Casteldaccia: la morte di 5 operai lascia sgomenti, ennesimo incidente sul lavoro grave e inaccettabile

Incidente sul lavoro a Casteldaccia: cinque lavoratori perdono la vita e un sesto è in gravi condizioni. La Cisal indice per domani, martedì 7 maggio, uno sciopero generale di 4 ore nel settore privato, a partire dall’inizio del turno di lavoro, "mentre dalle 9 terremo un sit-in di fronte alla Prefettura di Palermo”.   Palermo, 6 maggio 2024 – "L'incidente sul lavoro che a Casteldaccia, in provincia di Palermo, ha portato alla morte di cinque operai e al ferimento di un sesto, ci lascia sgomenti. Esprimiamo cordoglio e vicinanza alle famiglie dei lavoratori coinvolti e chiediamo che si accertino al più presto le cause di questo ennesimo incidente sul lavoro, grave e inaccettabile. La sicurezza sul lavoro è un'emergenza nazionale e come tale va affrontata a ogni livello, coinvolgendo sindacati, imprese e istituzioni". Lo dicono Giuseppe Badagliacca e Daniele Ciulla di Federerenergia Cisal in merito all'incidente sul lavoro avvenuto a Castaldaccia, nel Palermit

RENATO GUTTUSO: "MAESTRO, COSA NE PENSEREBBE DELLA SCUOLA ITALIANA?"

16/03/2013 - Alla seduta spiritica della Rete ASASi di questa settimana, tenuta a Roma, nel Salone delle Comunicazioni di Viale Trastevere, alla presenza di Francesco Fumo, Giovanni Biondi, Lucrezia Stellacci, Francesco Avvisati e Stephan Vincent Lanvin, è apparso, avvolto nella nuvola della sua perenne sigaretta, Renato Guttuso, nato il 26 dicembre 1911 a Bagheria, ma dichiarato all’anagrafe dal padre il 2 gennaio 1912.
Giovanissimo frequenta la bottega di un decoratore di carretti. Alla fine degli anni Venti, mentre completa gli studi classici, entra a far pratica nello studio del futurista Pippo Rizzo. Dopo aver esposto alla I Quadriennale di Roma (1931) e in una collettiva alla Galleria del Milione di Milano (1932) abbandona gli studi universitari e si stabilisce a Roma (1933). Stringe rapporti di amicizia con Mafai, Pirandello e Cagli, che influenzano la sua pittura in senso “tonale”. Nel 1942, al Premio Bergamo, ottiene il secondo premio con la Crocifissione, aperta denuncia dei disastri provocati dal Regime. In questo periodo studia e reinterpreta le scattanti figurazioni del Picasso post-cubista e accentua la sua vena polemica verso le questioni sociali, svolgendo un ruolo fondamentale nell’evoluzione in senso “realista” della pittura italiana. Negli anni di guerra accanto ad Antonello Trombadori e ad altri esponenti del Partito comunista, partecipa attivamente alla Resistenza. Dagli anni Cinquanta è l’esponente principale di una corrente “realista”, politicamente impegnata a fianco del P.C.I., e spesso polemicamente in lotta con le tendenze “formaliste” di molta arte astratta. Lo abbiamo intervistato:

ASASi: Maestro, a causa del servizio militare lei trascorre il 1935 a Milano, dove ha occasione di stringere grandi amicizie con artisti come Birolli, Sassu, Manzù, Fontana con cui dividerà lo studio, ed intellettuali come il poeta Salvatore Quasimodo, Raffaele de Grada, Elio Vittorini, il filosofo Antonio Banfi, Raffaele Carrieri, Edoardo Persico. Un contesto culturale di altissimo livello. Cosa pensa dei criteri per la fruizione dei permessi per il diritto allo studio del personale della scuola decisi dall’Ufficio scolastico regionale e dai sindacati?

Renato Guttuso: Guardi, siamo alle solite. Sono note le mie amicizie con Alberto Moravia, Antonello Trombadori e Mario Alicata che avranno un ruolo determinante nella mia adesione al partito comunista, nel quale mi iscriverò nel 1940. Noi abbiamo sempre dato priorità al servizio pubblico, piuttosto che all’interesse privato. Per noi fare scuola vuol dire scrivere nell’anima dei ragazzi, stare con loro, come faceva Don Milani. Invece sembra che l’Ufficio scolastico regionale e i sindacati facciano a gara per creare esoneri di tutti i tipi per non far entrare in aula i docenti. Ogni scusa è buona per non far entrare in classe i professori, non sembra che il dott. Zanoli e il dott. Girardi, che firmano contratti decentrati e interpretazioni autentiche sulla frequenza ai corsi sul Tirocinio attivo, si pongano il problema di come coprire le classi e di chi debba fare lezione in assenza del docente esonerato. Le classi scoperte, cioè le classi nelle quali il docente è assente e non è possibile mandare un supplente, sono la prima causa d’indisciplina nelle scuole e dei bassi livelli di apprendimento.

ASASi: Maestro, lei è sempre stato vicino ai più deboli, ai meno fortunati. Già all’indomani della Liberazione un anelito di speranza torna ad alitare nella sua pittura come nel quadro “Pausa dal lavoro”, china e acquerello, quasi un simbolo della rinascita di cui Pier Paolo Pasolini ha scritto: “Le figure di dieci operai emergono bianche sui mattoni bianchi il mezzogiorno è d’estate. Ma le carni umiliate fanno ombra: e lo scomposto ordine dei bianchi è fedelmente seguito dai neri. Il mezzogiorno è di pace”. Cosa ispirò il soggetto dei suoi quadri?

Renato Guttuso: “Credo siano legati alla mia ispirazione più profonda e remota. Alla mia infanzia, alla mia gente, ai miei contadini, a mio padre agrimensore, ai giardini di limoni e di aranci, alle pianure del latifondo familiari al mio occhio ed al mio sentimento, da che sono nato. Contadini siciliani che hanno nel mio cuore il primo posto, perché io sono dei loro, i cui volti mi vengono continuamente davanti agli occhi qualunque cosa io faccia, contadini siciliani che sono tanta parte della storia d’Italia”. Oggi i tempi sono cambiati: la cosa pubblica è saccheggiata. Il Procuratore della Corte dei Conti Guido Carlino ha appena denunciato che la Provincia di Agrigento ha finanziato con 400.000 euro un corso fantasma per la riqualificazione di disoccupati: i certificati di disoccupazione erano fasulli e i docenti e i tutor, quando dovevano fare lezione, si trovavano invece a 200 chilometri di distanza.

ASASi: Maestro, lei stupì, alternando la visione luminosa e piena di colore di “Bagheria sul golfo di Palermo” alla “Battaglia al ponte dell’Ammiraglio” in cui ritrae il nonno Ciro Guttuso, arruolatosi come garibaldino, e con una serie di dipinti dal vero le lotte contadine per l’occupazione delle terre, gli zolfatari, o squarci di paesaggio fra cactus e ficodindia, ritratti di amici e uomini di cultura. Lei lavorò fino alla morte. Cosa pensa della scelta del Direttore generale di insediare subito i vincitori del concorso a preside e di pensionare ufficio i presidi che vorrebbero restare a lavorare fino a 67 anni?

Renato Guttuso: C’è qualcosa di grave in questo disegno: gli ispettori Pulvirenti e Nicoletti sono stati pensionati d’ufficio e il corpo ispettivo smantellato. I provveditori Zanoli e Leone saranno pensionati e i superstiti dovranno gestire tre provveditorati a testa più l’incarico in direzione generale. 220 presidi che vorrebbero rimanere a lavorare, liquidati con una pensione pari allo stipendio e le loro esperienze buttate al vento. È un Paese che si suicida, che non riesce a trovare il bandolo della matassa, dove ciascuno cerca di mettersi al sicuro evitando responsabilità, senza avere in mente un disegno generale, un progetto. I miei furono tempi eroici, di costruzione della nuova Nazione: la Resistenza, la Repubblica, la Costituzione. Oggi è un gioco al massacro di tutti contro tutti. I giovani sono disorientati. Molti studenti delle prime classi del superiore non hanno alcuna motivazione per studiare e vengono a scuola per distruggere i banchi e le porte, fumarsi qualche spinello e offendere i professori. Quelli del quinto anno, visto che sono maggiorenni, firmano da sé la giustificazione e si assentano non mostrando alcun interesse alla scuola. Naturalmente sono tanti gli allievi e i professori che ci credono, ma è l’impalcatura nazionale che dà l’impressione di essere in smobilitazione. Ascolti il mio consiglio: almeno lei, eviti di fare ricorso, si pensioni, si goda quello che le resta della vita se può.

Roberto Tripodi
Presidente regionale ASASi

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