Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

LEGGE BAVAGLIO: PIETRO CAMPAGNA, NON AVREI SCOPERTO I KILLER DI MIA SORELLA GRAZIELLA SENZA LE INTERCETTAZIONI

Il ddl sulla giustizia penale ha avuto il via libera da parte della commissione Giustizia della Camera e passerà all'Aula lunedì stesso per la discussione; contiene la delega al governo per scrivere la nuova legge sulle intercettazioni. Il testo approderà a Montecitorio la prossima settimana ed in autunno passerà all'aula del Senato. L'approvazione definitiva da parte dei due rami metterà il governo nelle condizioni di potere esercitare la delega e scrivere il regolamento che disciplinerà l'uso delle intercettazioni da parte dei magistrati in caso di arresti, di sequestri o perquisizioni

26/07/2015 - Il Fatto Quotidiano oggi, domenica 26 luglio  in edicola, pubblica l'articolo dal titolo “Con la legge bavaglio non avrei scoperto i killer di mia sorella”. Nello stesso numero l’editoriale di Marco Travaglio commenta "l’ennesimo bavaglio in cantiere alla Camera: quando un governo, anziché governare nell'interesse dei cittadini, tenta di occultare le vergogne del potere nell’interesse proprio, ha già un piede nella fossa", commenta Travaglio. Le intercettazioni telefoniche e la stampa al centro della querelle.

Su Il Fatto Quotidiano di oggi Luca De Carolis ha intervistato Pietro Campagna, carabiniere del Nucleo radiomobile di Messina, fratello di Graziella Campagna, la stiratrice di  Villafranca Tirrena, in provincia di Messina, assassinata dalla mafia nel 1985, perché aveva scoperto per puro caso l’identità di Gerlando Alberti junior, nipote dell' omonimo boss «' u paccarè», condannato all'ergastolo per l'assassinio (assieme a Giovanni Sutera) il 12 dicembre 1985, dell'allora diciassettenne Graziella Campagna. Graziella Campagna venne rapita alla fermata dell' autobus e assassinata con cinque colpi di lupara: era entrata fortuitamente in possesso di un' agendina dimenticata nella giacca da Gerlando Alberti.

Il ddl 'bavaglio', come è stato battezzato, promette manette ai giornalisti di Report, Piazza Pulita, Ballarò, Annozero, Le Iene e Striscia la notizia, nonché a tutti i cronisti investigativi che per raccogliere prove per le inchieste usano telecamere o registratori nascosti. “A meno che non costituiscano prova nell’ambito di un procedimento davanti all’autorità giudiziaria”.

Graziella Campagna aveva diciassette anni quando fu ammazzata a Forte Campone, una collina sopra Messina. Era nata il 3 luglio del 1968 e faceva la stiratrice nella lavanderia la “Regina”, a Villafranca Tirrena. Guadagnava 150mila lire al mese, al nero, e così aiutava la famiglia: padre, madre e 7 fra fratelli e sorelle. La sera del 12 dicembre del 1985, intorno alle 20, mentre aspettava l’autobus che l’avrebbe riportata a casa, a Saponara, fu caricata sopra un’auto e portata a Forte Campone. Un viaggio di pochi chilometri sotto la pioggia, lungo una strada sterrata e piena di buche ma lontana dalle luci del paese. Su quel prato, con i suoi stivaletti piantati nel fango le spararono, frontalmente, a una distanza inferiore a due metri, cinque colpi di fucile a canne mozza.

Il cadavere di Graziella fu ritrovato due giorni dopo. Un giovane medico con la famiglia scoprì il corpo durante una passeggiata. Erano le quattro del pomeriggio quando, insieme con la polizia arrivò Piero Campagna, il fratello carabiniere che fece il riconoscimento.

Importanti le indagini private che il fratello di Graziella, Pietro Campagna, carabiniere allora in servizio in Calabria, ha dovuto compiere per fare emergere la verità di un omicidio che si voleva passionale a tutti i costi per coprire i veri colpevoli. Nel 1988 ci fu il rinvio a giudizio di Gerlando Alberti junior e del fedelissimo Giovanni Sutera, che a sua volta si spacciava per il geometra Gianni Lombardo.

Ma nel 1990 ecco la richiesta del pm al giudice istruttore del Tribunale messinese di "non doversi procedere" per questioni procedurali. Della vicenda si tornò quindi a parlare solo nel 1996, con una puntata di 'Chi l'ha visto?', mentre anche le dichiarazioni di nove pentiti di mafia squarciarono il velo sul delitto di Graziella Campagna. Nel dicembre 1996 il Tribunale di Messina riaprì ufficialmente il caso. La ricostruzione degli inquirenti dell'epoca dice che la ragazza venne uccisa perchè il 9 dicembre 1985 aveva trovato nella tasca di un indumento lasciato in tintoria l'agendina-documento che che un'altra commessa della tintoria, Agata Cannistrà, avrebbe però strappato dalle mani di Graziella che glielo aveva mostrato, e di cui non si è più trovata traccia.

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