Stretto di Messina: filmato squalo bianco di tre metri vicino alla spiaggia

Reggio Calabria, filmato squalo bianco femmina di oltre tre metri a pochi metri dalla spiaggia. Due pescatori diportisti hanno ripreso l'esemplare dalla loro barca 29/04/2024 - Lo Stretto di Messina è un habitat ideale per la riproduzione degli squali. E con l’avvicinarsi della stagione estiva è tempo di bagni. E per i più fortunati l'occasione di tuffarsi in mare è quanto mai vicina. Ma la recondita paura di vedersi galleggiare intorno una pinna a filo dell'acqua a volte riaffiora, è proprio il caso di dirlo, un pochino nella testa di tutti noi. Stavolta è accaduto davvero vicino la riva di Reggio Calabria, più precisamente nelle acque di fronte la località Pentimele, nella periferia Nord di Reggio, il 24 aprile 2024.   «Questo è uno squalo bianco», dicono meravigliati i pescatori mentre osservano ciò che accade dinanzi la loro barca”. Nelle immagini registrate si vede il pescecane girare nelle vicinanze della barca, forse a causa delle esche gettate in acqua, per poi ripr

BOLLANI: TUTTE LE SERE FUORI, A PORTOROSA CON L’IRONICA GENIALITÀ MESSA IN MUSICA ‘NOMADE’

Una serata che a momenti saltava per la pioggia, in quel teatro ‘spontaneo’ cui Lello Manfredi, titolare di Sud Dimensione Servizi, il Teatro Vittorio Emanuele di Messina e l’Amministrazione Comunale di Furnari hanno saputo dare una stagione di livello elevato

Portorosa (Me), 12/08/2015 - “Tutte le sere fuori, me ne frego dei genitori”. Quasi un tormentone la canzone di Dj Moccio, campione di download sul sito di Radio3. Ma stasera l’interprete non è il cantante 17enne, tra i nuovi personaggi de "Il Dottor Djembé", ma Stefano Bollani, nato a Milano ma cresciuto a Firenze, al quale la milanesità (tuttavia) scorre nel sangue e nella genialità, quanto la sudamericanità. Bollani all’Arena Portososa di Furnari, martedì 11 agosto, si è confermato protagonista in “Piano Solo”, picchiando sul pianoforte atmosfere d’ogni sentimento del mondo, setacciate da una mente musicale e artistica davvero incandescente di genialità e buongusto.

Bollani (diploma in pianoforte al Conservatorio Luigi Cherubini) interpreta il palcoscenico come un Carro di Tespi, lui stesso personaggio di quel teatro nomade, recitando ogni sera un copione mai uguale, mai di massa e di forte impatto emotivo: autentico modello di cultura teatrale popolare per fasce di spettatori finalmente non dimenticate, come spesso accade con alcune espressioni della musica cosiddetta seria.

Per Bollani la musica, il canto, il teatro e l’arte del guitto sono spettacolo, intendendo con questo tutto ciò che un artista può mettere dentro il carro, se di bravura, virtuosismo, buongusto e genialità egli è provvisto. E c’è generosità nel suo modo di fare spettacolo, cordiale colloquio con il pubblico (e forse pure con Dio). Bollani non siede al timone del suo pianoforte (come fosse una nave) per occupare il posto del comandante, ma per godersi il viaggio e, scherzando scherzando, trasporta i suoi viaggiatori lungo un percorso che attraversa il Mediterraneo, lo spazio musicale che intercorre tra le terre temperate e quelle glaciali; passa per la migliore milanesità, presentando Dario Fo e Fiorenzo Carpi, fino ad approdare in Uruguay, per fermarsi quell’attimo che basta a farlo diventare rimpianto. Poi riparte per terre conosciute.

Un “piano solo” senza Enrico Rava. Stefano Bollani, insignito dell’Hans Koller European Jazz Prize come “musicista dell’anno 2007”, presenta il repertorio meno conosciuto della musica brasiliana e autori storici dello choro e del samba. Ismael Silva (fondatore della prima Escola de Samba), Nelson Cavaquinho, Chico Buarque, Monica Salmaso, Pixinginuha, Edu Lobo e Ze’ Renato.

Ma contemporaneamente, in una sola serata, riesce ad amalgamare in malinconia, gioia, ironia e spettacolo, il brano di Barbosa reso celebre da Riccardo Del Turco, “Trem das Onze/Figlio unico”, considerato un vero capolavoro, uno dei samba più famosi al mondo, il più grande successo nella terra del samba, storia di un proletariato che va al lavoro con i mezzi pubblici, bravo ragazzo e bravo marito, leale col mondo e con l'amata. Tutta roba pericolosa di questi tempi furbeschi, e forse pure in quelli passati.
Ma Bollani chiude le sue “tre ore di bis” (carta e penna alla mano) cantando e suonando “Tutte le sere fuori”, “Là là là (brano inesistente a richiesta del pubblico come le altre)”, “Besame Mucho”, “E la chiamano estate”, “Mi ritorni in mente”. Esegue la Cumparsita, un brano del 1916 del musicista uruguaiano Gerardo Matos Rodriguez, trasformando la marcetta scritta per il carnevale della Federacion degli studenti del Uruguay, in una sensuale e struggente performance, da ascoltare e riascoltare, opera di sensualità eterna, da opera immortale.

E' come sapere riconoscere e dare dignità artistica a brani autenticamente popolari, diffusi nel tempo e nello spazio oltre i confini dei generi musicali e delle etichette, perché di opere dell'ingegno si tratta. E nella canzone non sempre per "opera dell'ingegno" s'intende ciò che intende la Siae; come dare eternità artistica e dignità culturale a Mamma mia dammi cento lire o L'uva fogarina. Ciò lo sanno fare solo i grandi (veramente).
Come esibirsi al teatro dell'opera mettendo in programma Albinoni, De Moraes e Romagna mia.

Una serata che a momenti saltava per la pioggia, in quel teatro spontaneo in cui Lello Manfredi, titolare di Sud Dimensione Servizi, il Teatro Vittorio Emanuele di Messina e l’Amministrazione Comunale di Furnari hanno saputo organizzare una stagione di livello sicuramente elevato, richiamando pubblico numeroso e attirando l’attenzione popolare, in quella baia di Portorosa che sempre più si colloca centralmente nello scenario del turismo d’elite, territorio del sindaco di Furnari, Mario Foti.

Mimmo Mòllica

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