Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

L’ENIGMA DI ATTILIO MANCA DESTINATO A RIAPRIRSI SOTTO LA SPINTA DELL’EDITORIA E DELL’OPINIONE PUBBLICA

Il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso parla della sospensione delle 8 condanne per la strage di via D'Amelio: "Cercare la verita' sulle stragi mafiose - ammonisce il dott. Grasso - deve essere un imperativo categorico che tutto lo Stato, nel suo complesso, deve perseguire, anche adesso, dopo tanti anni. Il controllo della magistratura dovrebbe cercare di limitare questi guai e questi danni quando ci sono situazioni che destano perplessita'. L'importante, per me e' che ci sia il principio di tendere all'accertamento della verita' anche dopo anni e a qualsiasi costo". Per Ustica come per Paolo Borsellino, così per Attilio Manca...
Messina, 02/11/2011 – La riapertura del caso Attilio Manca? E’ ipotizzabile che una vicenda giudiziaria considerata definitivamente conclusa venga riaperta sulla base di un fervore letterario ed editoriale? E’ possibile, diremmo noi. E cercheremo di spiegarne le ragioni. Sarà presentato venerdì 4 novembre alle ore 19.00 presso la Casamatta della Sinistra, in via San Paolo dei Disciplinanti a Messina, il volume "L'enigma di Attilio Manca. Verità e giustizia nell'isola di Cosa Nostra" di Joan Queralt, edizioni Terrelibere, con l’introduzione di Daniele Ialacqua e gli interventi di Gianluca Manca, fratello di Attilio, e Antonello Mangano, editore del libro.
“Da sette anni aspettiamo giustizia per la morte dell’urologo Attilio Manca”, dicono i parenti dell’urologo morto a Viterbo. E pongono a chi di dovere e all'opinione pubblica alcune ‘semplici’ domande:
1) Perché l’inchiesta di Viterbo è ferma?
2) Perché invece prosegue il processo contro questo libro, voluto dal magistrato Cassata?
3) Perché gli inquirenti non tengono in considerazione gli indizi che portano a Provenzano?
4) Perché il boss di Corleone è ancora una presenza ingombrante in Italia, dalle protezioni istituzionali al ministro Romano?

Intanto si annuncia l’arrivo in libreria del volume di Luciano Armeli Iapichino, "Le vene violate", dialogo con l'urologo siciliano Attilio Manca, ucciso "non solo dalla mafia" con prefazioni di Niki Vendola e Sonia Alfano (Armenio Editore). E sarà un ulteriore ‘elemento’ di dibattito, in una vicenda che difficilmente è destinata a rassegnarsi alla ‘verità’ processuale.

Attilio Manca, come si ricorderà, venne ritrovato cadavere il 12 febbraio 2004, nel suo appartamento a Viterbo, dove risiedeva per motivi di lavoro. Il suo corpo era riverso trasversalmente sul piumone del letto, il letto era intatto ed in ordine, come se non fosse andato a dormire. Dal naso e dalla bocca era fuoriuscita un’ingente quantità di sangue, che aveva finito per provocare una pozzanghera sul pavimento. Dalle fotografie effettuate si ricavano i seguenti elementi: il volto di Attilio presentava una vistosa deviazione del setto nasale; sui suoi arti erano visibili macchie ematiche; l’appartamento era in perfetto ordine; nella stanza da letto si trovava ripiegato su una sedia il suo pantalone, mentre inspiegabilmente non furono rinvenuti i boxer né la camicia.

L’inchiesta di Viterbo è ferma ma nelle seguenti considerazioni, anche per assimilazione, oltrechè per ragioni intuitive, riteniamo si possa ben sperare in una riapertura della vicenda processuale del caso Manca.
Ci avviamo verso un processo Ustica-bis... E’ assai probabile e ne è convinto Daniele Osnato, avvocato di parte civile delle vittime della strage di Ustica, intervenuto a Palermo alla presentazione del libro di Carmelo Pecora ''Ustica. Confessioni di un angelo caduto''. Ancora un libro nel 'dibattito' di una vicenda oscura e mai definita...

La novità che permetterebbe di riaprire un processo oramai considerato ‘definito’ è nel fatto che un primo gruppo di familiari delle vittime innocenti ha ottenuto dal tribunale un risarcimento di cento milioni di euro e altri parenti sono in procinto di intentare una nuova causa, con le medesime intenzioni: ricercare la verita'. In tale prospettiva è stata avanzata la richiesta a Bruxelles per la costituzione di una commissione europea che indaghi su quanto avvenuto 31 anni fa nel cielo di Ustica.

Naturalmente, il libro di Carmelo Pecora ''Ustica. Confessioni di un angelo caduto'' interviene nella faccenda con ‘ambizioni’ di concorrere alla ricerca della verità e dev’essere un volume inquietante, se alla presentazione tenutasi nell'aula consiliare di Palazzo delle Aquile, a Palermo, è mancata la partecipazione di alcune classi dell'Istituto Finocchiaro Aprile, che avrebbero disertato l'incontro per la ‘delicatezza’ del tema trattato.

In effetti si tratta di un tema di strettissima attualita', affrontato da Carmelo Pecora sotto forma di romanzo: racconta la vita di un poliziotto palermitano che si trovava a bordo del Dc9 precipitato nel mare di Ustica. E Carmelo Pecora è un ex poliziotto in pensione originario di Enna ma residente a Forli': fu lui a trovare il cadavere di Aldo Moro in auto e fu tra i primi a recarsi alla stazione di Bologna il giorno della strage. Il racconto si avvale delle testimonianze dirette dei familiari e della collaborazione dell'Associazione Familiari Vittime di Ustica.

Il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, sempre da Palermo, parla della sospensione delle 8 condanne per la strage di via D'Amelio, decisa dal giudice di Catania nell'ambito della richiesta di revisione. "Cercare la verita' sulle stragi mafiose - ammonisce il dott. Grasso - deve essere un imperativo categorico che tutto lo Stato, nel suo complesso, deve perseguire, anche adesso, dopo tanti anni".
“Sulla base della sospensione della Corte di Cassazione sono state scarcerate persone che hanno scontato parecchi anni di carcere e alcune di queste, secondo l'attuale prospettazione, ingiustamente" – afferma Grasso.

Se nelle indagini per la strage di via D'Amelio ci sia stato un errore commesso per la fretta o un depistaggio, come sono convinti i pm di Caltanissetta, il procuratore nazionale antimafia risponde: "E' un pericolo che noi paventiamo sempre, cioe' di un pubblico ministero e di una polizia giudiziaria che cerca di trovare un colpevole a qualsiasi costo. Il controllo della magistratura, quando e' possibile, dovrebbe cercare di limitare questi guai e questi danni quando ci sono situazioni che destano perplessita'. L'importante, per me e' che ci sia il principio di tendere all'accertamento della verita' anche dopo anni e a qualsiasi costo".

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