Vittima di violenze: ok al distacco presso altra sede di lavoro

Vittima di violenze: ok al distacco presso altra sede di lavoro.  Una dipendente dell’Ufficio del processo presso il tribunale di Catania ha chiesto e ottenuto la proroga del distacco presso un’altra sede lavorativa, a tutela della sua incolumità. 8 mag 2024 - Dopo essere stata assunta a tempo determinato, la dipendente è stata vittima di violenze, regolarmente denunciate, che l’hanno costretta a chiedere il distacco dalla propria sede lavorativa perché non si sentiva più al sicuro. Il Tribunale di Catania le aveva però concesso il distacco fino a settembre 2024. Nel frattempo, la donna aveva denunciato altri reati contro la sua persona e il ritornare nella sede assegnatagli avrebbe messo a serio repentaglio la sua incolumità. Per tale ragione si è rivolta allo studio legale Leone-Fell & C. per ottenere la necessaria tutela. “Vista la gravità della situazione, abbiamo inoltrato un’istanza al ministero di Giustizia – spiegano i legali Francesco Leone, Simona Fell e Davide Marceca ch

ROBERTO SAVIANO: QUEL METALLO ROVENTE, LAMA D’ACCIAIO CHE CI SALVA DAL NAUFRAGIO DELLA GIOVINEZZA

21/02/2015 - Lo scrive Roberto Saviano sulla sua pagina Facebook: "Se nasci a Napoli, c'è una parte di te che ti impedisce di sopportare il gelo. Meno quindici gradi ti bloccano anche la possibilità di respirare. Me la racconto, per sopportarlo, che questo gelo mi addestra come il metallo che rovente si tempra solo se immerso in acqua gelida. Ma non serve e continuo a puzzarmi di freddo."
Sotto la tempesta di neve a New York mentre mi reco negli studi Rai per il collegamento con "Che fuori tempo che fa". Ci vediamo tra poco su Rai3 prima degli ultimi due episodi di ‪#‎GomorraLaSerie‬.

"... questo gelo mi addestra come il metallo che rovente si tempra solo se immerso in acqua gelida...". Mi ripota alla mente "Il sorriso dell’ignoto marinaio" di Vincenzo Consolo:

"Apparve la figura d’un uomo a mezzo busto. [...] L’uomo era in quella giusta età in cui la ragione, uscita salva dal naufragio della giovinezza, s’è fatta lama d’acciaio, che diverrà sempre più lucida e tagliente nell’uso ininterrotto. L’ombra sul volto di una barba di due giorni faceva risaltare gli zigomi larghi, la perfetta, snella linea del naso terminante a punta, le labbra, lo sguardo. Le piccole, nere pupille scrutavano dagli angoli degli occhi e le labbra appena si stendevano in un sorriso. Tutta l’espressione di quel volto era fissata, per sempre, nell’increspatura sottile, mobile, fuggevole dell’ironia, velo sublime d’aspro pudore con cui gli esseri intelligenti coprono la pietà. Al di qua del lieve sorriso, quel volto sarebbe caduto nella distensione pesante delle serietà e della cupezza, sull’orlo dell’astratta assenza per dolore, al di là, si sarebbe scomposto, deformato nella risata aperta, sarcastica, impietosa o nella meccanica liberatrice risata comune a tutti gli uomini.

Il personaggio fissava tutti negli occhi, in qualsiasi parte essi si trovavano, con i suoi occhi piccoli e puntuti, sorrideva a ognuno di loro, ironicamente, e ognuno si sentì come a disagio.

[...] Il duca d’Alberí [...] con la sua voce acuta di cornetta chiese forte al Mandralisca:

– Barone, a chi sorride quello là?
– Ai pazzi allegri come voi e come me, agli imbecilli!

A Roberto Saviano, a Vincenzo Consolo e a me stesso le dedico.

Mimmo Mòllica
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[Vincenzo Consolo (1933-2012), da Il sorriso dell’ignoto marinaio, 1976]

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