Solveig Cogliani, la pittrice romana di origini messinesi che ha eletto come sua “seconda residenza” la Sicilia e ha allestito una casa-atelier a Patti (Messina) torna in Sicilia
Messina, 12/07/2013 - Da oggi venerdì 12 a domenica 14 luglio sarà infatti a Palermo, in mano pennelli e colori, per affrescare la loggetta della “Domus dei Cocchieri”, b&b in via dell’Alloro.
Solveig Cogliani ha detto “sì” all’amichevole richiesta della famiglia Targia, gestori della struttura. La performance pittorica di questo weekend nasce da lontano. Cogliani era a Messina con i figli per presentare un libro di poesie, quando decise di ripercorre i passi della sua famiglia, e quindi di andare a Lercara Friddi ma anche nella capitale siciliana sulle tracce della nonna Petronilla Caeti. Un amico le consigliò, per la sosta a Palermo, un b&b, “Il mezzanino del Gattopardo”, gestito allora da Mimmo Targia. L’atmosfera del “mezzanino” fu tale – composta com’era di un’accoglienza che aveva tutte le caratteristiche antiche della sicilianità – che lasciò lei traccia di sé, con un disegno sul muro, procedura autorizzatissima e in linea con la sensibilità per il bello della famiglia Targia. “La bella Palermo” – questo il titolo del disegno – le rimase nel cuore.
La Sicilia tutta, anzi, fece l’incantesimo.
Da allora a oggi Solveig Cogliani ha stretto i rapporti. Una casa-studio a Patti, in provincia di Messina. Performance pittoriche a Naso. Iniziative a Siracusa. Esposizioni a Catania, Taormina… E oggi ancora un ritorno a Palermo, lungo la via dell’arte. Per il nuovo b&b dei Targia, la “Domus dei Cocchieri”, le è stato chiesto un affresco, un segno, un’idea. La “domus” è piena di sculture, quadri, fotografie. E antichi fregi scoperti e restaurati. Il “tocco” di Cogliani sarà deposto nella saletta-accoglienza. Due pareti che angolano l’una con l’altra.
Nel pensare al bozzetto per l’affresco, Solveig ha ritrovato in memoria la sua “Bella Palermo”. Tutta sua perché è ricordo distillato da una vecchia foto di un vulcano, con il pennacchio che le ricordava un volto di donna e per lei è rimasto tale. Il vulcano si chiama Hekla e questo è il nome che l’artista ha dato alla figlia. Ma dal vulcano, dalla donna di fumo, dalla giovane Hekla i pensieri hanno percorso tante strade, tante immagini e sensazioni - Mimmo Targia in vespa, i profumi della colazione, i colori delle panelle e della spiaggia di Mondello - e così oggi ha preso l’impegno di affrescare la loggetta della “Domus”, con ”il blu e l’arancio, i colori della mia Sicilia, dei miei quadri, del mare del cielo e della terra che brucia al sole, …parto da qui….non dico altro, vedrete, alla fine, il lavoro compiuto”.
“Non vedo l’ora di cominciare”, conclude. E per chi la conosce sa che è assolutamente vero che non sta nella pelle. Non vede l’ora di trovarsi “immersa dentro Palermo, nel centro di Palermo, la città più bella del mondo, perché è tutto…metropoli, storia, mare, luce, profumi, colori… di fronte al Giardino dell’Alloro, oggi Giardino dei Giusti, dove leggo una frase bellissima: ‘si può sempre dire un sì o un no’”.
Così, da stamattina è nella “domus”, al lavoro. Senza smettere finché non avrà finito.
Nelle immagini, momenti della performance pittorica al Circolo Agatirso di Naso (Messina) dell’estate scorsa (foto Antonella Tassone per iTAM Comunicazione)
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