Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

‘UNIDEA’ E GLI SCANDALI UNIVERSITARI A MESSINA: “MA FINO AD ADESSO DOVE SIAMO STATI?”

Messina, 13/10/2013 - Le recenti vicende giudiziarie hanno gettato un’altra ombra sulla nostra Università, l’ennesima di una lunga serie e, di certo, non la più clamorosa. L’emersione di simili situazioni provoca sempre un'offesa e un danno a noi studenti, vanifica i sacrifici di tante famiglie che vedono ripetutamente tradite le aspettative riposte in un Ateneo in cui il merito è dimenticato ogni volta che sia coinvolto il figlio, il parente o l’amico di turno.
Un Ateneo in cui non conta la competenza, quanto l’avere qualcuno che sponsorizzi e pieghi le regole comuni alle questioni domestiche.

Proprio i concorsi sono la circostanza in cui più spesso si consumano queste offese all’impegno di noi studenti.
Quanti giovani hanno partecipato a quei concorsi e si sono trovati di fronte a circostanze lesive del proprio impegno? In quanti non si sono neanche presentati perché consci che il posto in questione era già stato assegnato da tempo? In quanti hanno dovuto preparare la valigia perché il nostro Ateneo non ha offerto loro l’opportunità di mettere a frutto le proprie competenze? Quante volte, a lezione, capita di trovarsi di fronte professori o assistenti immeritevoli di quella cattedra, di quel posto ottenuto a discapito di persone più validi? Non è difficile rispondere a queste domande, si potrebbero citare innumerevoli casi passati, più o meno espliciti.
Finché i posti continueranno ad essere assegnati in base a logiche non meritocratiche, la qualità dell’offerta formativa continuerà ad abbassarsi senza soluzione di continuità.

Proprio a questi giovani, le cui speranze sono state ripetutamente frustrate, l’Università deve lanciare un segnale forte e di incoraggiamento. Le Istituzioni devono assumere decisioni che assicurino la trasparenza nei concorsi e la certezza che la preparazione dell’esaminando sia l’unica qualità da tenere in considerazione. Altrimenti, il rischio è che il sistema universitario messinese penalizzi i suoi studenti due volte. Una volta nel momento in cui non assicura loro competenze irrinunciabili, se chi insegna non ha lodevolmente meritato la sua cattedra; un’altra volta nel momento in cui lo studente che voglia fare del sapere un contributo da impegnare nella ricerca e nella didattica si vede costretto a cercare, a proprie spese, realtà diverse, che riconoscano ai meritevoli un posto d’onore e, tuttavia, lontane da casa.

La situazione, ovviamente, non è sempre tanto sconfortante; ma il nostro Ateneo deve impegnare tutte le proprie energie perché casi simili a quello recentemente denunciato non si verifichino mai più. Gli organi che si prendono il compito di indirizzare la gestione devono assumere un doppio impegno: di garantire la trasparenza, da un lato, di rinnovare la fiducia, dall’altro, di riaccendere la speranza per migliaia di studenti mortificati da tanta e tale corruzione, ormai scettici sulle stesse potenzialità della cultura.
Qualcuno penserà che in un Ateneo come il nostro questo sia, più che un obiettivo, una chimera ma non ci sono alternative. O accettiamo di essere i perenni ultimi, sottostando alla immutabile verità per cui vanno avanti “i figli di..”, impoverendo noi stessi e la nostra Terra; o scegliamo di uscire da una stagnazione a cui siamo stati condannati da anni di gestione corrotta, di cambiare passo e direzione verso metodi più trasparenti e meritocratici, per poter finalmente dare torto a tutti coloro che finora hanno avuto ragione, a tutti coloro che a Messina si sono sentiti negato il futuro: per poter finalmente dire loro che se amano questa terra possono devono restare e saranno “capaci e meritevoli” sarà su di loro che l'Università investirà per risorgere.
In tanti penseranno che nulla potrà mai cambiare, che spesso anche la nostra generazione è stata silente in merito e, anzi, a volte, anche collusa con questa mala gestione.

Basta guardare i fatti più recenti per rendersi conto di come gli studenti, in queste vicende, non siano solo la parte lesa: le loro rappresentanze sono state, spesso, il migliore alleato dello status quo, perché, al momento giusto, quando si sarebbe dovuto urlare allo scandalo, hanno mantenuto il silenzio, permettendo a questo sistema di continuare a controllare l’Università, nonostante numerose inchieste aprissero scenari raccapriccianti sulla gestione di alcuni esponenti degli organi superiori.
Nel corso degli anni, pur avendo avuto un Rettore indagato per concorsi truccati ed essendo finiti sulle prime pagine dei giornali e nei talk-show televisivi, non si è assistito ad alcuna presa di posizione forte da parte degli studenti, a nessuna condanna, se in casi singoli in cui docenti e allievi hanno alzato la voce a denunciare lo scandalo. Poi, solo silenzio.
Ma tale e tanto silenzio non è stato fine a se stesso: ha permesso a noi studenti di comprendere esplicitamente che non siamo stati solamente dimenticati dai nostri rappresentanti, ma che, anzi proprio loro, sono più interessati a mantenere il sistema invariato, piuttosto che a contrastare questa gestione, dando una prospettiva concreta di cambiamento.

Associazioni come Atreju non hanno fatto o detto nulla allora, quando avevano l'occasione di dare un fortissimo segnale contro quel sistema corrotto, sia dalla base, sia dall'alto degli organi di rappresentanza in cui gli studenti avevano riposto la propria fiducia al momento delle elezioni. Oggi, invece, protestano, perché questi scandali finiscono sui giornali e sminuiscono il valore della nostra laurea, attaccano striscioni, rivendicando il futuro degli studenti (intanto fanno campagna di tesseramento, coincidenze?). Ma dov'erano quando questi scandali tutti li conoscevano ma nessuno osava parlare, nella migliore tradizione siciliana dell'omertà, che ci svilisce ancora di più di uno scandalo? Dov'erano quando le indagini sui concorsi truccati puntavano sulla massima istituzione del nostro Ateneo che, contemporaneamente, chiedeva agli organi superiori di prorogarsi il mandato, senza, peraltro, fare prima chiarezza sulle vicende giudiziarie che riguardavano esso stesso e l’Università? Perché non hanno affisso allora uno striscione? Forse non sapevano niente e avevano bisogno del servizio di Rai 1, forse hanno preferito la via del silenzio.
Allora lo scandalo riguardava non un professore o ricercatore ma un Rettore che firma la laurea di tutti gli studenti, ma non s’è detto niente e s’è data la certezza che non c’è futuro non solo perché i concorsi sono truccati ma perché gli stessi giovani sono collusi con quel sistema.

I ladri di futuro sono in tanti, ma nella lista vanno ricordati anche quelli che in questi giorni fanno propaganda alla propria associazione facendo demagogia, incalzando il disgusto di tanti di noi.
Dove eravate quando la laurea era un pezzo di carta con la firma di un Magnifico inquisito? Perché non avete preso una posizione forte sull’indagine e sulla proroga degli incarichi per altri 2 anni quando la gestione era macchiata dal dubbio che al vertice le scelte di chi gestiva l'Università non fossero in consonanza con il merito sancito in Costituzione? Perché avete permesso che i giovani che studiavano a Messina cadessero in questo terribile vortice di apatia dal quale solo ora stanno cercando di riprendersi?
Il camaleontismo non è un arte nobile ma fa proselitismo ed ha come suo miglior alleato il silenzio sul passato. Crediamo che non siano tutti disonesti, ma come da un professore o da un Rettore chiediamo di rispondere dei suoi comportamenti e invochiamo un cambiamento, negli errori del passato c’è un pezzo di responsabilità anche vostra e questa l’avete voluta rimuovere dalla storia.

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