1° Maggio: «Festa del Lavoro», la filastrocca di Mimmo Mòllica

1° Maggio Festa del lavoro. La «Filastrocca del Lavoro» di Mimmo Mòllica racconta in versi e strofe questa importante ricorrenza. E noi la proponiamo a grandi e piccini per celebrare la «Festa del Lavoro e dei Lavoratori».  «Filastrocca del lavoro» di Mimmo Mòllica   Caro babbo che cos’è il lavoro? dei bambini domandano in coro a un papà stanco e pure affannato, dal lavoro appena tornato. Ed il babbo risponde a fatica «serve a vivere, è una regola antica». Ed aggiunge: «… ed inoltre, sapete il lavoro è passione, è volontà e decoro». «E che cosa vuol dire decoro?», ribatterono subito loro. «È nell’opera di un falegname, è Van Gogh, è in un vaso di rame». «È Geppetto e il suo pezzo di legno, è Pinocchio, è Collodi e il suo ingegno, è donare qualcosa di noi senza credersi dei supereroi». «È costruire un gran bel grattacielo, è Gesù quando spiega il Vangelo, compiacersi di quello che fai, è dolersene se non ce l’hai!». Però un tipo iniziò a blaterare: «È pagare la gente per non lavorare, s

LA BRUNA TORRE ANTICA SUI FIGLI SUOI STA A VIGILAR, E FORSE È RIMASTA SOLO LEI

Riceviamo e pubblichiamo:
Brolo (Me), 28/11/2013 - L'associazione Peppino Impastato di Brolo non può tacere. In questo momento non si può restare in silenzio per obblighi sociali nei confronti di una cittadina, di un paese, dei giovani ai quali state dando il peggiore degli esempi che si potesse dare. Non vuole essere un'accusa, non vuole essere un puntare il dito come dei moralisti antiquati, che hanno solo portato la nostra realtà quotidiana allo sfacelo; vuole essere una constatazione pubblica e sentita nei confronti di tutti i responsabili di ciò che sta accadendo.
Gli occhi, oltre al presente, vanno sicuramente rivolti al passato. Un passato tetro, buio, dove i cittadini si sono fatti scivolare addosso soprusi di ogni genere, chi per comodità, chi per omertà.

Che esempio si sta dando alle nuove generazioni? La politica delle bugie, degli accordi di palazzo, dei tornaconti personali. Questa é quella che chiamano res publica che è di tutti e che da tutti va tutelata. Tutto gli è stato permesso, nel silenzio generale di chi sapeva e ha taciuto, di chi sapeva e faceva finta di non sapere; di chi mentiva cosciente di mentire. Sussurri, solo sussurri per strada, nelle piazze, nei bar. Tutto sottovoce, tutto di nascosto. Qualsiasi considerazione la si faceva al riparo da sguardi e orecchie indiscrete. Poi piano piano il coraggio di pochi, che son diventati sempre di più, ha dato degli input necessari per vedere chiaro e avere certezze. Si torna a sussurrare, poi a parlare, e urlare. Ma la domanda ritorna spontanea: quale esempio per le nuove generazioni?

La famiglia, i piccoli paesi, dovrebbero essere le principali palestre delle giovani coscienze. Cosa racconteremo di questi anni? Cosa racconteremo di questa politica delle bugie coscienti, di questo giardino odoroso divenuto una putrida palude piena di carcasse e avvoltoi spregiudicati che, col bagliore delle parvenze più meschine, hanno costruito un consenso, un serbatoio di voti regalando in cambio l'illusione di essere felici? Cosa racconteremo del paese che sarebbe dovuto essere perla del Tirreno, dove l'aria è arte, è storia, è cultura? Cosa racconteremo di questo degrado assoluto che gli uomini che hanno gestito la pubblica amministrazione da anni e anni hanno raggiunto? Cosa racconteremo di quelle promesse, di quell'orgoglio di appartenere ad una cittadina che, per tutti noi, era il centro del mondo, del nostro mondo?

Da piccoli ci insegnavano a cantare: "La Bruna Torre antica sui figli suoi sta a vigilar"... E forse è rimasta solo lei... La Bruna Torre antica, unica certezza, unica cosa che ancora ci rende veramente fieri. Per il resto ciascuno pianga, pianga solo se stesso, perché ciascuno di noi, nel proprio piccolo, è fautore e complice.

Il direttivo dell'associazione Peppino Impastato.


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