Primo Maggio a Portella della Ginestra: “Il lavoro strumento di giustizia sociale e lotta alla mafia”

Primo Maggio a Portella della Ginestra, Antoci (M5S): “Il lavoro strumento di giustizia sociale e lotta alla mafia”,  Giuseppe Antoci, capolista del M5S nella circoscrizione “isole” alle elezioni europee, a margine del corteo in memoria della strage di Portella della Ginestra a cui a partecipato col Presidente Giuseppe Conte.  Portella   della   Ginestra : Di Paola (M5S): Governo Meloni smembra Stato Sociale.  Il coordinatore regionale Cinquestelle: “Nostre battaglie tutto l’anno per maggiori tutele per i cittadini”. PORTELLA DELLA GINESTRA, 1 mag 2024 -  “Oggi con Giuseppe Conte abbiamo ricordato la strage di Portella della Ginestra avvenuta l'1 Maggio 1947. Un’occasione importante per ribadire l’importanza del diritto al lavoro come strumento di giustizia sociale e di lotta alla mafia. Il sud continua ad avere il più alto tasso di disoccupazione in Italia; tasso ancora più elevato tra le donne. E proprio nel disagio si insinua la criminalità organizzata. C’è fame di lavoro, di di

“ITALIANI NELLE GUERRE D’AFRICA”, È IN LIBRERIA LA MONOGRAFIA DI ORAZIO FERRARA

Roma, 11/06/2012 - Per i tipi dell’IBN Editore di Roma, nella collana Pagine Militari, è uscita la monografia di Orazio Ferrara dal titolo “Italiani nelle guerre d’Africa”. E’ il libro del coraggio, del Beau Geste ovvero del bel gesto militare. E ce n’è per tutti. Alpini, bersaglieri, fanti, camicie nere, marò. Altro che “inadatti al combattimento” come disse malevolmente nel corso del secondo conflitto il solito supponente generale inglese. Parliamo dell’eroismo dei soldati italiani, che nelle guerre africane dalla fine dell’Ottocento al secondo conflitto mondiale, malgrado certi scriteriati capi militari e politici in un’incredibile continuità nel pressapochismo e non poche volte nell’incompetenza che lascia esterrefatti, fecero molto di più del dovere richiesto normalmente ad un combattente in guerra.

Anche le nostre truppe di colore (ascari, spahis, dubat, zaptiè) fecero la loro brava parte, e non sfigurarono affatto nella gara del valore. Si cominciò con Romolo Gessi con una vittoriosa guerra-lampo contro gli schiavisti e si terminò nei bagliori da tregenda della Tunisia in fiamme del ’43, quando i pur bravi tedeschi si arrendevano in massa, i nostri caparbiamente non mollavano.

Le pagine del libro rendono onore a eroi puri quali Romolo Gessi, Havis de Giorgi, Siro Persichelli e ai loro uomini senza nome.

Eravamo fuori tempo massimo, diranno poi i soliti storici col senno di poi. Si era al tramonto del colonialismo e noi, ingenui, andavamo in Africa. Allora però non lo sapevamo. Il bello è che non lo sapeva nessuno. Né gli inglesi e né i francesi, che difendevano con i denti i loro immensi imperi. Né gli americani, che allora non sapevano ancora di essere alla vigilia delle loro prime prove per sostituire il loro moderno, ma ben più spregiudicato imperialismo a quello anglo-francese.

E’ il Beau Geste che questo libro vuole celebrare, il bel gesto militare, che una volta abbandonata la lente deformante dell’ideologia, va ad onore del militare che l’ha compiuto e della sua nazione. Il Beau geste, ci piace sottolineare, non ha ideologia.
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