Gioiosa Marea: «Le Pro Loco artefici del turismo sostenibile e di qualità», una rete di collaborazione tra le Associazioni Pro Loco

I l 1° Seminario di Studi «Le Pro Loco artefici del turismo sostenibile e di qualità», promosso dalla Pro Loco di Gioiosa Marea. Il seminario si è  avvalso della competente presenza del prof. Filippo Grasso, docente di  Scienze del turismo, della cultura e d'impresa  presso l'Università di Messina. Coinvolti, oltre alle Associazioni Pro Loco territoriali, i protagonisti della filiera turistica. Gioiosa Marea, 10 luglio 2025 -  Lo scorso 8 luglio 2025, presso il Circolo Roma di Gioiosa Marea si è svolto il 1° Seminario di Studi «Le Pro Loco artefici del turismo sostenibile e di qualità», promosso dalla Pro Loco di Gioiosa Marea con l'intento di creare una rete di collaborazione e sinergia tra le Associazioni Pro Loco aps di prossimità. Il seminario si è  avvalso della competente presenza del prof. Filippo Grasso, docente di Scienze del turismo, della cultura e d'impresa presso l'Università di Messina e riconosciuto esperto di turismo, che ha illustrato...

SAVERIO LA RUINA DIVENTA "ALBANESE" E RACCONTA UNA TRAGEDIA RIMOSSA DALLA STORIA

Il pluripremiato autore, attore e regista calabrese presenta "Italianesi" nella Sala Laudamo per il cartellone "Paradosso sull'autore". Con lui in scena Roberto Cherillo, autore delle musiche originali

Messina, 15/03/2012 - Torna alla Laudamo Saverio La Ruina, attore, autore e regista calabrese pluripremiato, leader della compagnia Scena Verticale di Castrovillari. Anche questo suo nuovo monologo, "Italianesi", in scena a Messina dal 16 al 18 marzo per il cartellone "Paradosso sull'Autore", curato da Dario Tomasello,, ha ottenuto l'immediato consenso di pubblico e critica Sul palco con La Ruina ci sarà Roberto Cherillo, autore delle musiche originali.
"Italianesi" ricostruisce quella che La Ruina definisce "una tragedia inaudita, rimossa dai libri di storia, consumata fino a qualche giorno fa a pochi chilometri dalle nostre case".
Viene raccontato come, alla fine della seconda guerra mondiale, migliaia di soldati e civili italiani rimasero intrappolati in Albania con l’avvento del regime dittatoriale, costretti a vivere in un clima di terrore e oggetto di periodiche e violente persecuzioni Con l’accusa di attività sovversiva ai danni del regime la maggior parte fu condannata e poi rimpatriata in Italia. Donne e bambini furono trattenuti e internati in campi di prigionia per la sola colpa di essere mogli e figli di italiani.

Vivevano in alloggi circondati da filo spinato, controllati dalla polizia segreta del regime, sottoposti a interrogatori, appelli quotidiani, lavori forzati e torture. In quei campi di prigionia rimasero quarant’anni, dimenticati.
Come accade al protagonista di "Italianesi", che in uno di quei campi nasce nel 1951 e vive quarant’anni nel mito del padre e dell’Italia che raggiunge solo nel 1991 a seguito della caduta del regime. Riconosciuti come profughi dallo Stato italiano, arrivano nel Belpaese in 365, convinti di essere accolti come eroi, ma paradossalmente condannati ad essere italiani in Albania e albanesi in Italia.

La prima stesura del testo (ispirato a storie vere) è giunta nella cinquina dei finalisti al Premio Riccione per il Teatro 2011.

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