Vittima di violenze: ok al distacco presso altra sede di lavoro

Vittima di violenze: ok al distacco presso altra sede di lavoro.  Una dipendente dell’Ufficio del processo presso il tribunale di Catania ha chiesto e ottenuto la proroga del distacco presso un’altra sede lavorativa, a tutela della sua incolumità. 8 mag 2024 - Dopo essere stata assunta a tempo determinato, la dipendente è stata vittima di violenze, regolarmente denunciate, che l’hanno costretta a chiedere il distacco dalla propria sede lavorativa perché non si sentiva più al sicuro. Il Tribunale di Catania le aveva però concesso il distacco fino a settembre 2024. Nel frattempo, la donna aveva denunciato altri reati contro la sua persona e il ritornare nella sede assegnatagli avrebbe messo a serio repentaglio la sua incolumità. Per tale ragione si è rivolta allo studio legale Leone-Fell & C. per ottenere la necessaria tutela. “Vista la gravità della situazione, abbiamo inoltrato un’istanza al ministero di Giustizia – spiegano i legali Francesco Leone, Simona Fell e Davide Marceca ch

GIOIOSA MAREA: L’ARCIPRETE TUONA CONTRO LE ISTITUZIONI REGIONALI E GLI USURPATORI D’INGEGNO

Salvatore Danzì, arciprete di Gioiosa Marea, ha scelto la solennità dell’Ottava di Pasqua, duplice ricorrenza per i gioiosani e per Gioiosa Marea, per chiamare fedeli, autorità e concittadini alla ‘solidarietà’ e all’indignazione. Ha scelto la data della discesa della popolazione da Gioiosa Guardia (o Gioiosa Vecchia), dal monte Meliuso all’attuale città: il 28 aprile 1797. Dal 29 aprile 1797 furono vietate le riunioni della deputazione a Gioiosa Guardia e l’antica Guardia divenne una città fantasma

 Gioiosa Marea (Me), 29/04/2014 –   Il 5 febbraio 1783 un forte terremoto aveva lesionato buona parte delle abitazioni di Gioiosa Guardia e gli abitanti ricostruirono la cittadina sull’odierna riva tirrenica, facendone una meraviglia.Ma ecco rinnovarsi i fenomeni distruttivi che oggi, a distanza di due secoli, rinnovano pure l’indignazione nei gioiosani, ancora una volta privati delle proprie chiese a causa dei crolli verificati negli anni scorsi, senza che le istituzioni regionali e nazionali preposte al loro recupero ed alla salvaguardia dei beni culturali abbiano minimamente provveduto al loro ‘sacrosanto’ recupero.

Così ieri sac. Salvatore Danzì, pur nelle precarie condizioni di salute in cui è venuto a trovarsi negli ultimi tempi, ha imbracciato il… microfono per far sentire tutta la sua delusione e la profonda indignazione:
“Se questa chiesa è oggi nelle condizioni in cui è stata lasciata, dal 24 marzo 2010, non è certo per colpa della chiesa, dei cittadini o delle istituzioni locali di Gioiosa Marea, ma piuttosto per l’insipienza della politica regionale. E’ per la cecità delle istituzioni cosiddette competenti se la nostra Chiesa Madre rimane chiusa e umiliata, come la dignità stessa di questa città e della sua gente” – ha detto con tono severo padre Danzì.
Citando parole del Santo Padre Giovanni XXIII, ad un giorno dalla sua canonizzazione, rev. Danzì ha detto: “Tu nobis, victor Rex, miserere!, che significa “Oh Gesù: tu non sei un re da burla, come tentò di presentarti al popolo Erode. “Nella solenne ricorrenza dell’Ottava di Pasqua abbiamo voluto officiare in questo luogo la Santa Messa, per un solenne gesto di protesta democratica e civile, perché proprio la chiesa madre di Gioiosa Marea rischia di diventare essa stessa una ‘burla’.

“Per i responsabili regionali e nazionali, evidentemente, questa chiesa è poca cosa, talmente poca da poterla abbandonare all’incuria, alla sfacelo, alla distruzione. Come se noi stessi, cittadini di Gioiosa Marea, fedeli di questa meravigliosa e devota cittadina, fossimo una burla. Come se fossero una burla la grandezza dell’opera dell’ingegno e l’ingegno stesso di chi questa chiesa e l’ha progettata e costruita, bella di architettura e di fede. Come se da burlare fosse l’ingegno di questa terra, con tutto ciò che la rappresenta.”
Parole dure ma necessarie, pronunciate dall’arciprete Danzì davanti ai fedeli compunti e attenti, solidali nelle intenzioni e nello sguardo.
“Senza comprendere che questa chiesa è un bene di tutti e non di qualcuno, non di una sola persona. Tutti i beni comuni appartengono a tutti, sono l’identità stessa di un popolo, di una comunità. E dinnanzi alle cose comuni non ci sono maggioranze né minoranze amministrative, l’egoismo e la cecità degli uomini non è di maggioranza né di minoranza, non è di destra né di sinistra. Le cose comuni non si possono demolire né brevettare”- ha detto rev. Danzì, introducendo nella sua omelia un ulteriore motivo di indignazione popolare e personale pe accadimenti che a Gioiosa Marea, in questo momento, vedono al centro dell’attenzione una brutta faccenda legata al brevetto di un’opera d’arte di proprietà del pittore Giovanni Molica Colella, brevettata a proprio nome da un’associazione locale.

“E allora vorrei tornare a Roma, luogo della canonizzazione contemporanea di due Papi, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, dove lo scorso mese di marzo si è avuta la presenza del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, della cui visita a Roma i media americani hanno messo in risalto solo la visita ai beni culturali, come quella fatta al Colosseo. Non un Barack Obama 'turista' a Roma ma un grande della terra fattosi piccolo-piccolo dinnanzi alla grandezza dell’uomo e al suo ingegno, alla sua creatività artistica e geniale, di fronte al valore immenso che l’arte e i beni culturali rivestono nella vicenda complessiva dell’umanità. “
“I media americani hanno mostrato immagini fugaci degli incontri del presidente Obama con i personaggi istituzionali, mentre hanno dato notevole risalto al suo incontro con Papa Francesco e alla vista che il presidente americano ha voluto fare ai beni culturali, alle grandi opere d’arte di cui Roma è ricca e che a nessuno è mai passato per la testa di brevettare.”

“Ebbene, Gioiosa Marea non è Roma, - ha detto continuando nell’omelia padre danzì - ma come Roma, nel suo piccolo possiede tesori naturali nel paesaggio e nell’ambiente e si pregia di possedere alcune chiese di innegabile bellezza e ricchezza arcitettonica e culturale. Ma proprio queste chiese, fulgido esempio d’arte e di monumentale bellezza, sono oggi neglette, come fossero un disturbo per le pubbliche istituzioni regionali e nazionali, che evidentemente sperano di portare a completamento l’azione politica che sempre più ha fatto di questa nostra terra siciliana luogo di scempio urbanistico ed edilizio. L’abbattimento di autentiche opere d’arte, la cancellazione di zone archeologiche, di manufatti e palazzi artistici, lo stesso abbandono di Gioiosa Guardia, da parte delle istituzioni extracomunali, sono il segno di un’incultura che considera l’uomo e la sua dignità una burla, che considera tutto ciò che non è ‘cubatura edilizia’ un ostacolo alla corsa alla speculazione al guadagno.”

“E allora noi qua, in questa sera Santa, vogliamo sfidare la cecità degli uomini e richiamarli al loro dovere, perché cerchino di vedere la luce della Resurrezione. Perché pure la politica, pure loro possono Risorgere come Cristo e farsi uomini di buona volontà, apprendendo la buona volontà e mettendola in pratica.”

“Gioiosa Marea – ha detto ancora rev. Salvatore Danzì, Arciprete di Gioiosa Marea – non accetta di vedere la propria identità messa in pericolo, negletta e trasfigurata da politici e mercanti di cose altrui. La nostra chiesa madre è in questa serata Santa simbolo di morte e Resurrezione, come nella storia di Cristo, e vuole essere qua, stasera, testimone della Vostra, della nostra volontà di Resurrezione, perché Gioiosa Marea conservi sempre la sua vera identità, il suo volto migliore, la sua dignità da qualcuno calpestata. “
Ed ha concluso con le parole di Papa Giovanni XXIII: “Ceda la debolezza umana alla gloria del Signore: e si tenga pure in umiltà nel riconoscersi, impari a scrutare i misteri delle divine misericordie: ma lavori del suo meglio, sentendo la maestà del Signore”. E lasci stare le cose d’altri, che non ci appartengono.”

Commenti

  1. Il Vaticano è pieno di soldi mentre in Italia la gente si suicida per la crisi economica, Il Vaticano viene gratuitamente foraggiato dall'Italia di acqua, energia elettrica e gas...non paga le tasse sugli immobili come gli italiani...fruisce dell'8x1000...di oboli e foraggiamenti vari.....se pensasse almeno alla manutenzione delle sue chiese farebbe peccato??????

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