Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

SCUOLE DI SICILIA PIENE DI OPERATORI INCOMPETENTI E BIDELLI CHE NON FANNO LE PULIZIE

Col passaggio del personale provinciale comunale negli organici statali, in Sicilia le scuole si sono riempite di operatori privi di reali competenze, per non parlare dei bidelli che ritengono di essere in diritto di non effettuare le pulizie, o di assistenti tecnici che ricoprono il ruolo non avendo neppure la licenza della quinta elementare. A Palermo il fenomeno è stato amplificato da tentativi di voto di scambio, per cui non si è negato un concorso-sanatoria agli ausiliari comandati nelle scuole in cambio dell’elezione dell’assessore pro tempore all’ARS


Palermo, 10/10/2013 - È noto come, col passaggio del personale provinciale comunale negli organici statali, in Sicilia le scuole si siano riempite di operatori privi di reali competenze, per non parlare dei bidelli che ritengono di essere in diritto di non effettuare le pulizie, o di assistenti tecnici che ricoprono il ruolo non avendo neppure la licenza della quinta elementare. A Palermo il fenomeno è stato amplificato da tentativi di voto di scambio, per cui non si è negato un concorso-sanatoria agli ausiliari comandati nelle scuole in cambio dell’elezione dell’assessore pro tempore all’Assemblea Regionale. La magistratura del Lavoro ha preso sonori abbagli a suo tempo, complicando le cose.

I Giudici del Lavoro già ci avevano abituati a ordinanze sorprendenti, come quando avevano stabilito che i COBAS di Palermo potessero fruire di premessi sindacali retribuiti, o che i presidi dovessero assumere i centralinisti ciechi, ma francamente le sentenze che ope legis hanno trasformato gli ex ausiliari del Comune in assistenti tecnici, invece che in collaboratori scolastici, diciamo che hanno sorpreso un po’ tutti, anche perché a volte questi presunti tecnici non sapevano né leggere né scrivere e il sistema informativo del MIUR non riusciva a collocarli in area informatica, chimica o altro.

Finì che si licenziarono i tecnici bravi col titolo ma precari e che questo personale miracolato non mise piede nei laboratori che non sapeva del resto gestire e fu collocato nelle portinerie con mero compito di vigilanza. In pratica pagato a vuoto mentre i laboratori venivano chiusi. Questo accadeva in Sicilia con la complicità dei sindacati e l’indifferenza dei Provveditorati. In realtà alcuni presidi hanno resistito e hanno applicato l’art. 45 del CCNL sottoponendo questo personale al periodo di prova. Periodo che non hanno ovviamente superato con conseguente licenziamento. I ricorsi sono stati esaminati dalla magistratura del lavoro in due differenti procedimenti dal Giudice Dante Martini il 10/7/2009 e dal Giudice Cinzia Soffientini il 12/7/2009. I presidi decidevano di costituirsi e di intervenire direttamente in udienza senza farsi rappresentare dall’Avvocatura dello Stato (a buon intenditor poche parole).

Entrambi i giudici davano ragione ai dirigenti scolastici, respingevano i ricorsi e confermavano i licenziamenti, seppur con diverse motivazioni. Il Giudice Martino infatti rigettava il ricorso ex art. 700 in quanto evidenziava che la ricorrente aveva la possibilità di richiedere la reintegrazione presso il precedente profilo professionale (collaboratore scolastico) e pertanto non sussisteva il periculum in mora, cioè l’ipotesi di rimanere priva di sussistenza economica e quindi la procedura urgente non si giustificava. Il Giudice Soffientini invece respingeva il ricorso e confermava il licenziamento con un’acrobazia giuridica (questa volta a vantaggio dell’Amministrazione) in quanto “l’eventuale riconoscimento del diritto alla conservazione del posto di lavoro non può che essere fatto valere nei confronti di quel soggetto che, avendo provveduto al reclutamento, ha la qualità di datore di lavoro, e quindi nei confronti dell’Amministrazione Centrale (cfr. Cass. 20521/2008)”.

Il giudice riconosceva quindi il diritto del preside a licenziare, ai sensi dell’art. 45 del CCNL, ma individuava l’amministrazione centrale, che si era assunta la responsabilità del reclutamento, quale soggetto destinatario del ricorso.
Oggi i COBAS ritornano alla carica contro il dirigente dell’I.S. Medi, che ha correttamente disposto il periodo di prova per un ex ausiliario del Comune che ha chiesto e ottenuto e ottenuto di transitare dal profilo professionale di assistente tecnico a quello di assistente amministrativo. Non sappiamo se ai Cobas stia realmente a cuore la qualità dell’istruzione, ma sappiamo per certo che il comportamento del preside dell’IS Enrico Medi è corretto e lo sosterremo.

Roberto Tripodi, robertotripodi@virgilio.it, 3473904596
Presidente regionale ASASI

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