Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

FIORELLA MANNOIA A PALERMO: “IL NOSTRO FUTURO SARÀ MULTIETNICO, ALLORA MEGLIO COMINCIARE A CONOSCERSI”

“Che ci piaccia o no, il nostro futuro sarà multietnico. Allora sarà meglio cominciare a conoscersi”. Così Fiorella Mannoia nel suo spettacolo di Palermo spiega l'integrazione, l'immigrazione, le guerre e il suo lavoro, fortemente dominato dalla bravura, dalla buona musica, da un canto che sprigiona energia ed evapora nella coscienza di ognuno
Palermo, 31/08/2014 – “… e che ci piaccia o no, il nostro futuro sarà multietnico. Allora sarà meglio cominciare a conoscersi”. Fiorella Mannoia è nata a Roma e il prossimo 4 aprile compirà 60 anni, 46 anni da quando ha iniziato a cantare e 9 da quando venne nominata Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi. Perché ‘cavaliere’ non si nasce, si diventa. O forse no?
Fiorella Mannoia in Sicilia è un po’ di casa: suo padre era siciliano e faceva il cascatore nel cinema (I quattro pistoleri di Santa Trinità (1971; Giurò... e li uccise ad uno ad uno... Piluk il timido (1968), etc.). Lei stessa iniziò come il padre, nel cinema, assieme al fratello Maurizio Stella e alla sorella Patrizia, lavorando come stuntgirl e controfigura di Lucia Mannucci nel film Non cantare, spara del 1968, regia di Daniele D'Anza. Fu pure controfigura di Monica Vitti e a Candice Bergen.
Ora Fiorella Mannoia scrive pagine di Sud e canta il Sud del mondo il tutte le sue latitudini, in tutti i suoi dolori, in tutti i suoi guerreschi o colorati colori. Sud è l’ultimo suo lavoro, un concept album un po’ d’altri tempi, ispirato in buona parte al romanzo Terroni, di Pino Aprile, come lei stessa racconta sul palcoscenico del teatro di Verdura di Palermo; album vestito di testi amorosi e taglienti, doloranti come lame nel fianco del mondo e della terra, dove le guerre sono la voce sgrammaticata e orrenda dei venditori d’armi, e il business ne alimenta una al giorno. Ogni giorno una nuova guerra, perché gli affari non abbiano a risentirne, perchè dietro le guerre ci sono gli affari.
Così Fiorella Mannoia nel suo spettacolo di Palermo (30 agosto) spiega le guerre e il suo lavoro, fortemente dominato dalla bravura, dalla buona musica, da un canto che sprigiona energia ed evapora nella coscienza di ognuno. Un viaggio musicale, il suo, che parte da lontano ed esplora i sentimenti, i continenti, gli accadimenti, gli uomini, le loro colpe e le loro eventuali salvezze. L’incontro con musicisti provenienti da terre vicine, viaggiati da terre lontane quanto basta a rimanerci per sempre in quel mare agognato eppure perfido, perché sul biglietto di trasbordo, dalla dannazione alla nuova america italiana, malgrado tutto l’angelo (non) vola.
Tra le altre canzoni eseguite: “Via con me” di Paolo Conte; “Clandestino” di Manu Chao (precariato , esodato, clandestino, spread, Italia illegal); “Che sarà”, capolavoro di Chico Buarque; I treni a vapore - Io non ho paura - Sally - In viaggio – L’amore si odia – Quando l’angelo vola – Quello che le donne non dicono – Mio fratello che guardi il mondo – Il cielo d’Irlanda
L’incontro con musicisti "dagli strani strumenti musicali", come lei stessa racconta nel suo delizioso concerto, le ha permesso di sapere e di capire (come vivono, da dove fuggono e cosa sperano), di farsi carico dei dolori delle madri nel vederli partire: “Mi sono chiesta cosa provano le loro madri nel vederli andare via. Perché sebbene io non sia madre sono donna. Ed ogni donna è madre”.
Fiorella Mannoia canta e parla. Parla di mondi a noi vicini eppure così maledettamente lontani. Mondi verso i quali abbiamo debiti e colpe forse incolmabili. Abbiamo fatto finta di non vedere, abbiamo chiuso gli occhi su stragi, guerre e genocidi. E questo la Mannoia lo canta, sciogliendo al microfono interpretazioni superlative e molto amore.
Fiorella Mannoia va incontro alla gente, scende tra il pubblico e lo 'percorre'. Lo coinvolge in qualcosa che è molto più che un semplice concerto di musica leggera: è un percorso di vita e conoscenza, una serata trascorsa assieme, un saluto a casa ad amici e parenti, un attimo di poesia.
Fiorella stende al mondo lo striscione di pace e con quello attraversa la platea, come si attraversa la piazza per contaminarla, per viverla e coinvolgerla. Perché un canto di pace si canta in compagnia, si canta in coro.
E chiude per notte mostrando lo striscione che dichiara guerra alla violenza sulle donne, al femminicidio.

m. m.
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