Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

CINISI. RADIO AUT PRENDE LE DISTANZE DALLA POLEMICA: "LA CACCIATA DI FERRANDELLI NASCE IN SENO AL CORTEO"

11/05/2012 - L'Associazione Radio Aut ha commentato il post dal titolo "Cinisi per Peppino Impastato: è contraddittoria in un corteo antimafia la passerella di politici che sostengono Lombardo, indagato per concorso esterno":
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Condividiamo pienamente il documento dei Cobas e pubblichiamo ns COMUNICATO STAMPA SUI FATTI DEL 9 MAGGIO 2012

11 maggio 2012 - L’associazione Radio Aut sente il bisogno di prendere le distanze dalla polemica sterile che è nata intorno alla presenza dei candidati a sindaco della città di Palermo (Ferrandelli e Orlando) al corteo del 9 maggio a Cinisi, in memoria di Peppino Impastato.

La polemica, tutta interna alle dinamiche elettorali che in questi giorni stanno lacerando la sinistra istituzionale (e non solo) palermitana, ripropone uno schema mediatico che Peppino avrebbe ritenuto degno del peggior sistema politico-mafioso e vede protagonisti quegli stessi media che rivolgono attenzioni al movimento antimafia solo in occasioni di scoop e tirature certe, ma che dimenticano tutti i compagni che quotidianamente faticano perché le cose riescano, senza retribuzioni o coperture politiche.

Relativamente alla “cacciata” di Ferrandelli, riteniamo opportuno ricordare che la contestazione non appartiene né a Rifondazione Comunista né tantomeno a uno sparuto gruppo di esagitati, al contrario nasce in seno all’intero corteo, tra le migliaia di manifestanti presenti come ogni anno per ricordare Peppino. Le motivazioni che hanno portato tutti quei manifestanti a urlare slogan assai poco strumentalizzabili – “Fuori il PD dal corteo!” – vanno ricercate nella decisione di Ferrandelli di dare vita a un’alleanza elettorale con quello stesso PD siciliano che sostiene il governo Lombardo. Ribadire partecipazioni decennali al corteo del 9 maggio o primogeniture radiofoniche non salva dalle proprie responsabilità e talvolta la piazza se ne ricorda.

Quanto a Orlando, dissentiamo da chi rivendica consonanze o affinità tra il corteo e il candidato sindaco di IDV; nessuno ha accolto Orlando con applausi ma al contrario è stato fatto uscire dallo spezzone di movimento del corteo, accompagnato dallo slogan “fuori i democristiani dal corteo!”. Chi negasse ciò, starebbe strumentalizzando la questione dalla parte opposta della bilancia elettorale.

E’ inutile congetturare sulle sensazioni che si originano a caldo all’interno di un corteo come quello del 9 maggio, manifestazione che nasce e si riconosce nella prassi politica di un militante comunista rivoluzionario come Peppino Impastato. E’ superfluo concentrare l’attenzione mediatica sui soli candidati al ruolo di sindaco. Ciò che sconvolge ancora oggi è, semmai, la facilità con cui ci si permette di trasformare momenti fondativi della memoria storica e resistente di questa regione in passerelle e trampolini ballonzolanti. Piuttosto che gridare frettolosamente al gesto “deplorevole” o rivendicare democraticismi privi di sostanza, gli apparati dei partiti che si dicono di “sinistra” dovrebbero forse ricominciare a vivere la politica come momento di confronto con la condizione drammatica della realtà italiana, per evitare che una miseria sempre più strisciante diventi elemento detonante di quelle conflittualità cui nessuno sembra più voler dare cittadinanza.

Associazione Radio Aut
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