Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

MAFIA CAPITALE: LA SINTESI DELLE AUDIZIONI DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE ANTIMAFIA

06/05/2015 - La Commissione antimafia ha avviato un ciclo di audizioni per approfondire gli aspetti relativi alle indagini sulla presenza di organizzazioni criminali di tipo mafioso a Roma: a tal fine sono stati innanzitutto ascoltati la procura del tribunale di Roma ed il prefetto di Roma capitale (seduta dell’11 dicembre 2014), nonché il sindaco di Roma capitale (seduta del 17 dicembre 2014). Successivamente si è svolta l’audizione dell’ex sindaco di Roma (seduta del 15 aprile 2015) e del presidente della Legacoop nazionale (seduta del 22 aprile 2015). Qui di seguito sono sintetizzati alcuni dei temi trattati.

Le caratteristiche dell’organizzazione mafia criminale a Roma. Il procuratore della repubblica analizza la situazione di Roma capitale, nella quale opera una pluralità di organizzazioni di tipo mafioso, sia legate alla mafia “tradizionale” sia “autoctone”, come evidenziato anche da precedenti indagini nel Municipio di Ostia, dove il modello di organizzazione criminale si fonda sul controllo sociale e del territorio e su ripetuti atti di violenza (danneggiamenti, incendi, usura, aggressioni etc). Il prefetto di Roma sottolinea in particolare gli ingenti investimenti nel comparto commerciale, immobiliare e finanziario effettuati negli anni passati dalle diverse organizzazioni criminali: una forte presenza nella realtà economica locale, confermata anche dall’elevatissimo numero di sequestri disposto dall’autorità giudiziaria e dalle numerose interdittive antimafia disposte negli anni 2013-2014 nei settori rifiuti, edilizio, vigilanza, giochi, ristorazione, immobiliare, movimento terra, urbanizzazione e bonifica ambientale.

L’indagine “Mafia capitale” ha portato alla luce un’organizzazione composta da romani e da persone del centro Italia, senza un collegamento stretto con le altre mafie classiche e con caratteristiche originali rispetto ad esse. Il procuratore si sofferma in particolare sull’applicabilità dell’art. 416 bis c.p., che non prevede né il controllo del territorio, né un numero elevato di affiliati, né una quotidiana e continua manifestazione di atti di violenza: quest’ultima peraltro è in forte diminuzione anche in Sicilia e Calabria, in ragione del fatto che non è indispensabile ricorrere all’uso della forza, perché può essere sufficiente far sapere che l’organizzazione criminale ricorrerà ad essa se necessario; inoltre l’assenza di delitti eclatanti consente di ridurre l’attenzione da parte delle forze dell’ordine, della magistratura, dei mass media e dell’opinione pubblica.

Nel caso in esame risulta utilizzato il metodo mafioso, cioè il ricorso alla violenza e alla corruzione per creare assoggettamento, intimidazione, omertà, per il raggiungimento dei fini (leciti ed illeciti) dell’organizzazione. Tutto questo in assenza di un territorio specifico oggetto di controllo, come avviene in altre città come Palermo, Reggio Calabria o Napoli, dove si registra invece un controllo ferreo e totalizzante su tutto il territorio, che può arrivare in certe zone fino all’autorizzazione dell’apertura di un esercizio commerciale.

Le indagini hanno evidenziato la forte capacità di influenza sull’amministrazione comunale e sulle società che fanno capo ad essa, che si realizza nel corso del tempo sia tramite figure amministrative di vertice (cui è stato contestato anche il reato del 416 bis) in grado di lavorare nell’interesse dell’organizzazione, sia attraverso rapporti consolidati con la macchina amministrativa di Roma Capitale: una complessa rete di relazioni volta ad ottenere vantaggi per le attività economiche svolte dall’organizzazione, capace di imporre alcune nomine oppure di ostacolare la nomina di funzionari poco graditi.

A questo si aggiungono i rapporti con il mondo dell’imprenditoria, cui le organizzazioni criminali offrono la loro “protezione” per poter svolgere la loro attività economica senza “problemi”, secondo gli stessi schemi collaudati della mafia siciliana o calabrese. Ed infine i rapporti con altri gruppi malavitosi, come ad esempio con l’ndrangheta, al fine di ottenere vantaggi reciproci non soltanto in sede locale ma anche in altre aree del territorio nazionale.

Sono in corso ulteriori accertamenti su altri filoni di indagine (riguardanti ad esempio l’Atac e la metro C) per accertare eventuali responsabilità penali.

Su alcuni interventi di natura normativa. Il procuratore della Repubblica sottolinea nel corso dell’audizione sul fatto che il nostro ordinamento mette già a disposizione della magistratura strumenti molto incisivi per contrastare le vecchie e nuove organizzazioni mafiose, ad esempio per quanto riguarda il sequestro dei beni. Peraltro appaiono opportuni alcuni interventi di tipo legislativo, a partire dalla introduzione di una qualche forma di sistema premiale anche nei casi di corruzione, proprio sulla base dei positivi risultati ottenuti tramite tale strumento nella lotta alle mafie; e va posta particolare attenzione anche alla disciplina sulle misure cautelari, in corso d’esame da parte delle Camere.

L’inefficienza del sistema di prevenzione. L’ex sindaco di Roma Capitale, nel rimarcare la propria assoluta estraneità alle ipotesi di reati contestate, ha sottolineato che non ci fosse alcuna percezione di infiltrazioni mafiose all’interno delle istituzioni capitoline, rivendicando alcune misure adottate dalla sua Giunta per contrastare la presenza delle organizzazioni criminali sul territorio. L’attuale sindaco di Roma Capitale ha illustrato le misure assunte dalla sua Giunta per assicurare trasparenza e legalità nell’attività dell’Amministrazione, a partire dai casi in cui si registravano anomalie e disfunzioni: proprio a tale scopo è stata richiesta sin dall’inizio del mandato la collaborazione del Ministero dell’Economia e della magistratura ordinaria e successivamente anche dell’Autorità anticorruzione su una serie di contratti ed appalti in corso di svolgimento. Nel corso delle audizioni del prefetto e dei sindaci di Roma i membri della commissione antimafia hanno posto particolare attenzione, aldilà delle responsabilità penali che dovranno essere accertate dalla magistratura, sulle lacune dell’attuale sistema di prevenzione, che ha consentito ad alcune organizzazioni criminali di influenzare le scelte compiute dalle amministrazioni locali, creando una forte rete di complicità e connivenze. Sono state sottolineate, in particolare, le responsabilità dei soggetti competenti (ministero, prefettura, amministrazione comunale) per non aver attivato ogni opportuno controllo sui diversi centri di accoglienza (profughi, immigrati, rom, minori etc) e sui meccanismi che hanno consentito alle ditte appaltatrici di ricavare illecitamente ingenti profitti: a tale riguardo, il sindaco di Roma Capitale è stato invitato ad inviare alla commissione antimafia tutta la documentazione inerente agli appalti di servizi con le cooperative oggetto di indagine in sede penale. Un ulteriore momento di riflessione è stato dedicato infine al tema dei finanziamenti privati ai partiti politici, che, pur risultando legittimi, non possono che suscitare perplessità nel momento in cui si accerta l’esistenza di contratti di appalto agli stessi soggetti da parte dell’amministrazione comunale.

L’avvio degli accertamenti da parte della prefettura. Il prefetto ha preannunciato l’imminente costituzione di una commissione di tre persone (e di un gruppo tecnico di supporto) volta a verificare l’esistenza di infiltrazioni mafiose nell’amministrazione di Roma capitale, a partire dall’esame degli atti relativi al Municipio di Ostia e alla gestione degli appalti. Sulla base degli elementi emersi si riserva di riferire al Ministro dell’Interno per le decisioni di sua competenza.

Le misure adottate nei confronti delle cooperative coinvolte. I controlli documentali effettuati da parte della Legacoop nazionale sulla Cooperativa 29 giugno e le cooperative ad essa collegate non avevano evidenziato anomalie. Dopo lo scoppio dell’inchiesta Mafia Capitale le cooperative in questione sono state commissariate. i responsabili espulsi e la Lega si è costituita parte civile; è stata anche commissariata la Legacoop Lazio (nei confronti della CPL Concordia si è favorito invece il ricambio dei dirigenti anche per non compromettere irrimediabilmente il patrimonio della cooperativa). Nel corso della discussione è stata sottolineata l’esigenza di una più attenta verifica da parte degli organismi di controllo sulla correttezza dell’azione di tutte le cooperative e di più efficaci misure di prevenzione: in questo contesto, una attenta riflessione sarà effettuata sui rapporti con la politica e sul suo finanziamento, ancorchè effettuato in modo trasparente e conforme alla legge.

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