro la pietra di Patti.
Bindo vede in Ennio il giovane capace di comprenderlo e lo considera un vero amico.
Niana, dopo la tragica scomparsa di Bindo, ravvisa in Ennio l’uomo che possa sostituire il compagno che aveva perdutamente amato. Il romanzo Sicilia Un Giorno è un’opera di largo respiro dove le passioni giovanili e i ricordi si intrecciano con fatti e avvenimenti reali.

Nel 1937 è stato pubblicato a Firenze dalla casa editrice Humana Francesco Morricone (Il Poverello di Assisi), dedicato con filiale affetto, a Sua Eccellenza Antonio Mantiero, che era stato Vescovo per molti anni della Diocesi di Patti e dopo Arcivescovo a Treviso.
Ennio Salvo D’Andria, dopo un breve profilo del burrascoso periodo storico della Chiesa in cui visse San Francesco, si accinge a tracciare a grandi linee la vita di questo Santo, che illuminò la Chiesa con il suo indiscutibile valore spirituale, morale e religioso.

E’ anche del 1937 la sintesi drammatica Arriba España, dedicata al grande scrittore Ernesto Gimenez Caballero che, in quel tempo, ha descritto con appassionate parole la sua povera Spagna devastata da briganti, da una politica egoistica e da farabutti incalliti.
Arriba España è al contempo una sintesi di dolore e di alto sentimento patriottico: Juanita incarna i sentimenti più grandi e universali : l’amore per la sua terra, la Spagna, l’amore per la sua famiglia decimata dalla furia inumana e repressiva bolscevica, l’amore per i suoi concittadini che combattono e muoiono per una giusta causa: la libertà.

Nel 1939 pubblica, sempre a Firenze, il romanzo I Picciotti di Gibilrossa e gli viene assegnato il primo Premio Nazionale per Soggetti Cinematografici essendo stato giudicato dal drammaturgo, regista cinematografico e teatrale di fama internazionale, Alessandro Blasetti, la migliore opera di quegli anni.

E’ un romanzo storico, che tratta dell’Italia prima dell’Unità, ancora divisa in tanti piccoli staterelli, e della Sicilia facente parte del Regno delle Due Sicilie governato, con poteri assoluti e dispotici, da un Re Borbonico.
In quei tempi non era lecito parlare d’Indipendenza nazionale e di uguaglianza di diritti e molti giovani, che cospiravano per l’Unità d’Italia, finirono sulla forca; ma non per questo è stato spento il desiderio di Libertà.

Il testo è ricco di sentimenti e valori universali: l’amore di patria, l’amicizia, lo spirito di abnegazione, gli atti di eroismo.

Spisidda, Frate Focu, Nunzio Rizzo, il Principe sono i quattro personaggi di rilievo che organizzarono, nel 1860 a Gibilrossa, un comitato clandestino di giovani guerriglieri disposti a tutto pur di cacciare i Borboni che opprimevano il loro paese. Non mancano nel romanzo i sentimenti idilliaci: la Baronessa Shara, figlia del Barone Lasti, anch’essa una eroina simpatizzante del movimento rivoluzionario antiborbonico, rappresenta, nella trama del romanzo, una donna coraggiosa che segue, nella cruenta lotta di liberazione, Nunzio Rizzo, verso il quale è nato un idilliaco sentimento d’amore; e ancora la dolce e bella Maria, altra figura emblematica del romanzo, tracciò in quegli anni un profondo solco nel cuore di Spisidda (così si faceva chiamare, per non farsi riconoscere dai soldati borbonici che lo ricercavano, Aurelio, Principe di Torremuzza, dopo che era fuggito da Palermo, perché considerato un pericoloso cospiratore antiborbonico).

In questo romanzo non mancano atti di eroismo, a tal punto che, pur essendo inferiori numericamente, I Picciotti riuscirono grazie anche all’insurrezione dei cittadini, a cacciare i soldati Borbonici da Gibilrossa. Con lo sbarco dei Mille a Marsala nel 1860 con a capo Giuseppe Garibaldi e l’arrivo a Gibilrossa, già liberata eroicamente dai Picciotti, si conclude questa prima affascinante epopea.
Sono degli anni successivi racconti e saggi; in particolare la commedia Due Mogli D’Occasione, atto unico; la commedia Paradiso di Seconda Classe, in due atti; L’organo Seppellito, radiogramma; La Bestia, romanzo; Il Signore di Warwich, romanzo; Dieci anni in Sicilia, romanzo; La Sicilia Culla dell’Arte Dorica; C’è Qualcuno Che Piange, dramma in versi in due atti e quattro quadri.

Ennio Salvo D'Andria con l'attrice di Hollywood Linda Cristian
(Madre dell'attrice e cantante Romina Power)

Uno dei suoi ultimi scritti è Undicesimo Comandamento, romanzo nel quale la signora Calamanni è rosa da un tarlo roditore: come fare per salvarsi l’anima? Essa alla fine scopre che Mosè, per dare ampia libertà alle mogli infedeli, ha evitato di scrivere l’ Undicesimo Comandamento: non desiderare l’uomo d’ altri.
La signora Calamanni, nel salotto dell’accattone Faustino, mentre discute e sorseggia il tè con le amiche e la bella moglie dell’accattone, s’incontra con il giovane Punturo, figlio dell’amante, che lei negli anni passati, aveva trascinato in una inquietante rovina e miseria. La trama del romanzo è sorretta da un dialogo ricco di battute irresistibili: l’autore sorride, celebrando una severa e feroce vendetta nei confronti delle convenzioni che soffocano la società.

Oltre la cospicua produzione letteraria sono numerosissimi gli articoli politici pubblicati su quotidiani Italiani ed Europei. Il professore Ennio Salvo D’Andria, sino alla fine della seconda guerra mondiale, fu a Firenze giornalista, direttore e redattore capo di giornali e agenzie di stampa.
Subito dopo la seconda guerra mondiale, per un decennio, visse in Sicilia a San Giorgio di Gioiosa Marea in Contrada Marotta, soggiornando in una casa degli avi che lui chiamava Malamura e svolgendo attività politiche e sindacali.

A San Giorgio fu il promotore nel 1948 della costruzione dell’attuale cimitero e per ben 7 anni fu sindaco del borgo marinaro di Oliveri di cui promosse senz’altro la modernizzazione. Successivamente ritornò a Firenze, ove riordinò i suoi scritti, dedicandosi anche ad una attività commerciale di antiquariato.
Gli ultimi anni di vita li trascorse in quella Sicilia, che aveva tanto amato.
Nel novembre del 1974 la morte lo colse a San Giorgio di Gioiosa Marea ove oggi i suoi resti mortali riposano in un modestissimo loculo.

Riporto qui di seguito la bellissima lirica Conosci <> Sicilia?
Conosci “Questa” Sicilia?
La terra delle adolescenze
Misteriose e irrequiete.
La terra della cattiveria
Del dramma della paura.
La terra dell’amicizia e dell’amore.
La terra della magia…
Conosci “Questa” Sicilia
Torbida e luminosa?
Questa terra di solitudine?
Ennio Salvo D’Andria
(In arte Livio D’Andria)

Prof. Giuseppe Costa


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