Stretto di Messina: filmato squalo bianco di tre metri vicino alla spiaggia

Reggio Calabria, filmato squalo bianco femmina di oltre tre metri a pochi metri dalla spiaggia. Due pescatori diportisti hanno ripreso l'esemplare dalla loro barca 29/04/2024 - Lo Stretto di Messina è un habitat ideale per la riproduzione degli squali. E con l’avvicinarsi della stagione estiva è tempo di bagni. E per i più fortunati l'occasione di tuffarsi in mare è quanto mai vicina. Ma la recondita paura di vedersi galleggiare intorno una pinna a filo dell'acqua a volte riaffiora, è proprio il caso di dirlo, un pochino nella testa di tutti noi. Stavolta è accaduto davvero vicino la riva di Reggio Calabria, più precisamente nelle acque di fronte la località Pentimele, nella periferia Nord di Reggio, il 24 aprile 2024.   «Questo è uno squalo bianco», dicono meravigliati i pescatori mentre osservano ciò che accade dinanzi la loro barca”. Nelle immagini registrate si vede il pescecane girare nelle vicinanze della barca, forse a causa delle esche gettate in acqua, per poi ripr

I POVERI SOFFRONO DI PIÙ DOPO GLI ATTACCHI DI CUORE

La scoperta di ricercatori israeliani. I risultati di uno studio potrebbero aiutare i medici e i governi a migliorare l'assistenza post attacco di cuore per i poveri
Lecce, 13 gennaio 2014  -  La povera gente può soffrire più dei "ricchi" dopo un attacco di cuore. Lo dicono i ricercatori dell'Università di Tel Aviv. In uno studio pubblicato in una rivista internazionale di cardiologia, i ricercatori Vicki Myers e Yariv Gerber della facoltà di medicina Sackler della Tel Aviv University hanno scoperto che il rischio di diventare lo "stato" che viene denominato "clinicamente fragile" dopo un attacco di cuore è due volte più in alto per la gente di settori socioeconomici più bassi.
"Definendo la fragilità, che combina molti settori della medicina, possiamo prevedere che queste persone sono a rischio più alto dopo un attacco di cuore," la dottoressa Myers ha detto in una dichiarazione. "E abbiamo trovato una forte connessione tra fragilità e status socioeconomico".

I ricercatori hanno esaminato i dati provenienti da 1.151 israeliani che avevano subìto un attacco di cuore da 10 a 13 anni prima dell'inizio dello studio. Hanno applicato un indice di 40 variabili di salute – tra cui fattori quali livelli di energia, problemi di salute e malattie, inattività fisica, deterioramento delle condizioni di salute e perdita di peso – per determinare la fragilità dei partecipanti.

I ricercatori hanno scoperto che il 35 % dei soggetti sottoposti allo studio era diventato "fragile" nel decennio che seguì il loro attacco di cuore. Quei pazienti fragili avevano più probabilità di aver subito un grave attacco di cuore e di essere obesi di quando erano stati valutati in precedenza. Inoltre, vi erano più probabilità che provenissero da classi socio-economiche più basse, meno istruite e che guadagnassero redditi più bassi.

Nonostante ciò, per i pazienti fragili è risultato meno probabile che siano finiti in terapia intensiva, o che abbiano avuto un intervento chirurgico o prescritti farmaci comunemente indicati dopo un attacco di cuore. Circostanze che hanno indotto a pensare che siano conseguenza della possibilità di minor accesso alle cure tra i poveri.
"Non solo il reddito basso è risultato connesso a due volte il rischio di diventare "fragile", ma il vivere in un quartiere popolare era legato al 60 % di aumento del rischio di fragilità rispetto a vivere in un quartiere benestante, indipendentemente dalle circostanze personali", ha tenuto a precisare la ricercatrice.

I ricercatori, tiene a precisare Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, hanno sottolineato in una dichiarazione che i risultati della ricerca potrebbero aiutare i medici e i governi a migliorare le cure post-attacco per i poveri. Una conferma per noi dello “Sportello dei Diritti” che da anni ci battiamo contro i tagli indiscriminati alla sanità pubblica degli ultimi anni che come una scure si stanno abbattendo irrazionalmente sul sistema di welfare.

In tal senso, è opportuno ribadire che ricerche di tal tipo costituiscono la prova lampante che le politiche dei tagli lineari nella sanità a lungo termine graveranno ancor di più sulle condizioni di vita di un'intera nazione, mentre garantire cure a tutti e di qualità, ovviamente eliminando i veri sprechi, nel lungo periodo possono comportare notevoli risparmi e soprattutto aiutare a mantenere sana una popolazione che invecchia.
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La caffeina non è solo una sostanza eccitante, ma potenzia anche la memoria. Infatti, il quantitativo di poco meno di tre tazzine di espresso assunto poco dopo un esercizio mentale migliora anche il giorno dopo il ricordo di quanto si è appreso.
A scoprire gli effetti sulla memoria a lungo termine del più diffuso degli eccitanti è stato un gruppo di ricercatori statunitense guidato dall'Università Johns Hopkins il cui lavoro è stato pubblicato su “Nature Neuroscience”.
“Sapevamo già da tempo” – ha sottolineato Michael Yassa, uno dei ricercatori che ha coordinato lo studio – “che la caffeina porta miglioramenti cognitivi ma non erano mai stati studiati così in dettaglio i suoi effetti nell'uomo sul miglioramento della memoria. Lo studio dimostra per la prima volta l'effetto della caffeina nel rendere più resistenti i ricordi per oltre 24 ore”.
Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, rileva come ancora una volta la scienza dimostra come non sempre ciò che riteniamo particolarmente dannoso, come un paio di tazzine in più di caffè, risulti essere in realtà innocuo o addirittura costituisca un beneficio. Ciò vale particolarmente per quella che è ormai da decenni una bevanda insostituibile per milioni d'italiani.

Giovanni D’AGATA


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