Primo Maggio a Portella della Ginestra: “Il lavoro strumento di giustizia sociale e lotta alla mafia”

Primo Maggio a Portella della Ginestra, Antoci (M5S): “Il lavoro strumento di giustizia sociale e lotta alla mafia”,  Giuseppe Antoci, capolista del M5S nella circoscrizione “isole” alle elezioni europee, a margine del corteo in memoria della strage di Portella della Ginestra a cui a partecipato col Presidente Giuseppe Conte.  Portella   della   Ginestra : Di Paola (M5S): Governo Meloni smembra Stato Sociale.  Il coordinatore regionale Cinquestelle: “Nostre battaglie tutto l’anno per maggiori tutele per i cittadini”. PORTELLA DELLA GINESTRA, 1 mag 2024 -  “Oggi con Giuseppe Conte abbiamo ricordato la strage di Portella della Ginestra avvenuta l'1 Maggio 1947. Un’occasione importante per ribadire l’importanza del diritto al lavoro come strumento di giustizia sociale e di lotta alla mafia. Il sud continua ad avere il più alto tasso di disoccupazione in Italia; tasso ancora più elevato tra le donne. E proprio nel disagio si insinua la criminalità organizzata. C’è fame di lavoro, di di

VENERDÌ SANTO A GIOIOSA MAREA, FRA TRADIZIONE, FEDE E ‘ANTICHE NOVITÀ’

A Gioiosa Marea come a Roma la Via Crucis si fa devozione, dolore vivo e tradizione. Messe da parte alcune ‘antichitudini’, trovano spazio innovazioni che rimangono pur sempre testimonianza di fede antica. Il tradimento di Giuda continua nella storia e il tradito è sempre Gesù, che non abbandona l'uomo peccatore. Tantissimi fedeli di buona coscienza, dove il tessuto sociale è sano e operoso, come a Gioiosa Marea, formano una catena luminosa di ceri sostenuti da operai, imprenditori, stranieri, attirando pure le comunità viciniori e gente proveniente da molte parti della Sicilia
Gioiosa Marea (Me), 18/04/2014 - A Gioiosa Marea come a Roma la Via Crucis scende in strada e si fa devozione, rappresentazione sacra e dolore vivo. Meditazioni e preghiere risuonano attraverso le tecnologie che oggi rappresentano, forse, la transazione più moderna in un contesto che non ha bisogno di date certe per farsi storia, rinnovato dolore e tradizione allo stesso tempo. La tradizione riguarda quanto appartiene alle comunità locali, come Gioiosa Marea, dove sono state messe da parte alcune ‘antichitudini’ e adottate innovazioni che rimangono pur sempre testimonianza di fede antica e profonda.
 
Perfino le automobili per una sera non hanno più la loro collocazione tra strisce bianche e strisce blu, una delle più ‘grandi’ e diffuse conquiste dell’urbanistica e della politica burocratica moderna. Così il corteo delle ‘barette’, dei dolorosi simulacri del Venerdì Santo, occupa l’intera sede stradale e tutta la città, per un lungo tragitto di vie e di viuzze che rappresenta l’annuale ‘tour della Croce e della Resurrezione'. 
I simulacri portati a spalla da ‘squadre’ di fieri devoti sfilano incolonnati, uno dietro l’altro, secondo un ordine che non può che raccontare la Via Cruis e le sue poste: le sue consuetudini. Non ci sono più le ‘troccole’ di infanzie e giovinezze ormai passate, sonori ed agghiaccianti congegni di legno destinati a simulare suoni in grado di scuotere l’anima e la coscienza. Suoni che non presagivano nulla di buono, ritmo ferale di un cammino orrendo e criminale, ma necessario per rivivere la gioia della luce, della nuova Resurrezione.
 A Gioiosa Marea come a Roma la processione del Venerdì Santo è colma di umanità e attese, le anime contrite dei fedeli si adoperano su un piano più individuale che collettivo: chi espia le proprie colpe lo fa reggendo una fiaccola votiva, un cero incappucciato, lo fa con animo (giustamente) nascosto; chi promette ‘promesse’ che poi non manterrà lo fa con animo magari più esposto ma egualmente segreto, delle magagne passate.
C’è una regia nella processione che è rito e tradizione allo stesso tempo, dalla composizione delle squadre di portantini alla individuazione del capo ciurma, al soltanto quale sono demandati i comandi: “manooo”, ogni qualvolta i portatori dovranno tenersi pronti a rimettere in spalla il simulacro, e “spallaaaa”, al cui pronunciamento, con perfetta coordinazione e gesti uguali, tutti i portantini dovranno già essere con la propria spalla sotto la trave orizzontale che sostiene sui due lati il simulacro, la ‘baretta o varetta’. 
E la sacra processione riprende il cammino, dopo le necessarie e provvidenziali soste. I portantini sono tutte persone del luogo, secondo aggregazioni spontanee, gruppi sociali e categorie lavorative, giovani desiderosi di entrare a far parte di tali aggregazioni, secondo un 'nepotismo' che una volta tanto non riguarda la politica o i posti di lavoro nel pubblico impiego e dintorni. Un nepotismo non deprecabile...
Naturalmente non mancano ‘pietose rappresentazioni’ di ‘villani arricchiti’ che riescono a spalleggiare una ‘baretta’ investendo un po’ di fiori e di denaro, “l'anti-dio, il “grande vecchio” che dietro le quinte muove le fila del mondo”, come ha detto il predicatore della Casa Pontificia, Raniero Cantalamessa, nell'omelia pronunciata dinanzi a Papa Francesco durante la celebrazione della Passione del Signore, nella sera del 18 aprile, venerdì santo, nella basilica vaticana. Ricordando il tradimento di Giuda, che vende Gesù per “trenta sicli d'argento”, il religioso ha denunciato l'idolatria del denaro alla quale ancora oggi è asservita la società. Un'idolatria, ha ricordato, che sta dietro a fenomeni come la droga, la prostituzione, le mafie, la corruzione politica, il proliferare delle armi, il commercio degli organi umani, la crisi finanziaria.
“Il tradimento di Giuda – ha sottolineato – continua nella storia e il tradito è sempre lui, Gesù”. Il quale, tuttavia, non abbandona l'uomo peccatore ma gli offre il perdono attraverso il sacramento della riconciliazione. Gesù infatti “sa fare di tutte le colpe umane, una volta che ci siamo pentiti, delle 'felici colpe', delle colpe che non si ricordano più se non per l’esperienza di misericordia e di tenerezza divina di cui sono state occasione”.
Ma la processione è misericordia e Resurrezione per i tanti, tantissimi fedeli di buona coscienza, dove il tessuto sociale è sano e operoso, sinceramente devoto, come a Gioiosa Marea, e così è possibile assistere ad una toccante ma bellissima catena luminosa di ceri sostenuti da operai, imprenditori, stranieri, senza fissa dimora, intere famiglie, donne, malati, bambini, anziani, religiose e religiosi, che sostengono le torce ai lati della Croce e dei simulacri, tutti bellissimi, autentiche opere d’arte e di devozione.

A Gioiosa Marea la Via Crucis è una rappresentazione degna d'essere visitata da turisti, come avviene già, attirando pure le comunità viciniori e gente proveniente da altre parti della Sicilia.

Commenti